La prima pagina del giornale riformistaHam Mihandatata 29 ottobremostrai ritratti di due donne sorridenti che volgono lo sguardo ai lettori. I tratti dei loro volti sono scanditi da una linea scura, i capelli sono avvolti da due veli disegnati su uno sfondo giallo ocra. SonoNiloofar HamedieElahe Mohammadi, due giornaliste iraniane arrestate a Teheran che rischiano la pena di morte per aver raccontato la storia diMahsa Amini, volto simbolo delleprotestescoppiate dopo la sua morte. La notizia risale a venerdì:in una dichiarazione congiuntainviata ai media iraniani, il ministero dell’intelligence di Teheran e l’agenzia di intelligence della Guardia rivoluzionaria islamica, incaricati di proteggere la Repubblica islamica all’interno e all’esterno del Paese, hanno accusato la Cia diaver orchestrato i servizi di Hamedi e Mohammadi, pianificando i disordini in tutto il Paese insieme ad altre agenzie di spionaggio britanniche, israeliane e saudite “con l’obiettivo di commettere crimini contro la grande nazione iraniana e la sua integrità territoriale”. Non sono state fornite prove di questo coinvolgimento, ele accuse sono state negatedalle testate responsabili delle loro pubblicazioni. Ma, riportaAl Jazeera, il rapporto dell’intelligence afferma anche che i funzionari dell’agenzia di spionaggio statunitense si siano incontrati con gruppi separatisti curdi nella vicina regione dell’Iraq settentrionale di Erbil, alla fine di settembre, per chiedere loro di amplificare il loro ruolo nei disordini iraniani. Niloofar Hamedi, giornalista del quotidiano iranianoShargh, aveva pubblicato un reportage dall’ospedale di Kasra, a Teheran, dove Amini era ricoverata da 3 giorni a causa di gravi ferite e danni cerebrali. È statauna delle primea recarsi sul posto e diffondere le notizie sulla vicenda: sul suo profilo Twitter, disattivato da allora, Hamedi aveva postatouna fotodella famiglia di Amini, sconvolta, in ospedale, dopo aver appreso della morte della ragazza. Secondo il rapporto ufficiale della polizia iraniana, da cui i manifestanti e la comunità internazionale si discostano, la ventiduenne non sarebbe morta per le ferite riportate in seguito alla detenzione, ma avrebbe avuto un attacco di cuore. Hamedi è in carcere a Evin dal 22 settembre 2022: come riporta ilComitato per la protezione dei giornalisti, l’organizzazione che difende la libertà di stampa e i diritti dei giornalisti in tutto il mondo, domenica il suo avvocato, Mohammad-Ali Kamfirouzi,ha twittatoche la donna ha telefonato a suo marito dicendogli di essere in isolamento a Evin, in attesa di un interrogatorio. Non era a conoscenza delle accuse nei suoi confronti. Come è toccato aAlessia Piperno, la giovane blogger italiana arrestata il 28 settembre, ha festeggiato il suo compleanno dietro le sbarre del carcere destinato agli oppositori politici e noto per le numerose denunce di violazione dei diritti umani. “Il suo posto in redazione è vuoto”,scrive su Twitteril quotidiano per cui Hamedi lavora. Anche Mohammadi, reporter del quotidianoHam Mihan, è stata arrestata il 22 settembre e si trova a Evin: lo ha confermato in untweetil difensore Kamfirouzi, che si occupa anche del suo caso.Le forze di sicurezza iraniane avrebbero sfondato la porta d’ingresso della sua casae confiscato i suoi dispositivi personali come laptop, libri, telefono e la sua tessera stampa. Mohammadi aveva scritto del funerale di Amini nella sua città natale, Saqqez, nella provincia nord occidentale del Kurdistan: aveva raccontato del duro intervento delle autorità e della reazione dei partecipanti, che gridavano slogan contro la Repubblica islamica in quella che è stata la prima grande protesta delle rivolte che hanno preso piede in Iran. Secondo l’intelligence iraniana, Hamedi e Mohammadi sarebbero state addestrate a riferire della morte di Amini, e Hamedi avrebbe costretto la sua famiglia a rilasciare informazioni sulla morte della figlia. Le accuse mosse nei loro confronti sono molto gravi: essere colpevoli di spionaggio comporta la pena di morte in Iran. Più di 300 giornalisti iraniani,riportal’emittenteIran International, hanno chiesto il rilascio delle due donne arrestate per aver denunciato le violenze nel Paese. Insieme alle due giornaliste,più di 40 colleghi sono stati arrestatidall’inizio delle proteste,secondo la lista stilata dalCommittee to Protect Journalists. L’elenco rischia di allungarsi.
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