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Presto, salviamo i pesci!

 

Laproduzione industriale di pesce è eccessivae sta distruggendo la vita di miliardi di animali, danneggiando l’ecosistema marino. In aggiunta a questo già poco confortante scenario è importante ricordare che inEuropanon esistono norme adeguate per la protezione dei pesci pescati o allevati, né direttive che regolino il modo in cui essi vengono crudelmentemacellatie ne riducano le sofferenze. La conseguenza è che miliardi dipescimuoiono soffocati o picchiatisenza alcuna cura per la loro natura di esseri senzienti. Oggi la pesca non serve più a soddisfare un bisogno reale di cibo. Basti pensare che negli anni il consumo di pesce ha avuto un incremento non proporzionale alla crescita demografica globale. Siamo passati infatti dai 9 chili pro capite del 1961 a livello mondiale, agli oltre 20 attuali. Secondo i datiEurostat, soloin Italia si consumano oltre 319 miliardi di tonnellate di pesce l’anno, la quantità più alta di tutta l’Unione Europea, ma questi livelli non sono più sostenibili e non rispettano in alcun modo chi popola i mari. Dal 2018Animal Equalityha condotto molteplici indagini in Italia e all’estero, mostrando tutta laviolenza subitadai pesci a causa dell’acquacolturae dellapesca intensivacon reti a strascico, una pratica crudele che li condanna a un’agonia per mancanza di ossigeno che può durare fino a 15 minuti e che si conclude con una morte lenta e straziante. L’uccisione dei pesci in stabilimenti dedicati non è meno brutale. Lo dimostrano i filmati raccolti all’interno dell’industria deisalmoni scozzesi, considerati prodotti di eccellenza, ma in realtà esseri viventi vittime di un processo di sfruttamento, che parte dallevasche sovraffollatein cui sono allevati, e finisce tra imaltrattamentie le percosse ricevute durante la macellazione, mentre sono ancora pienamente coscienti. Nelle vasche dell’acquacoltura, inoltre, la presenza dimalattie infestanticome quelle causate daipidocchi di maree l’aggressività che scaturisce tra gli animali a causa dello stress sono all’ordine del giorno. Per fermare la diffusione di queste malattie l’industria ittica utilizzaantibioticiin quantità massicce, con gravi ripercussioni su ambiente esalute umana. L’industria intensiva della pesca non tiene dunque conto dei bisogni primari dei pesci né del dolore che l’allevamento provoca loro. Nonostante questi animali siano spesso ritenuti poco sensibili ed empatici, la ricerca scientifica mostra di fatto il contrario. Basti pensare che nel 2009 anche l’European Food Safety Authority(Efsa)li hariconosciuti come esseri senzienti. Per questo ènecessario intervenire aumentando le tutele che permettano di ridurre drasticamente le sofferenze estreme che questi esseri delicati e vulnerabili sono costretti a subire e di contenere i danni che l’industria ittica sta causando al Pianeta.

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