«Voglio un Pd che non sia una bocciofila. Un partito che sia forte sul territorio, un partito di idee, dove i circoli devono comunicare tra loro, magari via computer, così i giovani aiutano i più anziani». Era il2009e Debora Serracchiani era l’enfant prodigeche sognava di cambiare ilPartito Democratico. A oggi, computer a parte, le critiche che si fanno al partito sono le stesse ma quella giovane dirigente locale sconosciuta ne ha fatta di strada ed è stata rielettacapogruppo alla Camera. Nata a Roma nel 1970, si trasferisce a Udine dove esercita la professione diavvocato. Diventaconsigliera nella seconda circoscrizione del capoluogo friulano. Nel2006è eletta inConsiglio provinciale nella lista dei Democratici di sinistra. Riconfermata nel 2008, diventavicecapogruppo. Nel dicembre2008è elettasegretaria comunale del Pd di Udine.In questa veste partecipa alla riunione dei circoli del Pd, aRoma, alla presenza del segretarioDario Franceschinied è la svolta. Davanti al leader del partito,Serracchiani critica duramente il Pde i suoi vertici accusati di esserelontani dalla realtà. Il discorso spopola sulweb.I giornali e la televisione fanno a gara per intervistarla. Il quotidiano spagnoloEl Pais titolaÈ nata una stella a sinistra. Franceschinistesso la apprezza ela vuole candidata alle Europee del 2009, nonostante il partito regionale abbia indicato l’ex assessore regionale ai trasporti, Lodovico Sonego. È il preludio al trionfo: non soloviene eletta, maprende anche più voti del leader del Pdl Silvio Berlusconi. Nel Pd si inizia a lavorare per le primarie e sul web i suoi fan le chiedono di candidarsi: «Debora candidati… candidati subito, non farti bruciare», ma leiin un’intervista a Repubblica annuncia di voler sostenere Franceschiniperché «è simpatico», attirandosi le ire di alcuni volti storici del partito come Rosy Bindi che la accusa di scarsa consistenza. Col tempo il fascino di rivoluzionaria inizia ad appannarsi, ma le permette comunque di diventarepresidente del Friuli Venezia Giulia nel 2013. Sono glianni del renzismoe Serracchiani si avvicina all’allora segretario Pd, che la vuole come sua vice insieme a Lorenzo Guerini. I due vengono ribattezzati Albano e Romina daStefano Bonaccini. Il duo si scioglie con la caduta della segreteria Renzi. I risultati delle Politiche del2018sono a dir poco deludenti, ma per Serracchiani c’è un lato positivo:è eletta alla Camera. Nel 2021 arriva Lettae il suo primo atto politico è quello di cambiare i capigruppo in Parlamento: «Voglio due donne» fa sapere, ma seal Senato Simona Malpezziviene accettata senza troppi patemi, alla Camera la corsa è a due traSerracchiani e Marianna Madia. Alla fine la spunta la friulana. Madia non apprezza e sui giornali si sfoga: «Hanno vinto le correnti». Nasci da incendiario, muori da capogruppo.
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