Gli indigeni la usano nei rituali di guarigione, gli scienziati hanno deciso di testarla comecura contro l’alcolismo: si tratta dellapsilocibina, una sostanza attiva presente in diverse specie difunghi allucinogeni. La ricerca condotta dal dottorMichaelBogenschutz, direttore dell’NYU Langone Center forPsychedelicMedicine, è statapubblicatasulla rivistaJamaPsychiatryed è stata definita «il primo studio moderno, rigoroso e controllato» per verificare se la psilocibina possa anche aiutare le persone che lottano contro la dipendenza dall’alcol: lo ha detto al quotidiano britannicoGuardianFred Barrett, neuroscienziato dellaJohns Hopkins University, esterno allo studio. I partecipanti, di età compresatra i 25 e i 65 anni, sono stati 95, reclutati tra il 2014 e il 2020 allaUniversity of New Mexicoe allaNew York Universityattraverso annunci sui media locali. Tutti avevano una dipendenza daalcol. Nel corso del test hanno assunto una capsula contenente la sostanza in questione o un medicinale fittizio, poi si sono sdraiati su un divano, con gli occhi coperti, e hanno ascoltato della musica in cuffia. Si sono sottoposti adue sessionidi questo tipo, a un mese di distanza, e a 12 dipsicoterapiacon un professionista. Negli otto mesi successivi alla prima somministrazione,i pazientiche avevano assunto psilocibina hanno mostrato risultati migliori dell’altro gruppo: hanno bevuto grandi quantità di alcol in media circa1 giorno su 10, contro la media di 1 giorno su 4 di chi aveva assunto la pillola fittizia. Quasi la metà del primo gruppo hasmesso di bere del tuttorispetto al 24% del gruppo di controllo, quello che non ha ricevuto il trattamento oggetto della sperimentazione. Saranno necessarie ulteriori ricerche per vedere se l’effetto durerà nel tempo e se funzionerà in uno studio più ampio, con più partecipanti. Ma i risultati positivi hanno riguardato anche chi aveva assunto il farmaco fittizio: molti sono riusciti a bere di meno, probabilmente grazie alla psicoterapia e alla grande motivazione di tutto il gruppo. La sostanza, per ora, èillegalenegli Stati Uniti, anche se l’Oregone diverse città l’hanno depenalizzata. Proprio lo Stato che si affaccia sull’oceano Pacifico, a partire dal prossimo anno, ne consentirà l’uso controllato da parte di facilitatori autorizzati. Finorasono solo tre i farmaci approvatiper il trattamento della dipendenza da alcol: disulfiram, naltrexone e acamprosato. Nel corso degli ultimi vent’anni non ci sono state nuove approvazioni, e sebbene non si sappia esattamente come funzioni la psilocibina nelcervello, i ricercatori ritengono che aumenti le connessioni e, almeno temporaneamente, cambi il modo in cui questo si organizza. La ricerca del potenziale clinico dellesostanze psichedelichenon è una novità, soprattutto per il trattamento di condizioni neuropsichiatriche, delle dipendenze e dei disturbi derivanti dall’uso di sostanze stupefacenti. Secondo Bogenschutz, «c’è la possibilità di cambiare davvero, in modo relativamente permanente, l’organizzazione funzionale del cervello. I pazienti hanno descrittointuizioniche hanno dato loro un’ispirazione duratura». L’Associated Pressha raccolto le testimonianze di chi ha assunto la psilocibina, come Mary Beth Orr, 69 anni, che prima di iscriversi allo studio, nel 2018, beveva cinque o più drink a sera e aumentava la dose nel fine settimana. Orr ha raccontato che la visione di suo padre l’ha convinta a cambiare stile di vita, così ha smesso di bere del tutto per due anni e ora beve un bicchiere di vino ogni tanto. Lo studio ha mostrato come la somministrazione di psilocibina, combinata con sedute di psicoterapia, abbia prodotto forti riduzioni della percentuale di giorni di consumo eccessivo di alcol. Gli scienziati stanno cercando di capire se la sostanza possa essere utile anche per alleviarela depressioneoaiutare i fumatoria smettere.
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