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Dovremo dire addio all’Amazzonia?

 

La crisi climatica ci sta travolgendo. E se non la fermiamo ci aspettano 5 disastrosi punti di svolta: a rivelarlo, lo studio condotto dalPotsdam Institute for Climate Impact Research(PIK)e pubblicato sulla rivestaScience. Tra i5 pericolosi punti critici, che potrebbero già essere stati superati a causa del surriscaldamento globale che ha portato a un innalzamento complessivo delle temperature di 1,1°C, ci sono ilcrollo della calotta glaciale dellaGroenlandia; unpericoloso innalzamento dei livelli del mare;ilcrollo di una corrente chiavenell’Atlantico settentrionale; l’interruzione delle pioggee unimprovviso scioglimento del permafrost ricco di carbonio. Secondo l’analisi, con il raggiungimento di 1,5°C di surriscaldamento – temperatura che indica l’aumento minimo previsto fino a ora – 4 dei 5 punti di non ritornopassano da possibili a probabili(gli scienziati definiscono l’attraversamento dallostatus“possibile” quando la sua specifica soglia di temperatura minima viene superata e “probabile” quando su supera la stima della soglia centrale). Inoltre, alla stessa temperatura, diventano probabili anchemodifiche irreversibili alle foreste settentrionalie laperdita di quasi tutti i ghiacciai di montagna. In totale, i ricercatori hanno individuato ben 16 punti di non ritorno,di cui 6 si raggiungeranno con l’innalzamento del riscaldamento globale di almeno 2°C. E tutti questi cambiamenti provocheranno effetti su un’ampia scala temporale, che varia da pochi anni a secoli. La Terra potrebbe aver lasciato uno stato climatico “sicuro” quando ha superato il riscaldamento globale di 1°C – si legge nel report – con l’intera civiltà umana che si è sviluppata a temperature inferiori a questo livello. Ma è possibile cheil superamento di uno solo dei punti critici ne attivi altri a catena. In merito,Johan Rockström, direttore delPostdam Institute for Climate Impact Research,ha dichiarato: «Il mondo si sta dirigendo verso 2-3°C di riscaldamento globale. Questo mette la Terra sulla buona strada per attraversare molteplici punti di svolta pericolosi che saranno disastrosi per le persone in tutto il mondo. Per mantenere condizioni di vita vivibili sul nostro Pianeta dobbiamo fare tutto il possibile per evitare il superamento di questi punti». IlProfessor David Armstrong McKay, che ha preso parte alla ricerca insieme a Rockstörm, si è dichiarato molto preoccupato per il futuro del clima, anche a causa deisegni di destabilizzazione nella foresta pluviale amazzonica, la cui perdita avrebbe profonde conseguenze per il clima e le biodiversità a livello globale. Così come conseguenze disastrose le hanno lo scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia e la compromissione della corrente del Golfo. L’analisi, nel complesso, havalutato oltre 200 studiprecedenti sui punti di svolta passati, osservazioni climatiche e studi di modellizzazione. 9 sono i punti critici globali identificati: collasso della Groenlandia; dell’Antartico occidentale; di due parti delle calotte glaciali dell’Antartide orientale; ilcollasso parziale e totale di Amoc (Atlantic Meridional Overturning Circulation); il deperimento dell’Amazzonia; ilcollasso del permafostrs; la perdita del ghiaccio marino nell’Artico. Altri 7 punti, invece, porterebbero a gravi conseguenze in specifiche regioni: tra questi, l’estinzione delle barrierecorallinetropicalie lemodifiche al monsone dell’Africa occidentale. E tra potenziali punti di svolta ancora in fase di studio includono perdita di ossigeno oceanico e importanti cambiamenti nel monsone estivo indiano. Niklas Boers, docente dell’Università Tecnica di Monaco (Technische Universität München) ha dichiarato che la minaccia è reale e che sono necessarie molti più sforzi di ricerca per restringere le soglie di temperatura critica. Infine, Tim Lenton, dellaUniversity of Exetere coautore della ricerca, ha spiegato che da «Da quando ho valutato per la prima volta i punti di non ritorno nel 2008, l’elenco è cresciuto e la nostra valutazione del rischio che rappresentano è aumentata notevolmente. Il nostro nuovo lavoro fornisce prove convincenti che il mondodeve accelerare radicalmente la decarbonizzazione dell’economia. Ma per arrivare a questo, sono necessaripunti di svolta sociali positivi».

Redazione

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