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Ridere fa bene (davvero) all’umore

 

Dopo decenni di discussioni e contro-argomentazioni, secondo un recentestudiopubblicato suNature Human Behaviour, gli psicologi hanno apparentemente concordato sul fatto che disporre i lineamenti del viso come quando sorridiamo aiuta a rallegrare l’umore. È la cosiddetta ipotesi o teoria del“feedback facciale”, secondo la quale la risposta sensoriale collegata alle espressioni facciali influenza l’esperienza emotiva e contribuisce all’emozione sperimentata in quel determinato momento. Unesperimentocondotto nel 1988 da Fritz Strack, psicologo dell’Università di Würzburg, in Germania, ha evidenziato come le persone che stringevanouna penna tra i denti– in modo da costringere i muscoli a simulare un sorriso – trovavano lestriscedel fumettista statunitense Gary Larson più divertenti rispetto a quelli che stringevano una penna fra le labbra, una posizione simile a quella del broncio. Ma quando l’esperimento vennereplicatonel 2016 da 17 laboratori indipendenti su circa 1.900 partecipanti,i risultati furono deludenti. Nel 2019 una meta-analisi della letteratura sul feedback faccialesostenevache i risultati fossero “esigui e variabili”. Ne nacque un caso. Per risolvere la questione una volta per tutte Nicholas Coles, ricercatore presso la Stanford University, ha organizzato laMany Smiles Collaboration, una sorta di maxi raduno a cui furono invitati sostenitori e critici della teoria del feedback facciale oltre a ricercatori terzi rispetto alla disputa. Per l’occasione furono reclutate4.000 persone da 19 Paesidiversi e divise in tre gruppi. Il primo doveva attenersi a reggere la penna in bocca, al secondo è stato chiesto di mimare le espressioni di felicità sul volto degli attori mostrati, mentre il terzo gruppo doveva muovere gli angoli delle labbra verso le orecchie e alzare le guance usando solo i muscoli del viso. I risultati, benché limitati, mostrano che gli esperimenti hanno prodotto effetti «di dimensioni simili all’effetto di foto leggermente positive sulla felicità, ovvero ilfeedback facciale ha avuto lo stesso impatto del contesto emotivo esterno». Diversamente dalle previsioni, il metodo della penna in bocca ha mostrato effetti inferiori agli altri due. «L’osservazione di piccoli effetti non è coerente con le affermazioni estreme secondo cui il feedback facciale è il determinante principale dell’esperienza emotiva. Tuttavia – si legge nel rapporto – supportano teorie meno estreme che caratterizzano il feedback facciale come uno dei tanti componenti del sistema nervoso periferico checontribuiscono all’esperienza emotiva». «Alcune persone credono che l’esperienza emotiva sia del tutto cognitiva, guidata esclusivamente dalle nostre valutazioni di ciò che sta accadendo nel mondo – ha dichiaratoColesalGuardian– Questo lavoro, tuttavia, suggerisce che è anche fisiologico». «L’esperienza emotiva sembra essere costruita, in parte, sul feedback o sullesensazioni del sistema nervoso periferico– ha aggiunto il ricercatore – Il cuore accelerato può far sentire le persone ansiose, la fronte corrugata può farle arrabbiare e la distensione di un sorriso può farle sentire felici».

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