Nellaformazionedi un nuovo Governo, uno dei passaggi fondamentali è lacreazione dei ministerie lanomina dei ministriche li guideranno. La Costituzione menziona solo la carica di ministro a capo di un dicastero, con una prassi ormai secolare, ma l’ordinamento italiano ha accettato anche la nomina dei cosiddettiministri senza portafoglio, con decreto del Capo dello Stato e su proposta del Presidente del Consiglio.Le lorodeleghepossono essere definite anche dopo il giuramento, fatto sempre davanti al Presidente della Repubblica. Le deleghe dei ministri senza portafoglio sono spesso cambiate in base al Governo. Con la formazione di questo nuovo esecutivo e iltoto-ministriche impazza, un’altra questione è stata sollevata dall’ipotesi, secondo indiscrezioni, che il possibile nuovo futuro premier Giorgia Meloni, inserisca ildipartimento delle Pari Opportunitàin un maxi dicastero insieme alledeleghe Affari Giovanili e Sport. Decisione che non ha trovato ancora conferma, ma che ha già suscitato un vespaio di polemiche provenienti dal fronte della futura opposizione di Governo. Facciamo quindi chiarezza su cosa sia un ministero e unministro con e senza portafoglio. Cos’è un ministero e in cosa differisce da un dicastero? Sembra una domanda banale, ma effettivamente non tutti sannocos’è un ministero. Ilministero statalerappresenta uno degli apparati amministrativi in cui si articola lapubblica amministrazionee al vertice ha un membro del Governo e, quindi, il ministro. Diciamo subito che dicastero è una denominazione poco usata rispetto a ministero, ma in pratica sono la stessa cosa. Nella maggior parte degli ordinamenti si usa la denominazione ministero, per esempio in Italia, Francia, Germania, Spagna, Brasile e Portogallo, mentre viene utilizzata di più la parola dicastero nei Paesi anglosassoni, in Svizzera e nelle Filippine, per fare qualche esempio. Il numero dei dicasteri varia da Stato a Stato, tra iprincipali: affari esteri, interni, finanze, difesa, giustizia. Questi sono quelli più antichi, che rappresentano il nucleo originario delle funzioni statali. Con l’estendersi di queste funzioni nel corso delXX secolosi sono aggiunte altre componenti di Governo, competenti in determinati settori come agricoltura, commercio,industria, trasportie altri. Per l’erogazione di determinati servizi pubblici abbiamo inveceistruzione, sanità, poste,altri ancora per determinate politiche economiche o sociali, sicurezza sociale, lavoro, pari opportunità, giovani, cooperazione internazionale, ambiente. Nell’ambito della sua sfera di competenza, il dicastero esercitafunzioni pubbliche, essenzialmente amministrative, in conformità all’indirizzo politico stabilito dal Governo; il membro dell’esecutivo preposto al dicastero assicura la traduzione dell’indirizzo politico nell’attività amministrativa. Le funzioni amministrative attribuite al dicastero possono consistere nell’esercizio di pubblichepodestàe nell’erogazione di servizi pubblici. Ildicasteroè articolato in una pluralità di uffici strutturati con a capo ilministrooppure il Capo del Governo. Il dicasteroassegnato a un ministro costituisce il suo portafoglio; vi possono essere ministri preposti a una pluralità di dicasteri e in alcuni ordinamenti, dicasteri ai quali sono preposti più ministri. Ministro con portafoglio Per descrivere questo ruolo all’interno del Governo possiamo dire, come prima cosa, che la dicituraministro con portafoglionon è del tutto corretta: bisognerebbe modificarlo inministro con portafogli,come veniva chiamata l’antica borsa in pelle che conteneva i documenti privati dei primiMinistridell’Italia unita durante le loro missioni ufficiali. Il termine, che negli anni si è modificato al singolare ed è diventato un modo per indicare la carica del ministro e anche il ramo dell’amministrazione assegnato,deriva da un vecchio modo di dire usato nell’Italia liberale dell’Ottocento. Nel nostro Paese il numero dei ministeri e le loro funzioni sono stabiliti per legge, come previsto dalla costituzione (art. 95, comma 3) e la norma che disciplina questi aspetti è il decreto legislativo 300 del 1999 (art. 2). Ilministro “con portafoglio”è quindi un componente del Governo che è a capo di una parte