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Mission Impossible: primi giorni con bimbi

 

Nel 1996 uscì nelle sale cinematografiche il primo Mission Impossible, un film che ebbe un enorme successo tant’è vero che ne sono seguiti ben altri cinque sequel. Il protagonista, Ethan Hunt, interpretato daTom Cruise, è membro della IMF, una speciale sezione segreta della Cia incaricata di svolgere le missioni ritenute più delicate e quasi impossibili. Questo personaggio mi fa venire in mente ineo genitoriche affrontano spesso il ritorno a casa con bambino o bambina dopo il parto, proprio come…una mission impossible. La nascita di un bimbo è un evento straordinario, sia per chi è alla prima esperienza che per chi ha già uno o più figli. Tutte le coppie si preparano leggendo libri o consultando la rete ma, nonostante la moltitudine di informazioni, quando arriva quel nuovo esserino di circa tre chili sembra di avere a che fare con un ordigno nucleare che potrebbe esplodere da un momento all’altro. Se non mi credete provate a guardare come, soprattutto i papà, tengono le culline dove sono custoditibambini e bambineappena nati. La maggior parte delle famiglie vivei primi giornicon una sorta di nebbia in testa, accentuata dalla moltitudine di parenti, amici o semplici conoscenti che, come i Re Magi al seguito della stella cometa, vengono a fare gli auguri e a omaggiare il neonato con un dono. Ciascuno, in buona fede, è prodigo diconsigli e rimediper la corretta gestione del nuovo arrivato: c’è chi, da consumato puericultore, sa esattamente se la madre è o meno in grado di allattare e chi, da bravo clinico, sa distinguere ogni tipo di pianto del pargoletto e prescrive un adeguato rimedio. Dopo i primi giorni però, i genitori rimangono da soli e iniziano a riorganizzare la propria vita. La prima cosa che consiglio di fare e che ritengo fondamentale è la conoscenza del pediatra: un medico che accompagnerà il piccolo o la piccola e la famiglia per molti anni, che potrà fornire i migliori consigli e permetterà di affrontare con maggiore serenità e sicurezza anche i primi momenti dopo la nascita di un figlio. Fatta questa premessa, vorrei condividere alcune riflessioni e fornire deiconsigli per affrontare l’avventura dei primi momenti insiemeai vostri bambini. Il latte…la grande bellezza Molte parole e fiumi di inchiostro sono stati spesi sulla fondamentale importanza dell’allattamento maternoe scriverne in questo contesto sarebbe pletorico. Voglio però sottolineare come si debbaevitare di demonizzarequelle donne che per varie ragioni non allattano al seno e tranquillizzarle sul fatto che saranno ugualmente delle ottime madri. I gradi di genitore si guadagnano sul campo combattendo la quotidiana “battaglia” per far crescere nel migliore dei modi i propri figli. Il pediatra sarà il vostro riferimento per sapere se, come, quando e quanto vostro figlio dovrà eventualmente assumere sostituti del latte materno. Vorrei puntualizzare alcuni concetti. Quando si allattanon si deve essere schiavi della bilancia.Basta controllare che il bambino bagni i pannoloni a ogni cambio. Questa sarà la riprova che mangia a sufficienza. Vale comunque la pena all’inizio di pesare il piccolo o la piccola una volta a settimana, tenendo conto che di media un neonato a termine cresce in tale lasso di tempo di circa 150-180g. Consiglio anche di alternare isenialle varie poppate in maniera da ottenere il massimo beneficio nutrizionale dal latte. Il neonato, poi, dovrebbe mangiare a richiesta ma tale prassi non significa anarchia totale. Infatti se è vero che il piccolo, quando riceveva in utero il nutrimento attraverso la placenta, mangiava continuamente, una volta che l’alimentazioneavviene attraverso il canale digerente le cose cambiano. È la differenza che esiste tra un’alimentazione parenterale e la normale alimentazione dell’adulto. Quindi è scorretta un’alimentazione a orari troppo rigidi ma è corretto cercare gradualmente di portare il lattante a un intervallo tra i pasti che sarà nel tempo quello che gli consentirà una regolarità alimentare. Infine, la mamma che allatta può mangiare praticamente di tutto, tenendo conto che il “di tutto” è riferito a una alimentazione che si presuppone corretta, quindi la classica dieta mediterranea fatta di pasta, verdure, poca carne, pesce, ecc. Coliche… e dintorni Uno dei “drammi” che immancabilmente mette a dura prova i nostri agenti dell’IMF (i genitori) è ilbambino che piange. In questa sede non verrà preso in esame il pianto patologico del neonato: vorrei invece parlare dei casi più comuni che capitano ai neo papà e alle neo mamme appena lasciate le rassicuranti mura dell’ospedale, quando si ritrovano a gestire il piccolo a casa propria e in prima persona. Esistono tre tipi della cosiddetta colica, o meglio di pianto. Lacolica gassosa del lattante:si tratta di un fenomeno praticamente fisiologico ma che mette particolarmente in ansia i genitori. Il bambino