Ben100metropolidell’Unione Europea hanno un impegno importante da raggiungere e mantenere entro il 2030, nell’ambito della missioneClimate-neutral& smart citiesdiHorizon Europe: la neutralità carbonica. Nella lista delle città pioniere del lungimirante progetto, che mira a far raggiungere le zero emissioni entro la fine del decennio, spiccano anche i nomi di 9 italiane:Bergamo, Bologna,Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino. Purtroppo, a differenza di tante tra le altre europee candidate, le città italiane sono estremamente indietro. I dati rilasciati dal rapportoLe città a impatto climatico zero: strategie e politichepubblicato dal ministero delle Infrastrutture, infatti, parlano chiaro: l’Italia deve impegnarsi immediatamente in interventi importanti e premere l’acceleratore per stare al passo con il resto dell’Europa. È un problema, quello italiano, emerso anche durante ilC40, ovvero ilCities Climate Leadership Group, rete di 97 grandi metropoli – fra le quali anche Roma, Milano e Venezia – riunite a Buenos Aires, dopo la pausa forzata dovuta all’emergenza sanitaria. Così, dal 19 al 21 ottobre sindaci ed esperti si sono incontrati per discutere su quali misure adottare per cercare di non superare lasoglia di 1,5 gradi di temperaturae mostrare i progressi compiuti dalle città nell’affrontare la crisi climatica durante la pandemia. 3 giorni di conferenze e confronti con sindaci del calibro di Ada Colau di Barcellona, Eric Garcetti di Los Angeles, Sadiq Khan di Londra, Oh Se-hoon di Seoul, Ricardo Nunes di San Paolo e Yuriko Koike di Tokyo. E per l’Italia Roberto Gualtieri, sindaco Roma e Giuseppe Sala, sindaco di Milano, entrambi coinvolti nella corsa alle emissioni zero entro il 2030 ed entrambi senza una lista di “progressi climatici”da presentare al resto dei presenti. I partecipanti al Summit di Buenos Aires sono partiti tutti da un’unica e comune constatazione:le città hanno un ruolo fondamentale nella missione di decarbonizzazione.In ambito europeo, occupano solo il 4% della superficie dell’Unione, ma ospitano più di metà della popolazione assorbendo oltre il 60% dell’energia prodotta e emettendo il 70% dei gas serra. È proprio sui centri urbani, dunque, che, in quanto parte del problema, bisogna lavorare per trovare una soluzione rapida per ridurre le emissioni di CO2 e mantenere i patti siglati con l’Accordo di Parigiche mirano a mantenere al di sotto di 1,5 C° l’aumento delle temperature globali. Elettrificare il trasporto pubblico, ridurre quello privato, puntare sulle comunità energetiche e sulle aree verdi con 700.000 nuovi alberi, sono lelinee guidadelGruppo intergovernativo sul cambiamento climatico(Ipcc). E l’Italia, rimasta indietro nel viaggio verso il 2030, ha deciso di prendere spunto per cercare di rimediare e di trovare una strategia utile per rimettersi in corsa. Così, per la riduzione delle emissioni, il Bel Paese ha deciso di puntare sullariduzione del consumo urbano dienergiain ogni settore, su un processo di elettrificazione dei mezzi di trasporto, sull’utilizzo di fonti energetiche a bassa o nulla impronta carbonica e sull’aumento dell’assorbimento e dello stoccaggio del carbonio attraverso un’implementazione delle zone verdi. Purtroppo, progettare e puntare su idee e mai su fatti concreti non basta per cambiare lo stato delle cose. Così, si apre una strada tutta in salita per raggiungere l’obiettivo 2030 per le città italiane che, a oggi, producono unquantitativo enorme di gas serra:partendo dalle emissioni più basse a Bergamo, per un totale di 562.881 tonnellate di CO2, fino ad arrivare a quelle più elevate, con 9.570.476 tonnellate nella capitale, passando, in ordine crescente, per Prato (882.859 T), Parma (990.096 T), Padova (1.310.014 T), Firenze (1.556.826 T), Bologna (1.849.992 T), Torino (3.066.412 T), Milano (4.393.181 T). I livelli di emissioni sono allarmanti e, prima di vedere un significativo miglioramento, potrebbero volerci tanti, troppi anni. E il tempo a disposizione per tagliare il traguardo della missione diHorizon Europenon è sufficiente. A oggi, anche a causa di una mobilità pubblica ancora da svecchiare e dei pochi investimenti nel trasporto da parte dei governi, oltre che di una mentalità italiana decisamente poco green, potrebbe non bastare nemmeno giocarsi la carta dellamobilità sostenibile. Nell’ultimo triennio i cittadini delle 9 città italiane presenti nella lista del progetto si sono ritrovati a trascorreredecine o centinaia di ore nelle auto, in fila nel traffico. Per l’esattezza sono state 137 le ore che i romani hanno trascorso in lunghe code di auto. Praticamente l’equivalente di quasi 6 giorni di vita in 3 anni. 122 le ore per i milanesi, 100 per chi vive a Bologna, 98, 97 e 95 rispettivamente per i cittadini di Torino, Prato e Firenze; 73 per chi vive a Padova e 63 per chi è a Parma. Ore in auto, ore nel traffico, ore di inquinamento, ore che hanno contribuito fortemente ad aumentare le emissioni di CO2 in ogni singola città. Investire sulla mobilità sostenibile sì, ma quando? Le 100 città selezionate nell’ambito del progetto diHorizon Europeavrebbero dovuto avviare già da diversi mesiazioni di ricerca e innovazioneper una mobilità pulita, l’efficienza energetica e l’urbanistica verde, nell’ottica di un futuro più green e di città più smart, per raggiungere un traguardo importante. Mal’Italia,al momento, non ha intrapreso nessuna via concreta enon ha registrato progressinell’ambito della riduzione delle emissioni di CO2. Il tempo scorre e sono rimasti poco più di 7 anni per raggiungere un obiettivo a oggi estremamente lontano. È il momento di rimboccarsi le maniche e lavorare per rimettersi in corsa con le altre città europee che viaggiano spedite verso lacarbon neutralitydel 2030. La missione (im)possibile deve partire subito.
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