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Elezioni 2022: no, nessuna sorpresa

 

Amanti delle sorprese, scansatevi. Il risultato che emerge di ora in ora dalle urne ci dice chesondaggi, sensazioni, analisi ci avevano azzeccatoalla perfezione e che lavittoria è di Fratelli d’Italia,con una percentuale intorno al 26. Mentre siamo in attesa dei dati definitivi degli scrutini e della trasformazione di questi numeri in seggi, operazione tutt’altro che semplice e che potrebbe riservare (questa sì) qualcosa di interessante, ci conviene spostarci dal gradino più alto del podio e dare un’occhiata a tutti gli altri. La campagna elettorale del Pd, crocifissa sui mass media e sui social, ha avuto effettivamente scarso effetto: si chiude intorno a un 20%, che è un risultato un po’ smorto e potrebbe far mettere il discussione il segretario Enrico Letta. Oppure no. A meno che stamattina non si dimetta, tagliando la testa al toro, aspettiamoci mesi di travagli interiori, discussioni interne, riflessioni sul futuro del partito e poi riunioni, precongresso, congresso, primarie. Ma questa è l’ordinaria amministrazione delcentrosinistra. Forza Italiatiene più del previsto. Alcuni la davano intorno al 5-6% e invece il vecchio leone Silvio Berlusconi, tra una mosca schiacciata in diretta, un video su Tik Tok diventato rapidamente meme, dichiarazioni improvvide su Putin che avrebbe voluto mettere in piedi un Governo di persone per bene in Ucraina, si dimostra ancora la belva da campagna elettorale che ben conosciamo. Quella diSalvini, invece, non ha funzionato. E qua sì che la leadership è in discussione, perché un risultato inferiore al 10% è una porta spalancata a chi – senza dirlo esplicitamente – ha sempre messo in dubbio la sua linea. Senza contare che ci sono aree del nord considerate tradizionalmente dei feudi della Lega, nelle quali Fratelli d’Italia ha preso il doppio dei voti. Ci resta la coppiaRenzi-Calenda,che ottiene un risultato lusinghiero ma forse lievemente inferiore a quello che si aspettava: forse il terzo polo sperava di sottrarre più voti a Berlusconi, ma così non è andata. Il resto sono spicci: sotto il 2% sia Italexit di Paragone, che ci voleva fuori dalla Nato, dall’Ue, dall’Oms, dal Fondo Monetario, sia Unione Popolare di De Magistris, l’area più a sinistra insieme al Partito Comunista di Marco Rizzo. Tra due settimane si insedieranno le Camere, eleggeranno i presidenti, si formeranno i gruppi e poi inizieranno le consultazioni del presidente Mattarella. Sarà Giorgia Meloni, quasi certamente, a ricevere l’incarico per formare un nuovo esecutivo. Poi arriverà la parte più difficile: governare.

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