piange disperatamente, rannicchiandosi su se stesso fino a che, per un caso più o meno fortuito, riesce a emettere aria e come per incanto si rilassa. Non esiste un perché scientificamente provato per spiegarne le cause come non esistono farmaci, pseudo farmaci o rimedi che abbiano un qualche valido sostegno basato su prove scientificamente documentate della loro efficacia. Consiglio comunque di sganciare il pannolino del piccolo o della piccola, massaggiare delicatamente l’addome, far fare loro “la bicicletta” con le gambine. Se non passano… un giro in auto è spesso miracoloso. In casi particolari sarà il pediatra che valuterà la necessità di instaurare una terapia. C’è poi ilreflusso gastro-esofageo… un mito da sfatare. Quando mangiamo il cibo passa dalla bocca e va a finire nello stomaco. Una valvola muscolare impedisce che il transito avvenga in senso opposto. Spesso nei neonati, per motivi di immaturità, la tenuta di questa valvola è scarsa e si ha il reflusso gastro-esofageo. Tale reflusso si manifesta con emissione di saliva, muco e latte dalla bocca. In genere compare nei primi 10 mesi e di solito è presente in forma lieve. Nella quasi totalità dei casi scompare spontaneamente entro 18-24 mesi. Spesso il piccolo, a seguito di tale reflusso, può piangere e inarcarsi. È consigliabile adottare una strategia di prevenzione ponendo il neonato in posizione inclinata, angolando la cullina con uno spessore di 10/15cm da porre sotto le ruote o le zampe del lettino dal lato della testa. Sottolineo come, per la prevenzione della SIDS, il piccolo deve dormire a pancia in su. E poi, le“coliche da stress”.Il piccolo vive per circa quaranta settimane “nella pancia” della mamma. In questa “culla della vita” se ne sta tranquillo: gli arrivano suoni ovattati, luci soffuse…poi, il parto. Quando si nasce si dice che si “viene alla luce” e pensate quale impatto ha un bambino, che si trova catapultato in un mondo che non conosce. Suoni forti, luci, parenti festanti che fanno a gara per fare i complimenti, fratellini che apprezzano a modo loro il nuovo arrivato: questi sono stimoli forti ai quali il piccolo è sottoposto e spesso l’unico modo che ha per sfogare lo stress accumulato è quello di piangere. Quindi aspettiamoci che, dopo giornate particolarmente faticose per loro, i piccoli possano piangere. Ciò non toglie che ci si debba accertare che il bambino abbia mangiato, sia pulito e ben accudito e, ovviamente non abbia qualche patologia. Temperatura in casa Quando sono ancora piccoli piccoli, i neonati possono soffrire sia il caldo che il freddo. È quindi benevestirlo con i giusti abitie teneresotto controllo la temperaturadelle stanze. Anche se, come spesso accade nei primi mesi di vita, mani e piedi sono freddi, questo non significa che il bimbo abbia effettivamente freddo. Ma, per fare un piccolo check, è buona pratica toccarlo con le nostre manidietro al colloe verificare se sia o meno sudato. Nel caso di un neonato a termine e senza patologie particolari, la temperatura in casa dovrebbe essere di 20-22° durante il giorno e 21° la notte con un’ umidità relativa del 40-60%. Bimbi in continuo cambiamento Il mio Maestro, il Professor Giuliano Baldini, era solito ripetere che “il bambino non è un uomo in miniatura”. Il concetto che voleva esprimere e che ha sempre caratterizzato il suo insegnamento, è quello che il bambino è unessere in continuo cambiamento, con problematiche peculiari proprie delle varie tappe evolutive che caratterizzano il suo percorso dalla nascita fino all’adolescenza e all’età adulta. Il pediatra accompagna il bambino e la sua famiglia in questo viaggio seguendone i progressi e intervenendo quando la sua opera di medico, consigliere e amico è richiesta. Infatti il cammino non è quasi mai privo di ostacoli, piccoli o grandi che siano e ciascuna famiglia si trova quotidianamente a doverfar fronte a tutta una serie di problematicheinsite nel mestiere stesso di genitore. Negli anni mi sono trovato a dover rispondere ai più svariati quesiti, mai banali, che mi sono stati rivolti dalle famiglie e spesso anche dagli stessi bambini. Consiglio a tutti i genitori di fare sempre al proprio medico tutte le domande che vengono loro in mente sui loro bambini. Appuntate i vostridubbiper poterli poi chiarire nel corso dei colloqui o delle visite. Non esiste la domanda intelligente o quella sciocca, non esiste il dubbio più o meno importante. Il dialogo testimonia fiducia ed è stimolo di conoscenza sia per chi domanda che per chi dà delle risposte. Godetevi ogni momento che trascorrete con i vostri figli, apprezzate il primo sorriso ma anche il primo pianto, state loro vicini. Credo che il vivere con gioia ad anche con un po’ di allegria il proprio mestiere di genitore darà a tutti la possibilità di apprezzare appieno le tante cose che i bambini, ogni giorno che trascorriamo con loro, spontaneamente ci donano.

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