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Le italiane alla conquista della finanza

 

L’Italia è prima in Europaper larappresentanza femminile nei consigli d’amministrazionedelle società finanziarie quotate in Borsa. A dichiararlo è il Boardroom Monitor di EY – il network globale delle società associate di Ernst & Young Global Limited – che tra gennaio e maggio 2022 haanalizzatole opinioni di oltre 300 investitori istituzionali in Germania, Svizzera, Francia e Regno Unito. Una buona notizia a metà, anzi meno. Prima di tutto perché, altrove, la situazione è tutt’altro che rosea, o se non fosse per lo stereotipo dovremmo dire “rosa”. Dall’ultimorapportodell’Inps, infatti, emerge come lepiù svantaggiate sul mercato del lavoro siano proprio le donne, che guadagnano il 25% in meno rispetto alla media maschile. In secondo luogo perché, se in Italia la percentuale delle donne nei board della finanza è pari al 47%, il dato scende se consideriamo Paesi vicini come Francia (44%), Gran Bretagna (39%), Spagna (38%), Svizzera (28%) e, strano a dirsi, Germania (25%). Inoltre «sebbene tutte le società di servizi finanziari europee monitorate abbiano una rappresentanza femminile a livello di consiglio di amministrazione», si apprende dal rapporto, «l’attuale divisione di genere tra tutte le società è pari al63% di uominie al37% didonne». Non solo. Il 44% degli investitori intervistati afferma che la diversità di genere influenza in modo significativo ladecisione di investirein una società di servizi finanziari, mentre solo il 16% dichiara di non essere influenzato. «Nonostante il settore finanziario in Europa abbia fatto molta strada, molte istituzioni devono ancora compiere un viaggio significativo per soddisfare le aspettative degli investitori sulla diversità dei consigli di amministrazione», ha dichiaratoOmar Ali, responsabile delle attività di Financial Service di EY in Europa. «La maggior parte degli azionisti ritiene che avere unequilibrio di generesia importante – aggiunge Ali – eppure le donne spesso costituisconomeno del 40% dei consigli di amministrazionedelle principali società europee di servizi finanziari: questo deve cambiare». Ma i dati raccolti da EY rilevano che la rappresentanza femminile è in crescita. Dei membri dei cda nominati negli ultimi tre anni, infatti, il 42% è di sesso femminile contro il 31% degli uomini. L’Europa sembra essere sullarotta giusta. Il 7 giugno, infatti, il Parlamento europeo ha raggiunto uno storicoaccordocol Consiglio e la Commissione Ue in merito alla direttiva «Women on boards» sulla parità di genere nei cda delle società quotate. L’obiettivo è quello cheentro il 30 giugno 2026il 40% degli amministratori senza incarichi esecutivi o il 33% di tutti gli amministratori siano donne, ovvero amministratrici. E nei confronti di chi non rispetta i parametri Ue i singoli Stati hanno il potere di infliggere sanzioni. Paga l’uomo, questa volta non per cavalleria.

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