Con i suoi +120 °C diurni e -130 °Cnotturni vicino all’equatore, laLunaè un luogo tutt’altro che accogliente per la vita umana. Senza stivali isolanti etuta speciale, disegnata per riflettere il 90% della luce solare, gli astronauti che hanno passeggiato sul nostro satellite sarebbero sopravvissuti ben poco (vista anche l’assenza di acqua e atmosfera). Ora sappiamo però che esistono delle zone in cui la temperatura si aggira sempreattorno ai 17 °C: sono lefosse lunari,che secondo quanto scoperto da uno studiopubblicato su Geophysical Research Lettersin alcuni casi condurrebbero a delle caverne, ancora più protette e perfette per costruire in futuro un campo base per gli astronauti in esplorazione. Le fosse lunari vennero scoperte per la prima voltanel 2009, e da allora sono state oggetto dell’interesse degli scienziati chehanno cercato di capirecome esplorarle o utilizzarle come riparo. I dati raccolti negli ultimi undici anni dalla sonda della NasaLunar Reconnaissance Orbiterhanno finalmente permesso di analizzare più a fondo le caratteristiche di una di queste depressioni, nata dalcollasso di un tunnel di lava: questa “buca lunare” sorge nel cosiddetto Mare della Tranquillità (la zona dell’emisfero nord dove il 20 luglio di 53 anni fa allunò l’Apollo 11), ed è un cilindro di circa cento metri di diametro. Le zone all’ombra mantengono una temperatura costante di circa 17 °C, mentre la superficie illuminata dal sole sfiora in alcuni momenti i 300 °C. «Questa fossa sorge nel punto più vicino all’equatore lunare, dunque la parte soleggiata è probabilmentela zona più calda dell’intero satellite», sottolinea Tyler Horvath, coordinatore dello studio. L’aspetto interessante è che, su circa duecento fosse lunari che punteggiano il nostro satellite, almeno due o tre sembrano condurre a delle caverne, luoghi ancora più protetti e perfetti per installare un eventuale campo base: «Progettare attrezzatture in grado di riscaldare o raffreddare l’ambiente in queste condizioni estreme sarebbe praticamente impossibile», spiegano i ricercatori, che sottolineano come aver (perlomeno teoricamente) risolto la“questione riparo” permette agli scienziati di concentrarsi su altre sfide, comecoltivare cibo, rifornire di ossigeno gli astronauti o raccogliere campioni lunari su cui condurre esperimenti. Oltre a garantire una temperatura stabile durante i lunghi giorni e le lunghe notti lunari (ognuno pari a circa 15 giorni e 15 notti terrestri), le grotte offronoprotezionedai raggi cosmici, dalleradiazioni solariedall’impatto dimicrometeoriti. Per testare il comfort di questo riparo, dovremo però tornare sulla Luna: quando? La missione più vicina èArtemis, che mira a far allunare la prima donna e il primo uomo di colore nel 2025. «Ci siamo evoluti sulla Terra vivendo nelle caverne, e alle caverne potremmo ritornare quando un giorno vivremo sulla Luna», conclude David Paige, uno degli autori della ricerca.
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