Il conteggio è partito il 7 ottobre. Quel sabato due giornalisti palestinesi sono stati uccisi mentre stavano realizzando un servizio nei pressi della Striscia di Gaza, da cui Hamas stava lanciando un duro attacco contro Israele:Ibrahim Mohammad Lafi, fotografo diAin Media, si trovava al valico di Erez, nel nord;Mohammad Jarghoun, reporter diSmart Media, era a est della città di Rafah, nella parte meridionale del lembo di terra lungo appena 40 km, stretto tra Egitto, Israele e il mar Mediterraneo. Da allora, il numero digiornalisti uccisidurante il conflitto tra Hamas e Israele, che finora conta, da entrambe le parti, circa4.000 morti, ha continuato a crescere. L’ultima è stataSalam Mema, una giornalista freelance che era stata a capo del Comitato delle giornaliste donne presso l’Assemblea dei media palestinesi, un’organizzazione impegnata a promuovere il lavoro mediatico per i giornalisti palestinesi. Il suo corpo, spiegailCommittee to Protect Journalists, è stato recuperato dalle macerie tre giorni dopo che la sua casa nel campo di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza, è stata colpita da un attacco aereo israeliano. In media, a 10 giorni dall’inizio del conflitto,è morto più di 1 giornalista ogni 24 ore: al 17 ottobre, ci sono statealmeno 15 vittime tra le fila dei reporter che hanno coperto il conflitto.IlCPJ,che è organizzazione indipendente e non a scopo di lucro, con sede a New York,ne tiene tracciaquotidianamente, indagando su tutte le segnalazioni di giornalisti uccisi, feriti, detenuti o dispersi durante la guerra, compresi quelli colpiti quando le ostilità si sono estese al vicino Libano. I nomi raccolti si basano sulle informazioni ottenute da fonti delCPJall’interno delle regione e dai rapporti dei media. I giornalisti a Gaza “affrontano rischi particolarmente elevati mentre cercano di coprire il conflittoin presenza di un assalto di terra da parte delle truppe israeliane, di devastanti attacchi aerei israeliani, di comunicazioni interrotte e di estese interruzioni di corrente”, spiega ilCpj.Sherif Mansour, coordinatore del programma Medio Oriente e Nord Africa dell’organizzazione, ha sottolineato che i giornalisti sono «civili che svolgono un lavoro importante in tempi di crisi e non devono essere presi di mira dalle parti in guerra, […] stanno facendo grandi sacrifici in tutta la regione per coprire questo importante conflitto. Tutte le parti devonoadottare misure per garantirela loro sicurezza, per fermare questo pesante tributo di morte». Tra le 15 vittime, 11 sono palestinesi, 3 sono israeliane e una libanese. Il 14 ottobre l’agenzia di stampaReutersha annunciato la scomparsa del video reporterIssam Abdallah, ucciso il giorno prima da un lancio di missili provenienti da Israele, vicino al confine con il Libano. Abdallah e un gruppo di colleghi stavano coprendo i bombardamenti tra le forze israeliane e il gruppo militante libanese Hezbollah nei pressi di Al-Shaab.Un video diffuso daReuters, oscurato e silenziato nel momento dell’esplosioneper il rispetto delle vittime, mostra i giornalisti intenti a filmare il lancio di alcuni missili provenienti da Israele quando uno colpisce Abdallah mentre è seduto su un muretto di pietra vicino al resto del gruppo. Pochi secondi dopo, anche la loro auto viene colpita. Altri 6 giornalisti sono rimasti feriti nell’incidente: tra loro, anche la giornalista diAl-Jazeera TVCarmen Joukhadar e la fotografa dell’agenzia di stampa franceseAgence France-PressChristina Assi. Quello stesso giorno è stato ucciso ancheHusam Mubarak, che lavorava per la radioAl Aqsa, affiliata a Hamas: secondo il