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Usa&Università: addio alle minoranze?

 

Per combattere ladiscriminazione razziale, negli anni ‘60 le università statunitensi svilupparono delle politiche per diversificare gli iscritti, prendendo in considerazione anche l’etnia tra i criteri di ammissione. Più di mezzo secolo dopo, si teme che la fine di questa iniziativa, chiamataaffirmative action, sia ormai molto vicina. Lunedì, presso laCorte Suprema degli Stati Uniti d’America, a Washington, sono iniziate le audizioni nel casoStudents for Fair Admissionsv.Harvard UniversityeUniversity of North Carolina: l’associazione studentesca fondata e guidata dall’attivista conservatoreEdward Blumchiede alla Corte Suprema di ribaltare il caso storicoGrutter v. Bollingerche ha sostenuto le politiche di ammissione inclusive in un’università statale, diffondendo l’iniziativa in molte altre. La Corte Suprema, in tutti questi anni, si è sempre espressa a favore delleaffirmative action, ma stavolta le cose potrebbero cambiare: la maggioranza dei giudici conservatori potrebbe essere solidale con il gruppo capeggiato da Blum. Uno di loro, il giudiceJohn Roberts, aveva scritto nel 2007 un parere in merito all’uso dell’etnia nell’assegnazione dei bambini alle scuole pubbliche: “Il modo per fermare la discriminazione sulla base della razza è smettere didiscriminare sulla base della razza”.Students for Fair Admissions, riporta laCnn, è composta da diversi ex impiegati del giudiceClarence Thomas, da sempre critico delleaffirmative actions. Negli ultimi anni, poi, la Corte Suprema ha costantemente bocciato i programmi che cercavano di correggere le disuguaglianze razziali prendendo esplicitamente in considerazione questo fattore. Come spiega il news websiteAxios, nel 2003 la Corte Suprema aveva sancito che college e università potessero prendere in considerazione l’etnia come criterio per decidere quali studenti ammettere, al fine di creare un corpo studentesco diversificato. Harvard e la University of North Carolina, secondo Blum,avrebbero discriminato gli studenti asiatici americani, dando maggiori possibilità di ammissione ai gruppi sotto-rappresentati delle comunità nere, latine eindigene. Che senza questa iniziativa temono che torneranno a essere largamente discriminati. Harvard e l’Unc, che sono appoggiate da una serie di altre scuole e organizzazioni imprenditoriali, sostengono che la diversità sia essenziale per l’esperienza educativa e che l’unico modo efficace per garantirla sia renderla una parte esplicita del processo di ammissione. Inoltre, negli atti legali, spiega laBbc,Harvard ha negato le accuse, affermando di utilizzare la razza come fattore di ammissione entro i parametri della legge, così come lo status economico e il credo religioso: criteri volti a creare classi che rappresentino accuratamente la diversità razziale ed etnica del Paese. In una nota per il tribunale gli avvocati hanno scritto che “Gli americani sono arrivati ​​​​a considerare la diversità come parte integrante dell’apprendimento e hanno fiducia che il percorso verso la leadership sia aperto a tutti”. Annullare i precedenti sulleaffirmative action“minaccerebbe la fiducia del pubblico in quei principi fondamentali”, hanno avvertito. Ma i sondaggi mostrano opinioni discordanti: quellocondotto daGallupnel 2021 ha rilevato che il 62% degli americani era a favore delleaffirmative action, mentrel’indagine pubblicata dalPew Research Centernel 2022 ha rilevato che il 74% degli americani, inclusa la maggioranza degli intervistati neri o latini, credeva che la razza non dovesse essere presa in considerazione nei processi di ammissione al college. I fautori dell’iniziativa credono che aiuti a diminuire le disuguaglianze sociali, economiche e storiche che impediscono ad alcuni gruppi minoritari di accedere alle istituzioni educative più elitarie negli Stati Uniti. Per i critici, invece, si tratta di una pratica discriminatoria che va a scapito di altri gruppi o singoli studenti. Oggi9 Stati americani,tra cui California, Florida, Georgia e Michigan,vietano l’uso dell’etnia come fattore di ammissione alle università pubbliche. La sentenza sulleaffirmative actionè attesa per l’estate.

Redazione

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