dell’amministrazione dello Stato e al vertice di un ministero vero e proprio, dotato di una capacità di spesa, di un bilancio, di uffici e funzionari (sono, per esempio, quelli di Economia, dell’Interno, Salute, Esteri, Giustizia, Lavoro, Istruzione, Università e ricerca, Difesa, Infrastrutture e Trasporti, Sviluppo economico, Politiche agricole, Cultura, Turismo e Ambiente). Ministro senza portafoglio Il ministro “senza portafoglio”invece è parte del Governo e del Consiglio dei ministri, ma non è a capo di un ministero e non dispone di uffici alle sue dipendenze egeneralmente gli è affidato un dipartimento interno alla Presidenza del Consiglio. Quella di nominare Ministri senza portafoglio è una prassi comune fin dai primi anni dell’Italia unita, ma fu regolata ufficialmente solo nel 1988, con lalegge numero 400. Nella norma si dice che il compito dei ministri senza portafoglio è quello di svolgere “le funzioni loro delegate dal Presidente del Consiglio dei ministri sentito il Consiglio dei Ministri”, all’interno del quale i Ministri senza portafoglio hanno gli stessi poteri e prerogative di quelli con portafoglio. In teoriaentrambe le figure possono contribuire nella stessa maniera alle decisioni del Governo. Il compito del ministro senza portafoglio è quello di contribuire a dare l’indirizzo politico del Governo, all’interno dell’area di competenza affidatagli dal Presidente.Giuridicamente sono ministri a tutti gli effetti ma rispetto ai colleghi con portafoglio detengono molto meno potere di gestione amministrativa. Le deleghe dei ministri senza portafoglio cambiano, come detto, di Governo in Governo, motivo per cui la possibile decisione del futuro premier Meloni sull’accorpamentodel dipartimento delle Pari Opportunitàin unmaxi dicastero insieme alledeleghe Affari Giovanili e Sport sarebbe possibile, al di là dei giudizi politici e morali. Ministro delle Pari Opportunità: compiti e storia Al centro delle ultime polemiche politiche pre-costituzione del Governo, ilDipartimento per le Pari Opportunitàè prima di tutto – e bisogna ribadirlo – undipartimentoe non un ministero. Questo è presente nellaPresidenza del Consiglio dei ministried è chiamato a coordinare le iniziative normative e amministrative delle materie riguardanti le politiche di pari opportunità.Al vertice di questo dipartimento c’è un ministro- o ministra -senza portafoglio:l’ultima a ricoprire questo incarico in ordine di tempo con il Governo Draghiè stata Elena Bonetti,a cui era affidata anche la delega allepolitiche della famiglia. Facendo qualche passo indietro, questo dipartimento vieneistituito nel 1996 come supporto alle attività delministro senza portafoglioe nel 1997 ne vengono fissate le funzioni principali. Una prima organizzazione del dipartimento si ha con ilDecreto del Presidente del Consiglio dei ministrin. 405 del 1997e,successivamente, viene realizzato il primo codice in materia di diritti e pari opportunità. Con ilD. Lgs. n. 198 del 2006, viene approvato anche ilCodice delle pari opportunità tra uomo e donna. In questo Dipartimento operano vari organismi collegiali con le relative segreterie di supporto, come per esempio la Commissione interministeriale per il sostegno alle vittime di tratta, violenza e grave sfruttamento, l’Osservatorio sul fenomeno della tratta degli esseri umani, l’Osservatorio nazionale contro le molestie gravi e la violenza alle donne e per orientamento sessuale e identità di genere, il Comitato per l’imprenditoria femminile, la Commissione per le pari opportunità tra uomo e donna, solo per citarne alcuni. Rispetto alla Prima Repubblica, in una razionalizzazione della macchina amministrativa, il numero di ministeri con portafoglio è stato progressivamente ridotto. Neglianni 2000abbiamo avuto un’inversione di tendenza, invece, con l’aumento del numero di ministri senza portafoglio.Il governo Berlusconi II (2001 – 2005) ne aveva 9, il Berlusconi III (2005 – 2006) 11, il Prodi II (2006 – 2008) 8. Il successivo Berlusconi IV, pur riducendo ulteriormente il numero di ministri con portafogli (solo 12, rispetto ai 18 del precedente esecutivo) era composto da 9 ministri senza portafoglio.
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