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La rivoluzione del velo in Iran

 

Durante la “Giornata dell’hijab e della castità”, celebrata il 12 luglio, molte donne iraniane hanno deciso di festeggiare in modo diverso: togliendosi il velo. Un gesto di protesta contro la crescente pressione del governo iraniano per far rispettare leleggi sull’hijabe sulla castità, appunto, sempre più severe. L’iniziativa ha ricevuto moltissime adesioni soprattutto online: su Twitter l’hashtag”#hijab_without_hijab”è stato utilizzato migliaia di volte, accompagnato davideo di donneche si rimuovevano il capo e, in alcuni casi, lo calpestavano. Come riporta la testata israelianaThe Jerusalem Post, secondo lo strumento di ricerca delle tendenze su Twitter,Trendsmap, i tweet sono statipiù di 76.000tra lunedì e martedì. Sul sito web iranianoTagminer, l’hashtag è stato elencato come il secondo tag più popolare nel Paese a partire da martedì sera, insieme a #No2Hijab. Si è unita alla protesta social anche la giornalista e attivista iranianaMasih Alinejad, ricercata dal governo e residente negli Stati Uniti, che su Twitterha pubblicato un videoin cui denuncia le violenze subite da chi non indossa l’hijab ed esorta donne e uomini a protestare contro “il regime clericale”. L’hijab, che lascia scoperto il viso, è solouno dei veli utilizzati dalle donne islamiche: ci sono ancheil niqab, che lascia una fessura all’altezza degli occhi, eil burqa, che copre lo sguardo con una rete. Le leggi che obbligano le donne a indossare l’hijab in Iran non fanno che intensificarsi: secondo laBbc Persian, un’ordinanzaimpedisce di entrare senza il velo in metropolitananella città di Mashhad, nel nord-est dell’Iran, e di accedere a uffici e banche. Una direttiva della banca iraniana Mellatvieta alle dipendenti di indossare calze e tacchi altie ai dirigenti uomini è vietato avere donne come assistenti amministrativi. In Iran, secondo una legge della Sharia, istituita quattro anni dopo la rivoluzione islamica del 1979,l’hijab è obbligatorio per tutte le bambine e le donnedi età superiore ai 9 anni. Chi non osserva le regole rischia rimproveri pubblici, multe e/ola reclusione. L’istituzione della “Giornata dell’hijab e della castità” il 12 luglio non è casuale: è il giorno in cui, nel 1935, a Mashhad, nel nord-est dell’Iran, molte persone furono eliminate per aver protestato contro l’allora sovrano del Paese,Reza Shah Pahlavi, chevietò alle donne di indossare il velo islamico. Il fondatore della dinastia Pahlavi, infatti, riteneva che l’hijab iraniano e i costumi tradizionali maschili fosseroun segno di “arretratezza”e cercò anche di costringere gli uomini a indossare quelli che considerava vestiti e cappelli “occidentali”. L’establishment religioso si oppose fermamente al decreto e agli altri tentativi di modernizzazione di Reza Shah, che andò in esilio (per motivi politici, slegati dal discorso dell’hijab) nel 1941. Nel 2017 Vida Movahed protesta a Teheran, legando il suo velo a un bastone. Prima di essere arrestata e identificata era chiamata “La ragazza di Enghelab Street”Credit: Salampix/ABACAPRESS.COM Nel 2017 Vida Movahed protesta a Teheran, legando il suo velo a un bastone. Prima di essere arrestata e identificata era chiamata “La ragazza di Enghelab Street”Credit: Salampix/ABACAPRESS.COM Le proteste contro l’obbligo dell’hijab si sono moltiplicate tra il 2017 e il 2019:Vida Movahed, la donna iraniana simbolo della lotta contro il velo islamico che se lo tolse durante una manifestazione,fu arrestata e poi rilasciatasu cauzione nel 2018. Durante le contestazioni del 2019, il presidente del tribunale rivoluzionario di Teheran, Mousa Ghazanfarabadi, aveva annunciato che chiunque avesse pubblicato un video senza velo, avrebbe rischiatofino a dieci anni di carcere. Come volevasi dimostrare e come riporta l’agenzia di stampa semi-ufficiale iranianaFars,diverse persone sono state arrestate lunedì. «L’establishment teme una rivoluzione da parte delle donne che è già iniziata oggi», ha detto l’attivista per i diritti umaniMasih Alinejadall’agenzia di stampa britannicaReuters. E non finirà presto.

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