Qualunque sia la propria fede politica, c’è da dire chequeste elezioni ci portano qualcosa di nuovo. Abbiamo attraversato una legislatura letteralmente folle, nella quale abbiamo assistito alla formazione di un Governo con ilMovimento 5 Stellee laLega, poi di uno con il Movimento 5 Stelle e ilPartito Democratico, però con lo stesso presidente del Consiglio. Infine alla nascita di un Governo tecnico-politico guidato da Mario Draghi con quasi tutti dentro, fatta eccezione per chi oggi si ritrova destinato a guidare il Paese, ossia Fratelli d’Italia. Il voto di domenica ci consegna, finalmente,una maggioranza chiarache costituirà un esecutivo di centrodestra fondato sui tre partiti che da trent’anni, con alterne fortune e alterne alleanze, costituiscono un asse elettorale consolidato, che varia nelle percentuali al suo interno, ma che mantiene sostanzialmente lo stesso consenso da tempo. In fondo è quello che il nostro Paese rincorre da anni. Non intendiamo il Governo dicentrodestra, ma lagaranzia di governabilitàassociata a una buona rappresentanza per le forze politiche più rilevanti di maggioranza e di opposizione. Del Parlamento valuteremo la composizione, ma possiamo già dire che sono state escluse forze con idee balzane, come Italexit di Gianluigi Paragone, i comunisti di Marco Rizzo o i novax duri e puri dell’ex 5 Stelle Sara Cunial. Il compito che attende questa nuova maggioranza è titanico: letensioni internazionalie quelleeconomiche, con l’inflazionee la probabile recessione a premere sul tessuto del Paese, vanno gestite cercando di coniugare il tutto con promesse elettorali spesso sopra le righe fatte da tutti i partiti. Promesse che non potranno essere disattese completamente, pena l’ulteriore sfiducia di un’Italia che ha sostanzialmente disertato le urne.Poi, salvo stravolgimenti, tra cinque anni saremo chiamati a giudicare come hanno operato, forse usando la stessa legge elettorale che – con tutti i suoi difetti – si è dimostrata discretamente efficace. Quasi un Paese normale.
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