Ogni anno nel mondo muoiono circa300.000 cetaceia causa delbycatch, intrappolati negliattrezzi da pescae nellemaglie delle reti fantasma. Per bycatch, infatti, si intende lacattura accidentaledi animali durante lapesca, un fenomeno che miete molte vittime fra i mammiferi marini, ma anche tra le tartaruche marine, le razze e gli squali. I numeri dipendono dagli strumenti utilizzati, che sono a oggi molto più resistenti che in passato e possono essere impiegati anche in aree molto estese. Il problema è che non si tratta di attrezzature selettive, in grado di scegliere cosa catturare. Oltre a questo dato, già di per sé allarmante,balene, delfini e focenesubiscono gli effetti delle attività umane: vengono colpite direttamente dall’intensificazione deltraffico navalee di conseguenza dell’inquinamento acustico, mentre indirettamente l’inquinamento chimico e da plastica altera il loro habitat e ha un impatto negativo sulle loro prede. Sono i dati dell’ultimo rapporto del WWF sulla salute dei cetacei. Assieme all’Università della California Santa Cruz e Oregon State University, l’organizzazione animalista più celebre al mondo ha mappato lerotte migratorie della megafauna marina, sia in zone costiere sia pelagiche. I mammiferi acquatici infatti per raggiungere alcune zone più adatte all’alimentazione e alla riproduzione, percorrono i cosiddetticorridoi blu, delle sorte di autostrade negli oceani, che consentono loro di muoversi trahabitat interconnessi: questi spostamenti rappresentano dei momenti di grande percolo, in cui questi mammiferi rischiano la propria vita a causa delle attività umane in mare. Tra le aree chiave per il nutrimento e la cura dei cuccioli vi sono l’Oceano Pacifico orientale, Oceano Indiano, Oceano Meridionale, la porzione sud-ovest e settentrionale dell’Oceano Atlantico e anche il Mar Mediterraneo. Persino nelSantuario Pelagos -un’area che si estende per 87.500 km² e stabilita in base a un accordo tra Italia, Principato di Monaco e Francia per la protezione dei mammiferi marini nel Mediterraneo – ogni anno muoiono molti esemplari: nell’area si concentra oltre il 17% del traffico marittimo mondiale.
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