Arriva dalsecondo Consiglio dei ministri, il primo esecutivo, l’approvazione da parte del nuovoGovernoguidato da Giorgia Meloni di tre leggi che ridisegnano il quadro normativo italiano in ambiti considerati importanti per l’Esecutivo: giustizia, salute e sicurezza. Proprio riguardo a quest’ultima, il ministro dell’InternoMatteo Piantedosiha comunicato il decreto relativo all’ordine pubblico, che riguarda irave party in Italia, argomento non nuovo ma che recentemente non aveva registrato dei passi in avanti a livello legislativo. La mancanza di una vera e propria normativa che ne impedisca la realizzazione sul territorio ha reso il nostro Paese una delle mete più gettonate da organizzatori e partecipanti a raduni di massa non autorizzati. Dopo l’episodio del rave party di Modena poi sgomberato,il Governo ha accelerato i tempi con ilnuovo decreto legge chestabilisce che in caso di “invasione” di terreni o edifici, pubblici o privati,se il fatto è commesso da più di 50 personeallo scopo di organizzare un raduno dal quale possa derivare un pericolo per l’ordine pubblico o la pubblica incolumità o la salute pubblica,è prevista lareclusione da 3 a 6 anni e una multa da 1.000 a 10.000 euro. In caso di condanna su richiesta delle parti, è prevista anche la confisca delle cose utilizzate per commettere il reato. Origine e storia dei rave party Molti di questi eventi sono nati nel tempo con l’intenzione di rimanere estranei e distanti dal sistema; negli ultimi anni, anche per via deisocial networkquesta cultura ha avuto ancora più diffusione diventando un fenomeno sociale più accessibile. Ifree party, comunemente chiamati ancherave party, sono ufficialmente manifestazioni musicali autogestite e gratuite nate alla fine degli anni ‘80. La parolaravederiva dal verbo ingleseto rave, che significa “parlare con entusiasmo”, “parlare con eccitazione e in maniera non controllata”. La parola deriva anche dall’ingleseraven, ossia ilcorvo imperialeocorvus corax, in grado di parlare come fanno i pappagalli: i corvi imperiali sono in grado di comunicare in maniera incontrollata e con entusiasmo, da questo fatto è nato il verbo ingleseto rave. Caratterizzati dal ritmo incalzante della musica, principalmentetekno, i rave party si tengono solitamente in spazi isolati, all’interno di aree industriali abbandonate o in grandi spazi aperti, come campi, boschi e foreste, con durata variabile da una notte fino a più di una settimana. A influenzare maggiormente la scena dei rave la controcultura hippy che ha ispirato anche il movimento deitraveller,nomadiche organizzavano grandifieregratuite per denunciare problemi politici nei confronti di un sistema che impone divieti, repressione, leggi e controlli. Tra le componenti che hanno dato origine ai rave party abbiamo la nascita dellamusica elettronica, segnata fin dai suoi albori dalla marginalità rispetto alla società: essa si sviluppa fra le minoranze. In Italia il fenomeno si sviluppò verso la fine degli anni ‘80, legato appunto allamusica elettronicache cominciò a prendere piede in alcune discoteche Italiane; nel giugno del 1990 nel Mugello, ci fu “World Beat Dance Festival”, grande raduno dedicato alla nascentemusica House/Elettronica con 4000 giovani da tutta Italia. In quella occasione un ragazzo di 19 anni perse la vita a causa di una coltellata durante unarissa. Si cominciarono a organizzare feste completamente illegali, distanti dalla scena pubblica, in capannoni e fabbriche abbandonate nelle periferie diRomaeBologna, considerate come attosovversivoe azione diretta di riappropriazione di luoghi una volta appartenuti al lavorooperaio, allosfruttamento, e che invece con l’allestimento del “Rave” volevano diventare spazi dove rivendicare la pienalibertà individuale. Rave party più famosi Il fenomeno all’inizio si diffuse rapidamente dall’Inghilterra verso l’Europa. Divenne così una realtà molto vissuta in Paesi comeFrancia,Italia,SpagnaeRepubblica Ceca. Tra i rave party più famosi abbiamo Clink Street del 1988, il primo party senza licenza nei capannoni londinesi di Clink Street chiamato Rip (Revolution in progress). Tra Natale ‘91 e capodanno ‘92, Spiral Tribe e Cirkus Normal 10.000 raver occupano il tempio del rock Roundhouse di Camden Town. Nel 1992 a Castlemorton in Inghilterra, tra 50.000 persone, gli Spiral Tribe verranno arrestati, andranno incontro al processo simbolo della generazione rave, mentre il Parlamento inizia a lavorare a un decreto repressivo. In Italia, nel 1999 una carovana di raver si raduna in Toscana per una settimana fino al Lago di Bolsena, dove però un ragazzo annega. Nel 2001, a Parigi, la tribe degli Heretik occupa la piscina Molitor, 