In pochi, forse, si stupiranno di fronte a espressioni come “stanchezza mentale”, o “affaticamento cognitivo”. Che abbiamo sperimentato questa sensazione al termine di una giornata di lavoro, cercando di capire lastrategia elettoraledel Pd o trovando metodi coercitivi per arrivare alla fine di Breaking Bad, la maggioranza di noi ha un’idea approssimativa di questo concetto. Tuttavia il motivo per cui esercitare il controllo cognitivo possa risultare estenuante risulta ancora poco chiaro. Studi di economia comportamentale e psicologia sociale hanno prodotto teorie collegate alla nozione diautocontrolloo autoregolazione, che esercitiamo a esempio resistendo a un impulso per ottenere una ricompensa a lungo termine. Alcuni hanno parlato diesaurimento delle risorse, ipotizzando che l’esercizio di tale controllo può attingere all’approvvigionamento energetico globale influendo sui livelli di glucosio nel sangue (glicemia). Tuttavia le prove a favore di queste teorie, secondo gli scienziati, mancano ancora di basi empiriche. Ora unaricercapubblicata sulla rivista Current Biology sostiene che lo sforzo cognitivo porta all’accumulo diglutammato(acido glutammico) utilizzato comeneurotrasmettitorenella corteccia prefrontale laterale del cervello, la regione responsabile del processo decisionale e del controllo cognitivo. Per verificarlo gli studiosi hanno condotto un esperimento di circa 6 ore e mezza su 40 partecipanti. A 24 di loro sono stati affidati compiti cognitivi difficili che cambiavano di frequente, mentre i restanti 16 sono stati sottoposti a esercizi semplificati con una variazione minima. I ricercatori hanno quindi scansionato le cortecce prefrontali laterali di sinistra dei partecipanti utilizzando la spettroscopia dirisonanza magnetica. A fine giornata, il primo gruppo aveva livelli di neurotrasmettitore glutammato più alti rispetto al secondo gruppo. Per eliminare l’accumulazione di glutammato si innescherebbe un meccanismo diregolazionemetabolicache riduce il controllo esercitato sul processo decisionale, favorendo così la scelta di azioni a basso sforzo con ricompense a breve termine. Questo, secondo lo studio, «spiegherebbe perché il controllo cognitivo è più difficile da mobilitare dopo una faticosa giornata di lavoro». Al cervello, insomma, accadrebbe qualcosa di simile all’accumulo diacido latticonei muscoli durante l’esercizio fisico. La ricerca presenta ancora diversi aspetti speculativi. Non è chiaro, per esempio, come il corpo monitori i livelli del neurotrasmettitore per elaborare il rapportocosti-beneficidel controllo cognitivo. Ma è dimostrato che le concentrazioni di glutammato diminuiscano durante il sonno. Perciò adesso che avete finito di leggere l’articolo correte a riposarvi.
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