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Addio Rosetta Loy, voce della storia italiana

 

«Dimenticare l’orrore delle persecuzioni antisemite e il suo spaventoso finale può essere molto pericoloso. È come essere miopi e buttare via gli occhiali». Parlava così in un’intervista alcuni anni fa lascrittriceRosetta Loy, morta il primo ottobre all’età di 91 anninella sua casa romana nel quartiere Flaminio. Quell’esternazione saggia, profonda e dirompente ha probabilmente fatto da filo conduttore a tutta l’età adulta della letterata e caratterizzato buona parte delle sue opere. Nata nella capitale nel 1931 con il nome diRosetta Provera, firmava i suoi libri con il cognome del marito Giuseppe Loy, fratello del regista Nanni. Scrisse il suo primo racconto all’età di 9 anni anche se, come spesso ricordato da lei stessa, la vera vocazione per la scrittura arrivò verso i 25 anni. Dovrà però aspettare di compierne 43 per salutare il suoesordio letterario, avvenuto nel 1974 con il romanzoLa bicicletta, che le valse premio Viareggio Opera prima. Ambientato in una grande casa di campagna, racconta la vita di una famiglia dell’alta borghesia italiana durante gli anni della guerra e del dopoguerra. Famiglia, guerra, storia, consapevolezza e assunzione di responsabilitàsono stati i temi più cari all’autrice, presenti in quasi tutte le sue opere.Le strade di polveredel 1978, forse la più nota, vincitrice di diversi premi, racconta le vicende di persone comuni vissute tra la fine del Settecento e gli anni dell’Unità d’Italia, in un intreccio indissolubile tra la vita quotidiana che continua mentre la storia si compie. Storia che fa spesso da sfondo alle sue narrazioni e in particolare al dittico dedicato al racconto degli effetti delleleggi razzialie dell’Olocaustosulla società, composto daCioccolata da Hanselmanndel 1995 eLa parola ebreodel 1997. Quest’ultimo è un libro autobiografico che mette nero su bianco ciò che avvenne nella sua famiglia borghese e cattolica, che pur non aderendo mai al fascismo futestimone oculare di episodi drammatici legati alle leggirazziali, verso i quali non si oppose. In particolare, Rosetta Loy fa riferimento a compagne di banco ebree che da un giorno all’altro furono costrette a fare lezione da casa e alla sparizione di alcuni amici e vicini di casa dei genitori, come i Levi e i Della Seta. «Se vado indietro nel tempo e penso a come la parola ebreo è entrata nella mia vita, mi vedo seduta su una seggiolina azzurra nella camera dei bambini», affermò parlando della sua infanzia. Lo scritto rappresenta una presa di coscienza dell’autrice, che a distanza di decenni si è chiesta se e cosa avrebbe potuto fare per impedire certe atrocità, nonostante fosse solo una bambina, condannando quell’immobilismo-assenso che accomunò una fetta importante della borghesia ai tempi delrastrellamento del Ghetto diRomadel 16 ottobre 1943, che non si schierò con il fascismo ma ne accettò le leggi senza averne troppa coscienza. Mentre la storia avanza, cambia pelle e si trasforma, non smette di affascinare Rosetta Loy, che nel suoGli anni fra cane e lupo. 1969-1994. Il racconto dell’Italia ferita a mortefa un quadro altrettanto preciso di un altro periodo centrale per l’evoluzione del nostro Paese, gli oltre vent’anni che vanno dalla strage diPiazza Fontana a Milanoalla prima vittoria elettorale diSilvio Berlusconi, fino alle dimissioni dalla magistratura diAntonio Di Pietro. Nel 2017 per la scrittrice arrivò anche ilCampiello alla carriera, una consacrazione che precedette di un anno la pubblicazione della suo ultimo libro,Cesare, edito da Einaudi e dedicato al critico Cesare Garboli, con il quale ebbe una lunga relazione extra coniugale mai negata. La fama di Rosetta Loy superò anche i confini nazionali grazie alletraduzioni dei suoi libri in tantissime lingue, che le valsero la stima e l’ammirazione di un pubblico vastissimo che annovera tra gli altri i registi belgiJean Pierre e Luc Dardenne, che titolaronoRosettail loro film Palma d’oro a Cannes nel 1999. Ifuneralisi svolgerannodomanialle 10:30 nella Chiesa di Grottarossa Santa Maria Immacolata (Roma). La salma sarà poi tumulata nel cimitero di Mirabello Monferrato (Alessandria), paese d’origine del padre dell’autrice nel quale è ambientatoLe strade di Polvere.

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