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Come funziona la mente di un adolescente?

 

Abbiamo tutti presente quell’immagine un po’ stereotipata e macchiettistica del teenager capriccioso e ribelle: qualcosa di vero c’è. L’adolescenza è effettivamente un periodo cruciale nella crescita dell’individuo ed è caratterizzata da scontri e conflitti, soprattutto con le figure genitoriali. Laneuroscienziata dello sviluppo Eveline Croneha studiato per anni i comportamenti degli adolescenti, prendnedo in considerazione una fascia d’età compresa tra i 10 e i 24 anni. Per farlo, ha osservato, e tuttora osserva, la loroattività cerebralementre sono impegnati in varie attività. In particolare, alcuni comportamenti o atteggiamenti, come quelli che si innescano di fronte al rischio o alla ricompensa vengono esaminati attraverso alcune task e giochi al pc. Già in un articolo pubblicato sull’Annual Review of Psychology 2020, Crone e il suo collega Andrew Fuligni dell’Università della California, Los Angeles, ponevano una serie di riflessioni sul mondo interiore degli adolescenti. In un’intervista comparsa suKnowable Magazine, Eveline Crone ha spiegato di essere affascinata dal modo in cuiogni nuova generazionesia diversa e a suo modo innovi la società. Dopo un percorso di studi come psicologa sperimentale, la dottoressa ha iniziato a elaborare e sviluppare approcci innovativi per osservare determinati processi mentali. «Chiediamo a persone di fasce d’età differenti di portare a termine una determinata azione: per esempio, chiediamo di rispondere alle domande che compaiono su uno schermo e utilizzando unostrumento di imaging cerebralechiamato fMRI (risonanza magnetica funzionale), possiamo osservare i modelli di attività nel cervello». Si tratta di compiti studiati appositamente, possono comportare una scelta mentre si è soli o al contrario, di fronte agli amici e analizzano cosa accade quando i ragazzi devono attendere prima di ricevere una ricompensa: pensano prima a se stessi o agli altri? Preferiscono cooperare o condividere? Oppure offrono qualcosa agli altri? In questo modo si riconducono gli atteggiamenti a determinati modelli di attività nel cervello. Agliesperimentisul campo si affiancano tutta una serie diesamiulteriori,sondaggi,panelin cui intervengono i giovani: l’idea è che integrando i vari metodi, i lati positivi degli uni compenseranno gli svantaggi degli altri e viceversa. Il ragionamento si sviluppa con l’avanzare dell’età: ibambinipiù piccoli tendono all’apprendimento esplorativo, fatto di tentativi ed errori. Mano a mano che si cresce, più si diventa consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni, per se stessi e le persone attorno. In altre parole, ci affidiamo perlopiù allestrategie cognitive, siamo più inclini a razionalizzare, mentre le emozioni primarie emergono meno. Il team ha analizzato il comportamento dei ragazzi di fronte al rischio, spesso in relazione algioco d’azzardo online, creando una situazione in cui i partecipanti potrebbero vincere o perdere denaro per se stessi, per il loro migliore amico o per una persona che cui non nutrono simpatia. Mentre solo una piccola percentuale di adolescenti intraprenderischi estremi, vediamo che una particolare zona del cervello, lo striato ventrale, diventa più attivo per tutti gli adolescenti quando unascelta rischiosa, per esempio una scommessa che potrebbe causare la vittoria di molti soldi o al contrario una perdita ingente: la tentazione è in media avvertita maggiormente o quando alla presenza di amici. L’impulsivitàcon cui un adolescente compie certe scelte costituisce una fase di passaggio necessaria e utile per consentirgli di esplorare e gettarsi in nuove esperienze. «A cosa serve il nostro studio? Ildibattito sul climaè un buon esempio: i giovanihanno idee molto diverse rispetto al passatosulla sostenibilità e partecipano a manifestazioni perun pianeta più sano. Credo che la loro voce sia importante su questo argomento, anche quando è scomoda per le generazioni più anziane. Questa ricerca quindi si interroga su cosa possono fare gli adulti per aiutarli. Le “intrusioni” da parte loro spesso non funzionano. I ragazzi dovrebbero avere lo spazio per sviluppare nuove idee e metterle in pratica da soli. Questo è qualcosa che ho imparato anche nel tempo: se gli adolescentipossono inventare il proprio approccio, è molto più probabile che funzioni». Quindi la domande è: cosa possono fare gli adulti per fornire opportunità ottimali ai giovani e aiutarli a diventare individui socialmente impegnati? «Bisogna coinvolgerli nelle decisioni e prendere sul serio le loro opinioni».

Redazione

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