In grecopais, “bambino”, ha la stessa radice dipaignion, “gioco”, e dipaideia, “educazione”. Segno che i diversi aspetti erano intrecciati in un unicoconcettofin dall’antichità. Non mancano, infatti, numerose testimonianze sull’importanza dell’attività ludica a partire da Aristotele ePlatone, che nel primo libro delleLeggiaveva già individuato la suafunzionepedagogica. «Il punto essenziale dell’educazione consiste in un corretto allevamento che, tramite il gioco, diriga il più possibile l’anima del fanciullo ad amare quello che, divenuto uomo, dovrà renderlo perfetto nellavirtùpropria della sua professione», scriveva il filosofo nato nel V secolo a.C. Capire a cosa giocassero gli antenati fanciulli in epoca remota, però, resta in parte un mistero. In questa direzione va il progettoLocus Ludifinanziato dal Consiglio europeo della ricerca (Erc), che prova a ricostruire la storia dellacultura ludicanel mondo greco-romano. Dell’iniziativa fanno parte anche diverse pubblicazioni, unlessico“giocoso” e la possibilità di cimentarsi in modo interattivo con alcunigiochi da tavolo– uno dei qualisopravvissutosenza modifiche fino a oggi – rispolverati dal baule dei secoli e ricomposti con scrupolo filologico. Un’antica rappresentazione del “nascondino” presso il sito archeologico di Ercolano, Casa dei CerviCredit: Napoli, MAN 9178 In altri casi però è difficile per gli archeologici stabilire la funzione dei giochi antichi, e perfino identificarli in modo univoco come tali. Anche in presenza di un contesto favorevole a questa ipotesi, per esempio la tomba di un bambino, è possibile che manufatti associati al gioco avessero in origine altra funzione. Se èprovatoche le adolescenti dell’antica di Roma giocassero conbamboleprodotte in avorio, osso e stoffa, le pupattole greche erano per lo più realizzate interracotta, un materiale delicato che, unito al reperimento delle stesse presso i santuari religiosi, lascia supporre una possibilefunzione sacra, senza escludere la circostanza che le due funzioni, cerimoniale e ludica, fossero all’epocacompresenti. Un vaso dell’antica Grecia risalente a circa il 440 a.C. e parte della prestigiosa collezioneAntikensammlung Berlinmostra un ragazzo intento in quello che ricorda da vicino il modernoyo-yo. Alcuni studiosi sostengono tuttavia che potrebbe trattarsi di unoiynx, undiscospesso decorato con motivi erotici utilizzato come amuleto. Un vaso greco della collezione Antikensammlung Berlin datato a circa il 440 a.C.Credit: Staatliche Museen zu Berlin, Antikensammlung/Johannes Laurentius Per questo, oltre a esaminare la resistenza del materiale, a volte si ricorre a strumenti come l’analisi delleimpronte digitalio si ricorre ad altri esperimenti che possano avvicinare gli studiosi a comprendere la natura e lo scopo dei manufatti. Per anni il mondo dei bambini è stato escluso dallaricercaarcheologica, ma i progressi tecnologici e metodologici hanno migliorato le capacità degli archeologi di studiare la loro presenza nelle società passate. Se risulta ancora accreditata lateoriadello storico francesePhilippe Ariès, secondo la quale il concetto e il ruolo dell’infanziacome la intendiamo oggi si sarebbe sviluppato solo nel XVII secolo, questericerchepotrebbero spingere la storiografia a rivedere in parte le proprie posizioni.
Il meccanico ti ha spillato un conto da capogiro? Ma i pezzi li prende su…
Versare i contributi? Sembra ormai essere acqua passata, adesso l'INPS te li regala come un…
«A nome dello Stato danese, a nome del Governo: mi dispiace». Con queste parole…
A poco più di un mese dagliStati Generali della Natalità, lasituazione demografica italiananon sembra…
Dall’Accordo all’azione: ricostruire la biodiversità”. È questo il tema scelto quest’anno per la Giornata…
Una donna muore ogni due minuti per complicanzelegate al parto e alla gravidanza. Lo…