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Cambiamento climatico? Partiamo dalle scuole

 

Raccontare l’ambiente e ilcambiamento climaticoha un’importanza strategica, soprattutto se parliamo delle nuove generazioni, quelle che del global warming saranno costretti a subire gli effetti. Non solo perché se c’è una possibilità di invertire la rotta – e deve esserci – è solo grazie all’impegno di ragazzi e ragazze, come ci mostrano le piazze deiFridays for Future, ma anche, e forse soprattutto, per prepararli all’impatto con una realtà che con molta probabilità sarà profondamente diversa da quella che abbiamo sempre conosciuto. Lascuola, dicono gli esperti e gli studenti,non sta facendo abbastanzain questa direzione. Certo, il cambiamento climatico viene affrontato parlando di geografia o scienze, ma non basta. Per questo, nel Regno Unito sono stati gli studenti a stilare la prima proposta di legge sull’educazione climatica,scritta dai giovani per igiovani. L’educazione climatica è uno strumento potentissimo: secondo unaricercapubblicata sulla rivista scientifica Plos One, se il 16% dei bambini ricevesse un’educazione climatica, si potrebbero ridurre le emissioni di CO2 entro il 2050 di 19 gigatonnellate (si tratta della metà delle emissioni di anidride carbonica del mondo intero nel 2019). Eppure, nella maggior parte dei programmi scolastici ci silimita a insegnare le causedel cambiamento climatico, senza approfondire non solo le strategie per ridurre l’impatto ambientale sul Pianeta ma anche, e soprattutto, tutte le possibili implicazioni. Implicazioni checoinvolgeranno ognuno di noia ogni livello e costringeranno bambini e ragazzi a imparare come vivere, lavorare e crescere in un mondo in cui le ondate di caldo saranno più torride e comuni, così come le esondazioni dei fiumi e gli incendi, per non parlare della crisi dei raccolti. «Il cambiamento climatico non riguarda solo la storia naturale. Riguarda le persone, riguarda l’economia, la politica, la storia e le arti – e anche questo dobbiamo imparare – ha spiegato allaBbcScarlett Westbrook,attivista 18enne che si batte per la lotta al cambiamento climatico da quando aveva 13 anni – Il sistema educativo dovrebbe inserire la crisi climatica in ogni singola materia», comprese quelle professionali, come l’ingegneria. In questo modo «la generazione di domani sarà pronta ad affrontare gli effetti del cambiamento climatico enon sarà colta alla sprovvista». Moltiinsegnanti sono d’accordocon lei, almeno stando a un sondaggio di Teach The Future secondo cui il 51% degli insegnanti pensa che la propria materia non insegni il cambiamento climatico in modo significativo o sufficientemente rilevante. L’Italia, per una volta all’avanguardia, ha previsto l’inserimento nei programmi dell’educazione civica-ambientalededicata a sostenibilità e ambiente a tutte le fasce d’età, «un percorso di esplorazione emotiva e culturale e di acquisizione di consapevolezza rispetto ai temi della sostenibilità, alla promozione del benessere umano integrale, un percorso legato alla protezione dell’ambiente e alla cura della casa comune». Non si tratta quindi solo di studiare l’aspetto scientifico del cambiamento climatico o i suoi effetti sulla geografia del pianeta, ma di lavorare per «sviluppare un’adeguata sensibilità, a esempio, ai temi del benessere personale e collettivo, dell’adozione di corretti stili di vita, alla lotta ai cambiamenti climatici: per costruire, entro l’anno 2030, società inclusive, giuste e pacifiche». Il governo del Regno Unito, invece, ha promesso di fornire «un’educazione ai cambiamenti climatici leader a livello mondiale» entro il 2023 e in aprile ha introdotto unGCSE di storia naturaleche insegnerà le questioni ambientali. Si tratta di un esame affrontato dai ragazzi inglesi all’età di circa 16 anni: gli alunni devono scegliere diverse materie – di solito circa 10 – per le quali vogliono ottenere il GCSE. Il problema è proprio questo: l’educazione climatica sarà unamateria facoltativae secondo i critici entrerà in competizione con altri GCSE quando i bambini decideranno quali corsi seguire. Non solo: la legge è valida solo per le scuole pubbliche: le accademie e le scuole libere non sono tenute a seguire il curriculum nazionale, quindi, potranno decidere se dedicare più o meno spazio all’argomento. Se le istituzioni non agiscono, agiscono i ragazzi. Una scelta che non sorprende, visto che secondo unsondaggiodi The Lancet il 60% dei giovani tra i 16 e i 25 anni è molto preoccupato per ilcambiamento climaticoe il 75% crede che il futuro sia spaventoso. L’attivista Scarlett Westbrook ha quindi lavorato con la deputata laburista venticinquenneNadia Whittome(la più giovane parlamentare inglese) al disegno di legge per modificare l’Education Act in modo che rifletta davvero l’emergenza climatica. La legge richiederebbe alle scuole primarie e secondarie di insegnare il cambiamento climatico in tutte le materie, compresi i corsi professionali che preparano gli studenti a lavori specifici come i corsi di business o l’assistenza sociale. Secondo gli esperti, questo non solo aiuterà il Regno Unito ad affrontare il riscaldamento globale e ad adattarsi a esso, ma rafforzerà la fiducia dei giovani nell’affrontare il problema e ridurrà i livelli crescenti diansia climatica.

Redazione

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