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L’autostrada costruita nel cuore dell’Amazzonia

 

Una nuova opera infrastrutturale torna a minacciare l’Amazzonia, dopo che il governo brasiliano ha concesso un permesso iniziale per avviare la costruzione di un’autostrada al centro della più grande foresta pluviale del Pianeta. L’esecutivo presieduto dal presidenteJair Bolsonaroha promesso di sistemare e ampliare lavecchia strada BR-319, costruita inizialmente negli anni ‘70 dalla precedente dittatura militare, salvo poi cadere in disuso per le dure condizioni poste dalla foresta, specialmente durante i sei mesi della stagione delle piogge. Riesumando vecchi progetti di sviluppo economico-industriale, il governo in carica ha rilanciato l’idea diricreare i 405 km di stradache collegheranno per tutto l’anno la più grande città dell’Amazzonia, Manaus, al resto della nazione. «In un allineamento fra ingegneria e rispetto dell’ambiente, tireremo fuori dall’isolamento la società dello Stato dell’Amazzonia», ha dichiarato il ministro delle infrastrutture Marcelo Sampaio. L’annuncio governativo ha suscitato notevoli allarmi e proteste presso leorganizzazioni ambientaliste, dato che un recente studio condotto sul progetto, in via di approvazione definitiva, stima un aumento del 500% delledeforestazioneentro il 2030, con la scomparsa di un’area pluviale più grande dello Stato americano della Florida. I ricercatori hanno fatto notare che spesso la deforestazione viene agevolata e incentivata proprio grazie alle arterie stradali che permettono un miglioresfruttamento dell’ecosistemada parte delle organizzazioni criminali, con scarsi controlli da parte delle autorità. Per denunciare la grave situazione la Segretaria esecutiva Fernanda Meirelles del gruppo osservatorio BR-319 ha ammonito: «Le azioni delle forze dell’ordine non sono sufficienti per fermare l’occupazione illegale, le invasioni, la deforestazione, le speculazioni edilizie e le pressioni che sono incrementate esponenzialmente negli ultimi anni». L’approvazione dell’autostrada da parte del governo di Bolsonaro è solo l’ultimo tassello della degenerazione della situazione ambientale in Brasile, dove nella prima metà del 2022 si è toccato un tragico record con3980 km quadrati diforestadistrutti. Il peggior risultato negativo dal 2016, tanto che Ane Alencar, direttrice scientifica dell’IPAM (Instituto de Pesquisa Ambiental da Amazonia), ha dichiarato: «Coloro che controllano l’Amazzonia non la vogliono preservare. L’attuale foresta non ha alcun valore nell’Amazzonia di oggi». Senza nuove e urgentipolitiche di preservazione della vasta area pluviale, considerata unanimemente il “polmone della Terra”, l’Amazzonia potrebbe andare incontro a un punto di non ritorno con gravissime conseguenze per l’ecosistema terrestre, incrementando ulteriormente la crisi climatica-ambientale in corso.

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