3.000 persone danzano per 24 ore, in pochi mesi arriverà la legge Mariani contro i grossi raduni illegali in Francia. I Paesi dove sono vietati i rave party Oggi non sono pochi i Paesi dove sono vietati i rave party. InEuropadove la problematica era presente da diversi anni, nel1994ilGoverno britannicoha emanato ilCriminal Justice Actche stabilì il divieto di riunirsi senza permessi, con la possibilità di sequestrare furgoni, camion e attrezzature tecniche. Dopo è stata la volta dellaFrancia, che aveva preso il posto di Londra per i rave di mezza Europa, ma che nel2002introdusse lalegge Mariani, normativa con cui si è vietata l’organizzazione di rave party senza l’ok dell’Autorità di Pubblica Sicurezza, prevedendo il sequestro degli impianti di amplificazione e conseguenze penali per gli organizzatori. Per i rave party non autorizzati fin a poco tempo fa in Italia, senza una legge specifica in materia, utilizzavano ilTulps(Testo unico pubblica sicurezza) e il codice penale, norme che puniscono in maniera generica laviolazione di proprietà privata, l’allaccio abusivo a luce e acquae chi si riunisce senza autorizzazione perfinalità di lucro. Ma non chi lo fa per ascoltare a tutto volume musica tekno nelle zone industriali o abbandonate del Paese. Questa rientra nei diritti previsti dall’Articolo 17 della Costituzioneche regola lalibertà di riunione senza il permesso del Questore. Decreto legge sui rave party 2022 La questione delcontrasto ai raveera già sul tavolo della precedente ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, che si era mossa non per bloccarli fisicamente ma per definire una norma che portasse l’Italia al passo con altri Paesi europei. Con il nuovo governo Meloni c’è stata un’accelerazione determinata anche dall’episodio di Modena. Con ildecreto leggesui rave party 2022presentato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi dopo il primo Consiglio dei ministri operativo,organizzare e partecipare airave partydiventa unreatospecifico, il434-bisdel Codice penale che istituisce unanuova fattispecie di reato: “Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. Chiunque organizza o promuove l’“invasione” – commessa da più di 50 persone – è punito con la reclusione da tre a sei anni e con la multa da 1.000 a 10.000 euro. La pena fino a sei anni consente di disporre le intercettazioni per prevenire i rave, che vengono quasi sempre organizzati con un passaparola in chat e social “coperti”. Per il solo fatto di partecipare al rave la pena è diminuita. È sempre ordinata la confisca “delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato… nonché di quelle utilizzate nei medesimi casi per realizzare le finalità dell’occupazione” Secondo Piantedosi il decreto ha rispettato i requisiti di necessità e urgenza per il fatto che probabilmente l’assenza di una normativa efficace nel nostro Paese, a differenza dei Paesi limitrofi, ci rendeva vulnerabili. Si tratta di eventi – secondo il ministro – non solo pericolosi per le stesse persone che partecipano, ma molto dispendiosi per l’impiego di forze dell’ordine che ne consegue. Il Governo Meloni inoltre mira anche a prevenire l’organizzazione di manifestazioni del genere. Come già succede per reati di particolare gravità, come corruzione e associazione a delinquere su tutti, l’idea è quella utilizzareintercettazionisu chat e social network utilizzati da organizzatori epromotori degli eventiper conoscere in anticipo luoghi e date in cui tali manifestazioni si svolgeranno. Ma non tutti nel Governo e alle opposizioni concordano con il già ribattezzato “decreto rave party”. In particolare, sullapossibilità di utilizzare le intercettazioni per limitare i raduni illegali. Il vicepremier Antonio Tajani e la stessa Melloni avrebbero concordato di utilizzare questo strumento ai soli reati di mafia. Le polemiche dopo il nuovo decreto mosse da alcune parti delle opposizioni ma non solo, vedono il problema non solo nei rave party, ma anche nelle manifestazioni pubbliche, che riguardano gli operai che occupano le fabbriche, gli studenti che occupano le scuole e le università, considerando questa decisione del Governo uno specchietto per le allodole. Sulla questione, dopo le polemiche, è poi arrivata una precisazione del Viminale: “La norma anti-rave illegali interessa una fattispecie tassativa che riguarda la condotta di invasione arbitraria di gruppi numerosi tali da configurare un pericolo per la salute e l’incolumità pubbliche. Una norma che non lede in alcun modo il diritto di espressione e la libertà di manifestazione sanciti dalla Costituzione e difesi dalle istituzioni”.
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