Sindacato dei giornalisti palestinesi, è stato ucciso in un attacco aereo israeliano nel nord della Striscia di Gaza. Il 12 ottobre è mortoAhmed Shehab, diRadio Sowt Al-Asra, ucciso insieme alla moglie e ai 3 figli in un attacco aereo israeliano che ha colpito la sua casa a Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza.Mohamed Fayez Abu Matar, un fotoreporter freelance colpito nella città di Rafah, a sud. C’èSaeed al-Taweel, caporedattore del sito webAl-Khamsa News, morto a seguito di un attacco aereo israeliano verso un’area dove sorgevano diversi organi di informazione nel distretto di Rimal, nella zona occidentale di Gaza. AncheMohammed Sobh, un fotografo dell’agenzia di stampaKhabar, è rimasto ucciso lì, così come il suo collegaHisham Alnwajha. E ancora il freelanceAssaad Shamlakh, ucciso insieme a 9 membri della sua famiglia nel sud della Striscia di Gaza;Shai Regev, che lavorava come redattrice perTMI, la sezione di notizie di gossip e intrattenimento del quotidiano in lingua ebraicaMa’ariv, è stata uccisa durante un attacco di Hamas contro Israele. Era stata data per scomparsa sei giorni giorni fa. Un’altra giornalista israeliana,Ayelet Arnin, dellaIsrael Broadcasting Corporation Kan, è stata uccisa durante un attacco di Hamas nel sud di Israele. Aveva 22 anni.Yaniv Zohar, fotografo israeliano che lavorava per il quotidiano israeliano in lingua ebraicaIsrael Hayom, vittima di un attacco di Hamas al Kibbutz Nahal Oz, nel sud di Israele, probabilmente insieme alla moglie e alle 2 figlie. E infine il fotoreporterMohammad Al-Salhi, ucciso con un colpo di pistola nei pressi di un campo profughi palestinese nella Striscia di Gaza centrale. Il 10 ottobre la storica inviata dellaCnnClarissa Wardsi è trovata insieme al suo teamsotto i bombardamenti di Hamas. Nelvideocondiviso dall’emittente statunitense, il gruppo si ripara ai lati di una strada, mentre in sottofondo si sentono delle esplosioni.«L’Iron Domeha intercettato gran parte dei razzi lanciati sul confine», spiega Ward riferendosi allo scudo antimissilistico di cui è dotata Tel Aviv. Il 15 ottobre laBbcha denunciato chealcuni giornalisti sono stati “tenuti sotto tiro dalla polizia israeliana”, che avrebbe intercettato la loro auto mentre il gruppo stava tornando in hotel. “Sono stati trascinati fuori dal veicolo – contrassegnato con la scritta ‘TV’ sul nastro rosso – perquisiti e spinti contro un muro”, spiega l’emittente britannica. Phil Chetwynd, direttore delle notizie globali presso l’Agence France-Presse,ha spiegatoallaWorld Association of News Publishers, l’organizzazione globale della stampa mondiale, che «i media non sono mai stati così seri e professionali riguardo alle questioni di sicurezza. Siamo anche migliorati molto nella cooperazione e nella condivisione di informazioni sulle questioni di sicurezza. Male minacce stanno diventando più complesse, in gran parte a causa della tecnologia». Finora, secondo Monir Zaarour, direttore delle politiche e dei programmi per il Mondo arabo e il Medio Oriente per l’International Federation of Journalists, i giornalisti a Gaza si sono trovati di fronte a «bombardamenti che utilizzano sistemi multi-armi(dall’aria, dalla terra e dal mare), con – o senza – secondi di preavviso; edifici che cadono; rischi per la salute; le forniture essenziali (cibo, acqua, medicinali) stanno scarseggiando; scarsità di elettricità e Internet». In circostanze meno gravi, spiega Zaarour, «diciamo ai giornalisti di andarsene, ma lì non c’è niente che si possa fare, i giornalisti non hanno nessun posto dove andare».
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