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PD: sì alla transizione ecologica. Ma la decarbonizzazione?

 

Il tempo sta per scadere. Serve una svolta subito: questi sono gli anni delle scelte, cruciali, per la sopravvivenza del Pianeta minacciato dalla crisi climatica che abbiamo innescato. Ecco perché – in una Italia che fa parte dell’area mediterranea sempre più soggetta ai devastanti impatti del surriscaldamento – ilvoto del 25 settembre è fondamentale. Gli scienziati (anche con una lettera appello) chiedono che lacrisi climaticavenga dunque messa alprimo posto dell’agenda politica. Servono azioni immediate dimitigazione e adattamento, piani per rendere i territori resilienti a siccità, ondate di calore, innalzamento dei livelli delmare. Decisivo, ricorda la scienza, è quindiridurre le emissioni digas serra,andando verso l’azzeramento delle estrazioni di combustibili fossili.E per assicurare un futuro alle nuove generazioni serve una vera transizione energetica ed ecologica, oltre che di economia circolare, e una visione che non sia solo emergenziale ma preventiva. Quante e quali, di tutte queste esigenze, rientrano nei programmi elettorali dei partiti in vista del voto? La questione climatica e ambientale è centrale? Ci sono impegni precisi e percorribili? Nel suo lungo programma elettorale pubblicato online, ilPartito Democraticomette lo“sviluppo sostenibile e transizione ecologica”come primo pilastro (dei 3) del Piano Italia 2027. Nelle 37 pagine del programma il termine“clima”(e tutte le sue accezioni) viene nominato più di 20 volte, stessa cifra per le parole “ecologica” e “ambiente”. In particolare, il programma Pd mette in risalto alcuni concetti: “La transizione ecologica rappresenta una grandissimaoccasione per ammodernare l’Italiae reindirizzarne la traiettoria di sviluppo in unoscenario di sostenibilità -si legge e – la sfida della lotta al cambiamento climatico non deve essere combattuta in chiave difensiva. Dobbiamo al contrario avere la forza dioperare un cambio di paradigma,per costruire un modello che guardi agli interessi non solo dei singoli attori economici, ma della comunità nel suo complesso, di oggi e delle future generazioni”. Oltre alle promesse di “agire subito” e di stare in linea con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni, sostiene la necessità di“fissare obiettivi climatici realistici ma ambiziosi,mettendo in campo strumenti capaci di garantire una transizione socialmente equa e di rafforzare l’innovazione e la competitività della nostra industria”. Scendendo nel dettaglio dellatransizione ecologica,il Pd sostiene che “investire subito, da oggi, nell’energia pulita è3 volte strategico. Primo, perché contrasta il cambiamento climatico abbattendo le emissioni diCO2. Secondo, perché taglia in maniera strutturale il prezzo delle bollette per famiglie e imprese e crea nuovi posti di lavoro. Terzo, perché rafforza la nostra sicurezza nazionale, riducendo la dipendenza dall’importazione di fonti fossili dall’estero” si legge nel testo. Qui il programma del partitonon mette dei paletti e obiettivi precisi(come vorrebbero scienziati eFridays For Future) sulla immediatadecarbonizzazioneeabbandono delle fonti fossili(per esempio sui nuovi giacimenti scoperti ecc…), ma sostiene più che altro che “per un domani senza fonti fossili, già oggi gli investimenti devono, il più possibile, concentrarsi sull’energia pulita e non inseguire la discussione sulla costruzione di centrali nucleari”. Suirigassificatori, invece, c’è più chiarezza: per il Pd è un sì dato che “il ricorso ai rigassificatori apparenecessario, ma a condizione che costituiscano soluzioni-ponte, rimanendo attivi pochi anni, e che possano esseresmobilitati ben prima del 2050,per non interrompere la prospettiva della transizione ecologica”. Come fare a installarli con il benestare dei residenti? Con “l’istituzione di unFondo Nazionale Compensativo Anti-Nimby,finalizzato proprio alle politiche di compensazione nel dialogo costruttivo con i territori” dice il Partito Democratico. Scorrendo le pagine del programma si entra poi nel vivo dell’idea di transizione verde del centrosinistra. In primis viene invocata una“riforma fiscale verde”(con revisione degli incentivi per la rigenerazione energetica degli edifici) e soprattutto una“Legge quadro sul clima”e quelpiano nazionale di adattamento al cambiamento climatico al 2050, di cui avremmo bisogno immediatamente e in tempi brevissimi. Peraumentare la quota di rinnovabilisi parla di sviluppo “delle Comunità energetiche, con l’obiettivo di installare 85 GW di rinnovabili in più entro il 2030. Un obiettivo ambizioso ma realistico che porterà, secondo alcune stime, alla creazione di circa 500.000 nuovi posti di lavoro”. Anche qui, se da una parte si evidenzia l’idea di incrementare le energie pulite, non viene però descritta la dismissione e l’allontanamento dal fossile. Senza parlare, per esempio, di temi che impattano profondamente sulle emissioni (comeagricolturae allevamenti intensivi) o di politica estera di sostegno e finanziamento ai Paesi meno sviluppati che più pagano il conto della crisi climatica, si passa poi all’idea di una“premialità fiscale per le imprese a elevato rating ESG”, mentre in tema trasporti, oltre a promuovere mezzi ibridi, viene citata “la progressiva riduzione dei sussidi dannosi per l’ambiente e l’adeguamento, a parità di gettito delle strutture e delle aliquote della tassazione indiretta, in coerenza con l’European Green Deale con la disciplina europea armonizzata dell’accisa, nonché del bollo auto, in funzione degli obiettivi di progressivo azzeramento delle emissioni di CO2”. Importanti ipunti di “prevenzione”, dato che il Pd auspica sia “la previsione di adeguate compensazioni per le famiglie e le imprese più vulnerabili” sia “ilmonitoraggio e la messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti” come ponti, viadotti e gallerie “attraverso azioni programmate di manutenzione e adattamento”. Tra una stoccata alla destra “negazionista sui cambiamenti climatici” e il rilancio dell’idea di coinvolgere pubblico e privato in “un grande Forum nazionale per il lavoro e per il clima”, uno dei punti chiave del programma èfar crescere l’occupazione verde. Infine, a livello di mobilità, il Pd punta ad aumentare le colonnine elettriche (100.000 entro il 2027), porti verdi, i treni, così come lamobilitàciclabile e pedonale pensando anche a un“trasporto pubblico locale gratuito per giovani e anziani”. Non è ancora quel trasporto pubblico gratuito per tutti che invocano le ragazze e i ragazzi dell’onda verde, ma è già qualcosa. A promesse, sempre che poi vengano mantenute in caso di governo, molto importante è la volontà di introdurre unPiano nazionale per l’acqua, la siccità e il dissesto idrogeologicoe di unalegge sul consumo di suolo. Molti dei punti necessari per la sfida alla crisi climatica, sono dunque presenti nel programma. In caso di vittoria, staremo a vedere se verranno centrati.

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