Il 15 agosto di un anno fa Kabul veniva riconquistata daitalebani. Rispetto a vent’anni prima, avevano cercato di presentarsi come più moderati e distanti dal governo brutale imposto in precedenza, che impediva alle donne di studiaree lavorare. Ma, di fatto, è tutto un grandedéjà-vu. Solo pochi giorni fa, in vista delprimo anniversario del ritorno al potere dei talebani, a Kabul una quarantina di donne hanno marciato davanti al ministero dell’Istruzione, lo stesso che aveva assicurato che le scuoleavrebbero riaperto per tutte, al grido di“Pane, lavoro, libertà”. Tenevano uno striscione che diceva: “Il 15 agosto è una giornata nera”. Sono statepicchiatee disperse da colpi di arma da fuoco esplosi in aria da alcuni combattenti talebani, intervenuti per mettere fine a una delle rare manifestazioni femminili nella capitale. Secondol’ultimo reportdiUnicef, il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, la decisione di privare le ragazze dell’istruzione costa all’Afghanistanil 2,5% del suo prodotto interno lordo annuale. “Se l’attuale coorte di 3 milioni di ragazze fosse in grado di completare la propria istruzione secondaria e partecipare al mercato del lavoro, le ragazze e le donne contribuirebbero con almeno5,4 miliardi di dollariall’economia dell’Afghanistan”, spiega l’analisi. Secondo l’organizzazione internazionaleSave the Childrenoltre il 45% delle ragazze non va a scuola in Afghanistan, rispetto al 20% dei ragazzi. Unicef sostiene anche che il Paese “non sarà in grado di riguadagnare il Pil perso durante la transizione e raggiungere la sua vera produttività potenziale senza soddisfare i diritti delle ragazze di accedere e completare l’istruzione secondaria”. L’analisi potrebbe avere dettagli ancora più impressionanti, se tenesse conto anche dell’impatto non finanziariodella negazione dell’istruzione alle ragazze dalla scuola secondaria in su: includerebbe anche lacarenza di insegnanti, dottoresse e infermiere, e la diminuzione della frequenza delle più piccole nella scuola primaria, con un aumento dei costi sanitari legati allagravidanzaadolescenziale. Perché l’istruzione, in Paesi sotto regime come l’Afghanistan, ha anche altri benefici oltre all’apprendimento in sé: lariduzione deimatrimoni precociedella mortalità infantile, per esempio, in un Paese in cui il 28% delle ragazze si sposa prima dei 18 anni. Infatti, non educare le ragazze è costoso perché non si tratta solo di mancato guadagno, ma bisogna considerare anche il rapporto tra il livello di istruzione e le ragazze che ritardano il matrimonio e la gravidanza, la partecipazione alla forza lavoro, le scelte sul proprio futuro e sull’investire di più nella salute e nell’istruzione dei propri figli, quando li avranno. Il rappresentante dell’Unicef in Afghanistan,Mohamed Ayoya, ha definito la decisione del 23 marzo di non consentire alle ragazze di tornare alla scuola secondaria«scioccante e profondamente deludente: non solo viola il diritto fondamentale all’istruzione delle ragazze, ma le espone a un aumento dell’ansia e a maggiori rischi di sfruttamento e abusi, compresi iltraffico di bambini, i matrimoni precoci e forzati. Ora, questa nuova analisi articola chiaramente il terribile impatto economico di questa decisione sul Pil del Paese». Anche prima che i talebani riprendessero il potere, in Afghanistan circa 4,2 milioni di bambini non andavano a scuola, eil 60% di loro erano ragazze. Secondouna recente analisidi Save The Children, Unicef e dei partner Education Cluster, ora anche la maggior parte delle ragazze delle scuole secondarie,circa 850.000su 1,1 milioni, non frequentano le lezioni. Dei bambini in età scolare si stima che quasi8 milionidi loro abbiano bisogno di sostegno per accedere all’istruzione in questo momento in Afghanistan. «Non solo l’istruzione è un diritto per ogni bambino», ha spiegato Ayoya, «ma è anche la base per la crescita futura in Afghanistan». Ela scuola è il posto più sicuroin cui potrebbero essere: negli ultimi 12 mesi, spiega Unicef, i servizi sanitari e nutrizionali nelle scuole hanno raggiunto 272.386 ragazze adolescenti con integratori di ferro e acido folico, fondamentale per le donne in gravidanza perché tende a proteggere e favorire lo sviluppo dell’embrione. Per questo lo stop all’istruzione compromette anche la loro salute e quella dei loro figli. E continuerà a farlo finché il regime non riaprirà le aule anche alle ragazze delle scuole secondarie.
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