«Anche una donna non sposata può abortire fino a 24 settimanealla pari delle donne sposate», ha affermato giovedì 29 settembre il giudice indiano DY Chandrachud, sostenendo che la mancanza di stato civile non può privare una donna di questo diritto fondamentale. Escludere le donne non sposate dal diritto all’aborto sicuro e legale, dunque, sarebbe incostituzionale. La sentenza della Corte Suprema sulla legge sull’interruzione medica della gravidanza segna una giornata storica per le donne indiane. Ma cosa prevedeva la legge prima di questa sentenza? La legge del 1971 Gli aborti in India sonolegali da più di cinquant’anni, grazie alMedical Termination of Pregnancy Act, malimitati alle donne sposate, o ai casi di stupro, o quando pericolosi per la vita della donna, e fino a 20 settimane.Nel corso degli anni la norma era stata modificata dalle autorità che avevano stabilito regole rigide su chi potesse o meno interrompere una gravidanza a causa dell’aborto di milioni di feti femminili, pratica che ha portato a un rapporto di genere terribilmente sbilanciato nel Paese, spiega laBbc. Gli indiani, infatti, hanno sempre mostrato una preferenza per i figli maschi rispetto alle femmine. L’anno scorso il governo ha modificato la legge del 1971 per ampliare le categorie che potessero accedere all’aborto tra le 20 e le 24 settimane. Ma l’elenco comprendeva esclusivamente le donne sposate, divorziate durante la gravidanza, vedove, minorenni, “disabili e malate di mente”, sopravvissute a violenze sessuali o stupri. Non citava, dunque, le donne single. La sentenza del 2022 Il caso è sorto quandouna donna di 25 anni non sposata si è rivolta all’Alta Corte di Delhichiedendo l’interruzione della sua gravidanza di 23 settimane e 5 giorni, sostenendo di non voler portare a termine la gravidanza, risultato di una relazione consensuale, e sottolinea anche che il suo partner si fosse rifiutato di sposarla. LoriportaLaw Trend, la piattaforma che fornisce aggiornamenti legali sulla Corte Suprema, sulle Alte Corti e su altri tribunali in inglese e hindi. Un collegio di divisione dell’Alta Corte di Delhile aveva negato il diritto all’aborto, osservando che le donne non sposate la cui gravidanza è il risultato di una relazione consensuale non erano coperte da nessuna delle clausole delle regole sull’interruzione medica della gravidanza. La donna, così,avevapresentato una petizione alla Corte Suprema, che le aveva consentito di interrompere la gravidanza emettendo un’ordinanza a interim il 21 luglio 2022. Più di un anno dopo, il tribunale composto dai giudici DY Chandrachud, AS Bopanna e JB Pardiwal, ha stabilito cheanche una donna non sposata può abortire fino a 24 settimane alla pari delle donne sposate. Il verdetto ha sancito che la distinzione tra le due categorie è «artificiale e costituzionalmente insostenibile». La Corte Suprema ha inoltre affermato che, ai fini dell’aborto, il reato di stupro deve includere anche l’aggressione sessuale coniugale, e che dunque la pratica debba essere consentita anche nei casi di violenza domestica. Loriportal’agenzia di stampaPress Trust of India. Secondo gli attivisti per i diritti umani, la sentenza è una pietra miliare per le donne indiane. La parlamentare Mahua Moitra l’ha definita,in un post su Twitter, «un enorme passo avanti». Le violenze sessuali in India Secondo ilNational Crime Records Bureauindiano, nel 2020 sono stati segnalatipiù di 28.000 casi di presunti stuprisubiti dalle donne,uno ogni 18 minuti. Una cifra probabilmente più alta, considerando quei casi non denunciati per timore. Era stato lo stupro di una studentessa di medicina di 23 anni, conosciuta come “Nirbhaya”, ad accendere i riflettori globali sui tassi scioccanti di aggressioni sessuali in India. La ragazza, che stava tornando a casa insieme al suo fidanzato dopo aver visto un film al cinema, era stata violentata da un gruppo di uomini al fondo dell’autobus su cui viaggiava. Era morta in ospedale due settimane dopo l’aggressione.
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