«Cari fratelli e sorelle del Canada, vengo tra voi per incontrare le popolazioni indigene. Spero che, con la grazia di Dio, il miopellegrinaggio penitenzialepossa contribuire al cammino di riconciliazione già intrapreso». Sono le parole deltweetcon cui il 24 luglioPapa Francescoha annunciato la sua visita inCanada, quarta trasferta pontificia nel Paese del nord America dopo le tre compiute da Wojtyla, ultima quella nel 2002. Il viaggio fa seguito alle scusepronunciateil 1° aprile di quest’anno da parte di Bergoglio, che ha definito “deplorevoli” gliabusicommessi nei decenni passati dai missionari delle 139scuole residenzialicattoliche ai danni delle popolazioni dei Métis, degli Inuit e delle Prime Nazioni. Dal XIX secolo fino agli anni ’70 del Novecento, circa150milabambiniindigeni sono stati allontanati dalle loro famiglie e costretti a frequentare gli istituti ecclesiastici. Agli studenti veniva impedito di esprimersi nella loro lingua madre, in un processo diassimilazione culturalepromosso dallo Stato che non ha risparmiato episodi diviolenza fisica e sessuale. Nel maggio 2021 vennerotrovatii resti di 215 bambini, alcuni di 3 anni, sepolti nel sito di quella che un tempo era la più grande scuola residenziale indigena del Canada. La prova di un vero e propriogenocidio, nel quale si stima che abbiano trovato la morte fino a 6.000 bambini. «È un momento storico importante – ha dichiarato il Gran Capo George Arcand Jr. della Confederazione del Trattato 6 Prime Nazioni – Siamo stati colpiti tutti da questo sistema, direttamente o indirettamente. Queste scuse riconoscono quanto abbiamo vissuto e creanoun’opportunità per la Chiesa di riparareai rapporti con i popoli indigeni in tutto il mondo. Ma non finisce qui: c’è molto da fare.È solo un inizio». Domenica Papa Francesco è atterrato all’aeroporto di Edmonton, capoluogo della provincia occidentale dell’Alberta, dove è stato accolto dai rappresentanti dei tre principali gruppi indigeni insieme al primo ministro canadeseJustin Trudeaue alla governatrice generale del CanadaMary Simon, prima indigena a ricoprire questo ruolo. Lacerimoniadi benvenuto è stata inaugurata dal gesto simbolico delbaciamanoda parte del Papa nei confronti dell’anziana indigenaAlma Desjarlais, tra le sopravvissute alle scuole residenziali. «La nostra gente è stata traumatizzata. Alcuni di loro non sono tornati a casa. Ora spero che il mondo capirà perché la nostra gente è così ferita», ha dichiarato il capo Greg Desjarlais delle Prime Nazioni di Frog Lake. «In questo momento molti del nostro popolo sono scettici e feriti», ha ribadito Arcand Jr. Per questo lebuone intenzionidel papa potrebbero essere insufficienti. «I gruppi indigeni cercano qualcosa di più delle semplici parole – commentaAssociated Pressin riferimento alle richieste da parte degli indigeni di avereaccesso ai registridella Chiesa per identificare i responsabili di quanto accaduto – Vogliono anchegiustiziaper gli abusatori, risarcimenti finanziari e larestituzionedei manufatti indigeni custoditi dai Musei Vaticani». «Penso che per la maggior parte dei nativi americani il punto non siano tanto le scuse o le richieste di perdono per chi ha fatto angherie di ogni genere e violenze – ha dichiarato all’AdnkronosAlessandro Ragana, presidente dell’Associazione di promozione sociale e culturale Indian Village – Le scuse sono sempre bene accette, ma è ladottrina della scopertache deve messa in dubbio». La visita del papa, costretto alla sedia a rotelle a causa di un problema al ginocchio, proseguirà il 27 luglio nella regione francofona del Québec e il 29 luglio a Iqaluit, nella parte più settentrionale del Canada prossima al Circolo polare artico, da dove il pontefice farà rientro in Vaticano.
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