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Taiwan: la situazione si fa “scottante”

 

Non si placano le tensioni internazionali intorno all’isola di Taiwan, dove la Cinaha annunciatoche continuerà a effettuare regolari pattugliamenti, anche dopo la fine delle più grosseesercitazioni militaridegli ultimi due decenni. Una decisione presa come risposta politica al viaggio della Speaker della Camera dei rappresentanti americanaNancy Pelosi, che durante un tour diplomatico in Asiaha fatto visitaal governo di Taipei, allargando ulteriormente lo scontro geopolitico con Pechino: «La solidarietà americana nei confronti delle 23 milioni di persone di Taiwan oggi è più importante che mai,mentre il mondo deve scegliere tra democrazia e autocrazia. Di fronte all’accelerazione dell’aggressione del Partito Comunista Cinese, la visita della nostra delegazione dovrebbe essere vista come una dichiarazione inequivocabile del fatto che l’America sta con Taiwan, il nostro partner democratico». L’iniziativa diplomatica presa da uno dei membri più in vista del Partito Democratico americano ha suscitato notevoli polemiche non solo con la Cina, che tramite il suo ministero degli esteri haammonitoche «chi gioca con il fuoco si brucia», ma anche all’interno della amministrazione Biden, dove moltihanno tentatoinvano di scoraggiare la Pelosi. Il viaggio della Speaker della Camera è stato visto come un affronto da parte del governo cinese, oltre che una violazione del “Principio dell’Unica Cina” che gli Usa formularono negli anni ‘70 rompendo formalmente i legami diplomatici con Taipei e riconoscendo l’esistenza di un solo legittimo governo, quello della Repubblica Popolare Cinese. Da allora fra le due Potenze si è progressivamente sviluppata una sorta diambiguità diplomaticacon al centro Taiwan, non riconosciuta dagli Usa ma supportata nei fatti dalla potenza americana tramite aiuti economici e militari. Con l’ascesa del regime di Xi Jinping questa politica ha iniziato a scricchiolare sempre di più, con un’azione cinese più forte nell’area volta a ribadire la sovranità sull’isola conl’obiettivo della riunificazioneentro il 2049. Allo stesso tempo gli Stati Uniti, determinati amantenere l’egemonia planetaria, hanno manifestato più volte la volontà di difendere militarmente il governo di Taipei, anche attraverso le alleanze con altre nazioni del Pacifico, come Corea del Sud, Giappone e Australia. L’importanza strategica dell’isola è determinata dal suoruolo preponderante e fondamentalenel settore deisemiconduttori, cosa che la rende un obiettivo conteso con un rischio di un’escalation militare in tutta l’Asia. Il Consiglio di Stato cinese negli ultimi giorni ha ripetuto la sua ferma volontà diapplicaregli stessi metodi adottati nei confronti di Hong Kong, anche con l’uso dell’esercito: «Non rinunceremo all’uso della forza e ci riserviamo l’opzione di prendere tutte le misure necessarie. L’uso della forza sarebbe l’ultima risorsa presa in circostanze impellenti». Le nuove tensioni in Asia rappresentano un pericoloso focolaio in un mondo già destabilizzato dalla guerra in corso in Ucraina, tanto che diversi analistisi domandanose le mosse americane spingeranno la Russia e la Cina verso una salda alleanza contro l’Occidente.

Redazione

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