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Un tuffo dove l’acqua è più blu, anche dopo pranzo

 

Rabindranath Tagore, in una delle sue tante bellissime poesie scrive: «La nostra vita naviga su unmaremai attraversato, le cui onde si inseguono l’un l’altra giocando a un eterno rimpiattino». Quando andavamo al mare da bambini mia mamma dal terrazzo vigilava e minacciava mia sorella e il sottoscritto di non azzardarci a entrare in acqua fino a che non fossero trascorse almenotre ore da quando avevamo mangiato. Come tanti italiani della mia generazione, e non solo, ho subito il trauma della cosiddetta “congestione post prandiale”…poi, finalmente, sono cresciuto, hofatto il bagno dopo aver mangiatoe mi sono accorto che…ero rimasto vivo. Non voglio semplicizzare le cose,la prudenza non va mai trascurataquando si ha a che fare con un elemento così apparentemente innocuo come l’acqua. Negli Stati Uniti l’annegamento è la seconda causa di morte per trauma accidentale nei bambini fino ai 14 anni e ilCenter for Disease Control and Prevention(CDC) ha stilato un elenco dei fattori che espongono arischio annegamento: mancanza di controllo da parte di un adulto nei momenti in cui un bambino piccolo fa il bagno (al mare, ma anche in piscina e persino nella vasca da bagno), assenza di barriere che prevengano l’accesso incontrollato del bimbo all’acqua, non saper nuotare, presenza di disturbi neurologici come l’epilessia, consumo di alcolici. Curiosamente, non si menziona l’aver pranzato da poco.La paura principale è che il contatto con l’acqua fredda a stomaco pieno provochi la cosiddetta “congestione”, nella credenza comune una sorta di blocco della digestione con conseguente svenimento che in acqua potrebbe essere molto pericoloso. Si tratta di un timore che parte da lontano e infatti già il medico greco Galeno di Pergamo nel II secolo d.C. e il suo collega persiano Haly Abbas del X secolo d.C. consigliavano di astenersi dall’immergersi in acqua dopo il pasto. È necessario chiarire cheil termine congestione è di fatto usato a spropositoin quanto si riferisce a un «ristagno di liquidi a livello di un tessuto». Nel nostro caso si tratta piuttosto di unrallentamento della digestione. Infatti, il contatto della nostra pelle con l’acqua fredda richiama il nostro sangue alle aree periferiche del corpo per mantenere la nostra temperatura, togliendolo quindi a stomaco e intestino. Nulla di letale. Un fenomeno che invece può potenzialmente essere grave è l’“idrocuzione”(diving reflex), cioè il brusco sbalzo di temperatura che subiamoquando ci tuffiamo sudati e accaldatinell’acqua gelida, sia con lo stomaco pieno che a digiuno. Il brusco sbalzo termico può causare una perdita improvvisa di coscienza con conseguente rischio di annegamento. Per prevenire l’idrocuzione bastaentrare in acqua gradualmente, soprattutto se siamo accaldati e l’acquaè fredda, dando tempo al nostro corpo di abituarsi al cambio di temperatura. Ritengo che non solo i bambini ma tutti noi, per divertirci in sicurezza durante i nostri soggiorni marini, dobbiamo essere consapevoli di alcune regole. Evitare i tuffi nell’acqua ghiacciata, vigilare sempre sui bambini quando fanno il bagno, mangiare leggero. Piuttosto che arrovellarci sul tempo trascorso dal pasto, ricordiamoci cheèdal sole che dobbiamo ripararcidurante e dopo il pranzo, nelle ore centrali della giornata: sarebbe meglio non trascorrerle in spiaggia, specialmente per i bambini più piccoli Sì alla prudenza e no al terrorismo.Se ci siamo lasciati allegramente andare con teglie di lasagne e parmigiana di dimensioni tali da poter sfamare tutta la spiaggia qualche problemino potremmo averlo. Ma sappiate che anche quando il nostro apparato digerente sta tentando di smaltire pranzi luculliani, se dovesse capitare di bagnarci sulla riva, o di essere investiti da qualche schizzo d’acqua, la nostra incolumità non è a rischio. Siamo stati cullati nell’acqua per le 40 settimane di gestazione mentre ci nutrivamo tranquillamente attraverso la placenta delle nostre madri e… non è successo niente di grave

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