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Turisti in arrivo, taxi desaparecidos

 

Itassistinon si fermano. Almeno non per raccogliere turisti e cittadini smarriti. Si sono fermati, da inizio luglio, solo per protestare. Come ieri in via del Corso con le strade limitrofe e i palazzi istituzionali blindati dalla polizia, in 5 incatenati davanti a palazzo Chigi mentre altri lanciavano petardi, fumogeni e slogan all’indirizzo dell’esecutivo diMario Draghie diUber. «Giù le mani dalla licenza», hanno gridato in coro. Manifestazioni analoghe si sono svolte a Torino, con oltre 200 tassisti parcheggiati in piazza Vittorio Veneto, e a Milano, dove sono state effettuate solo corse “sociali” verso ospedali o per persone con problemi fisici. Nel mirino l’art. 10 delddlConcorrenza, che prevede la liberalizzazione del settore attraverso un «adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante l’uso di applicazioni web» e la «promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze». Una direzione già sperimentata nel 2006 da Pierluigi Bersani, allora ministro dello Sviluppo economico nel governo Prodi bis, e in seguito dall’esecutivo guidato da Mario Monti. Entrambi i tentativi, però, si sono arenati di fronte all’ostruzionismo dei sindacati. «Chiediamo che il governo stralci l’articolo 10 del ddl Concorrenza e apra subito un tavolo di confronto con tutti gli attori interessati», dichiarano i rappresentanti di categoria in una lettera rivolta alle istituzioni. «Alla luce di quanto già accaduto e in funzione di ciò che ulteriormente emerge dall’inchiesta Uber Files», prosegue il documento, «gli operatori del comparto taxi non sono assolutamente disposti ad accettare che le regole del loro lavoro vengano riscritte attraverso una delega che non comporta un loro coinvolgimento diretto». Ma lo spettro di Uber non sempre rema contro, soprattutto quando i due attori del mercato trovano un accordo per spartirsi la torta. «Il modello per noi èl’accordo con Uber che abbiamo raggiunto come ItTaxi», aveva dichiarato all’inizio del mese il presidente della Cooperativa Radiotaxi 3570 di Roma Loreno Bittarelli. Che ieri infatti ha fatto la fronda: «È un fermo non autorizzato, i tassisti più facinorosi ci impediscono di lavorare», ha dichiarato, «noi vogliamo il dialogo con il governo e siamo disposti a riscrivere il ddl». Intanto incommissione Attività produttiveprosegue l’esame del disegno di legge, e secondo fonti parlamentari ascoltate dall’Ansa la Camera starebbe lavorando alla riformulazione dell’articolo per trovare «una sintesi tra le diverse sensibilità». Per Emilio Boccalini, vice presidente di Taxiblu 02.4040 attivo a Milano, si tratta di «un voto decisivo per i destini di diverse migliaia di lavoratori». Dalla politica, intanto, arrivano risposte contrastanti. Unite contro la liberalizzazione le destre, da Fratelli d’Italia alla Lega di Matteo Salvini che cavalca la protesta: «Perché accanirsi su 40.000 tassisti in un momento economico e sociale come questo?». A difesa dei tassisti anche le principali sigle dei sindacati Cigl, Cisl e Uil. Più prudente il Pd, nonostante la proposta di emendamento a favore delle auto bianche sottoscritta dal capogruppo in commissione trasporti Davide Gariglio insieme all’ex sottosegretario ai Trasporti Umberto Del Basso De Caro. Secondo il presidente di Tassisti Artigiani Milanesi (Tam) Claudio Severgnini, «i rappresentanti di Forza Italia hanno condiviso che in questo momento non ci sono le condizioni per proseguire con la modifica dell’articolo 10», ma il 4 luglio il deputato di FI Andrea Ruggieri si era espresso in modo deciso contro quelli che aveva definito «capricci monopolistici» invocando una «liberalizzazione selvaggia» da parte del governo. Draghi, per ora, sembra tenere il punto, ma il Governo scricchiola. Cittadini e turisti, intanto, aspettano alla fermata perché dopo due giornate di scioperi non annunciati, si prevede ancora “movimento” settimana prossima, mercoledì e giovedì.

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