«Aver coniugato Istruzione e merito è un messaggio politico chiaro», aveva twittato sicuroGiuseppe Valditaraa poche ore dalla suanominaa titolare del dicastero che da Miur è passato al nuovo acronimo di Mim:Ministero dell’Istruzione e del merito, appunto. Ma ironia della sorte si è rivelato uno dei messaggi più ambigui e bifronti del nuovo corso politico prima ancora che scolastico. La destra pensava così di riconoscere il valore dei singoli in un contesto virtuoso dicompetizione e competenze. La sinistra ha puntato il dito contro la sperequazione sociale nel timore che a essere avvantaggiati fossero i “meriti”di nascitae i rampolli delle classi di reddito più alte. Negli ultimi giorni il tema è poi riaffiorato in seguito al caso divisivo diCarlotta Rossignoli, Alfiera del lavoro per meriti scolastici e neo-laureata con lode in medicina all’età di 23 anni. Ma se le parole sono importanti anche perché “portano dentro” più significati, esistono degli strumenti che ci aiutano a comprendere meglio il contesto nelle quali vengono formulate. Uno di questi è ilMeritometro, ovvero l’indice quantitativo di sintesi e misurazione del merito elaborato ogni anno dalForum della meritocrazia, associazione no-profit fondata nel 2011 allo scopo di “favorire l’occupazione e la diffusione di una corretta cultura del lavoro basata sul merito”. Ebbene, incrociando i parametri di libertà, pari opportunità, qualità del sistema educativo, attrattività dei talenti, regole, trasparenza e mobilità, emerge chel’Italia è maglia nera in tutti gli indicatorie ultima nel ranking europeo per il settimo anno consecutivo a 9 punti di distacco dalla Polonia, penultima, e a 43 dalla Finlandia, che si conferma prima. A peggiorare sono in particolare i valori relativi allatrasparenzaealla qualità del sistema educativo. «I dati ci dicono che siamo un Paese dove le condizioni della famiglia di originecondizionanoancora molto l’accesso ai livelli di studio superiori (universitari e post-universitari) – ha commentatoCristinaOriglia, presidente del Forum della Meritocrazia – Ma anche che siamo il Paese europeo che meno valorizza il suocapitale umano, soprattutto giovanile e femminile».
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