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Il ghiacciaio del Gran Paradiso continua a fondere

 

Più che ilGran Paradisoè il “grande inferno”, se si parla di impatti dellacrisi climatica. In una delle zone iconiche delle nostre montagne, che ospita un meraviglioso parco nazionale, le temperature elevate, leondate di calore estivee l’assenza di pioggia e nevestanno dando vita a un inferno climatico per gli ecosistemi locali e il ghiacciaio delGran Etretchesta perdendo in media, da maggio, 6 centimetri al giorno. Di recente sono stati diffusi i dati del monitoraggio condotto dai guardiaparco che parlano di «impatto del cambiamento climatico oltremodo evidente». DallaMarmoladaall’Adamello, dallo Stelvio a Forni, sappiamo quanto montagne e ghiacciai in questa estate continuino a mostrare i segni di una drammatica sofferenza: arretrano i fronti, crescono i rischi di crolli e preoccupano le acque di disgelo sotterranee. Nel parco del Gran Paradiso gli ultimi rilievi effettuati sul Grand Etret in Valsavarenche mostrano cheha perso 3 metri di massa glaciale in poco più di due mesi e mezzo, pari appunto alla perdita di circa 6 cm al giorno dal 26 maggio al 10 agosto 2022. Come descritto dagli esperti del parco, a maggio l’accumulo di neve medio rilevato sul ghiacciaio era statodi soli 127 cm, il valore più basso in assoluto dal 2000. Dal Gran Paradiso specificano inoltre che “con le alte temperature registrate nel corso dell’estate anche ad alta quota, il nevato residuo di questo inverno è stato infatti insufficiente, ed è iniziata la fusione di quello che è il cuore del ghiacciaio,la massa glaciale”. Chiaramente, con i ghiacciai in declino e l’assenza di neve, cambiano anche gli ecosistemi del parco, con glianimali costretti a spostarsi sempre più in quota. Come chiosano gli esperti infatti “oltre ai ghiacciai, anche la fauna del Parco ha risentito notevolmente dell’ondata di caldo estiva, con una risalita degli animali a quote sempre più alte, che ha comportato una diminuzione degli avvistamenti e maggiore difficoltà di osservazione degli stessi durante il giorno. Da studi realizzati nel Parco, anche grazie all’ausilio di radiocollari, è stato notato chegli stambecchiriescono a percepire l’evoluzione delle temperature nel giorno successivo, scegliendo di rimanere poco attivi e in quota se le stesse rimangono alte, per evitare di spendere energie per la termoregolazione, evitando anche di alimentarsi, oppure scendendo di quota se diminuiscono”.

Redazione

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