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Parità di genere? I giovani uomini non la vogliono

 

Si dice spesso che a frenare il progresso siano le generazioni più anziane, ancorate a un sistema di valori ormai superato e determinate nell’ostacolare ogni cambiamento. Anche nei commenti post-elezioni, la “colpa” del risultato è stata attribuita in gran parte ai «vecchi» (illuminante in questo senso il video della influencerGiulia Torelli) in barba alle analisi del voto, che raccontano un’altra storia. Anche quando parliamo diparità di genere, siamo portati a pensare che siano gli anziani a non riuscire ad accettare che, finalmente, anche le donne stiano iniziando a conquistare spazi e diritti che spettano loro. Uno studio dellaGöteborg University, in Svezia, dimostra che potremmo esserci sbagliati. Condotta in 27 Paesi dell’Unione Europea, la ricerca pubblicata suFrontiersha coinvolto 32.469 persone, a cui è stato chiesto di dichiarare in che misura sono d’accordo con l’affermazione secondo cui «la promozione dei diritti di donne e ragazze è andata troppo oltre perché minaccia le opportunità di uomini e ragazzi». «I risultati mostrano che i giovani uomini di età compresa tra i 18 e i 29 anni il più delle volte concordano con questa affermazione. Più gli uomini sono anziani, meno sono d’accordo con questa affermazione. Alcune donne sono d’accordo con l’affermazione, ma in misura molto minore rispetto agli uomini di tutte le età. I risultati contraddicono le ricerche precedenti che affermano che le generazioni più anziane sono quelle più conservatrici e contrarie ai progressi nei diritti delle donne», ha spiegatoGefjon Off, una delle autrici dello studio. Se è indubbio che – nonostante l’enorme rivoluzione sociale, politica e culturale di cui ancora abbiamo bisogno – si stiano facendo dei passi avanti sul terreno dell’uguaglianza di genere, secondo diversi studi a questo si accompagna l’ascesa di un “sessismo moderno”. In cosa consiste? Pensiamo, a esempio, a quante volte abbiamo sentito dire che non è necessario lottare per promuovere i diritti delle donne perché ormai hanno ottenuto la tanto agognataparità. Questo ragionamento si basa sulla cosiddetta nozione di “gioco a somma zero”, in cui il progresso di un gruppo è visto come a scapito di un altro. Molte persone – e tra queste molti uomini giovani – non riescono a vedere i benefici che una maggiore uguaglianza di genere possono portare alla società nel suo insieme, e sono anzi convinte che avvantaggerà le donne a discapito degli uomini (e, conseguentemente, della tenuta del sistema sociale nel suo insieme). I progressi nel campo dei diritti delle donne possono essere percepiti come una sfida al dominio degli uomini, un fattore che – dice lo studio – si lega alla nozione di “pregiudizio invidioso”: man mano che le donne diventano più potenti nella società, gli uomini possono quindi percepirle come più competenti e quindi come una competizione crescente per la propria posizione nella società. Un sentimento di ingiustizia che, secondo alcune ricerche, può spingere i cittadini a votare per ipartiti radicali di destracontrari alfemminismoe alla libertà sessuale, poiché il femminismo e l’emancipazione femminile vengono percepiti come minacce ai loro mezzi di sussistenza e la causa dell’impossibilità di avere una vita stabile. Secondo i ricercatori – che hanno cercato di capire perché questo tipo di sessismo sia più alto tra gli uomini tra i 18 e i 29 anni – tra le cause di questo sentimento diffuso c’è proprio l’insoddisfazione per le proprie condizioni economiche, professionali e sociali. Le percentuali, infatti, sono più alte nelle regioni in cui ladisoccupazioneè aumentata di più negli ultimi anni o in quelle dove i cittadini nutrono una diffusa sfiducia nei confronti delle istituzioni sociali.

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