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8 aziende su 10 sono pronte alla svolta green

 

Più di8 aziende su 10(83%) ritengono che latransizione ecologicasia il vero e unico driver per lo sviluppo futuro, un cambiamento fondamentale per superare le crisi economiche e ambientali di questi decenni. Il dato importante e per nulla scontato è emerso dall’indagineLe imprese italiane e la transizione ecologica,che sarà presentata agli Stati Generali della Green Economy – promossi dal Consiglio nazionale della Green Economy – che si svolgeranno domani e il 9 novembre nel contesto diEcomondoeKey Energy,i 2 eventi organizzati al quartiere fieristico di Rimini daItalian Exhibition Groupe dedicati rispettivamente ai nuovi modelli dieconomia circolaree alle energie rinnovabili. La ricerca, realizzata con l’obiettivo di indagare l’atteggiamento degli imprenditori nei confronti della transizione ecologica, ha offerto una panoramica interessante su un’imprenditoria italiana che punta a essere sempre più green. Destreggiandosi tra potenzialità, ostacoli, aspettative e timori di una svolta sostenibile, l’indagine ha fatto emergere «un quadro dell’impegno delle imprese italiane per latransizione ecologicapiù avanzato di quanto diffusamente si ritenga – ha spiegato Edo Ronchi, presidente dellaFondazione per lo Sviluppo sostenibilee incaricato alla presentazione della relazione annuale sullo stato della green economy durante gli Stati Generali di domani – Non mancano difficoltà e ritardi, nel complesso però la sfida green è vista sia come ineludibile necessità sia come possibile opportunità», ha aggiunto. Secondo quanto emerso nel corso della ricerca, che ha coinvolto un campione di 1.000 imprese italiane (piccole sopra i 10 dipendenti, medie e grandi, appartenenti ai principali settori),il 62% delle imprese vede nell’attuale periodo storico il momento giusto per intraprendere un percorsogreen, considerato una grande opportunità strategica. 3 aziende su 4 (il 76%) sono inoltre convinte che l’Italia dovrebbe essere fra i promotori della transizione ecologica perché questa scelta collocherebbe il Paese nel gruppo avanzato delle economie mondiali. Per metà dei partecipanti alla ricerca (esattamente il 50%), l’ostacolo maggiore è però rappresentato dallaburocrazia. «Autorizzazioni troppo lente e incertezza nei procedimenti normativi scoraggiano il cambio dei modelli di business, l’innovazione degli impianti e l’ingresso di nuove applicazioni nei processi aziendali. A monte, esiste una vera barriera determinata da un problema, ormai cronico, di efficienza della macchina amministrativa», denuncia Ronchi. Un ostacolo, quello burocratico, che comunque non ha fermato molte imprese che si sono già mosse in direzione di una svolta green: oltre1 su 2ha già adottato misure perusare in modo più efficiente energia e acqua,il49%per ridurre e perriciclare i propri rifiutie il34%per l’utilizzo difonti rinnovabili.Agendo in questa direzione, per circa 3 imprese su 10 si potrà andare incontro a una riduzione dei costi operativi, mentre per il 51% degli imprenditori intervistati si viaggerà verso un miglioramento del posizionamento dell’azienda e per il 60% si promuoveranno investimenti per innovazioni. Tentare la strada della transizione ecologica, quindi, vale la pena. C’è una dilagante preoccupazione per l’aumento degli eventi atmosferici estremi, ormai diffusa tra gli imprenditori, che convince ancora di più a provare a percorrere la via sostenibile per le aziende: solo il 25% degli imprenditori dichiara di non esserne preoccupato, contro il 75% che dichiara un livello di preoccupazione medio o elevato. Una preoccupazione che, però, solo in sporadici casi si traduce in azione: infatti, i numeri indicano chesolo 1 impresa su 5ha attuato al suo internomisure di riduzione digas serra. A voler vedere il bicchiere mezzo pieno ci pensa Ronchi, secondo cui «Il dato non è negativo e deve essere letto nel suo complesso. Lariduzione di gas serranon è parametro che incide sul prodotto aziendale; quindi, non ha un vantaggio diretto sul conto economico, ma è un’azione che rientra nellaresponsabilità sociale d’impresa. Di fatto, si fa per il bene della comunità: il fatto che 1 impresa su 5 persegua questo obiettivo non è un dato da sottovalutare».

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