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Luci e ombre del governo Draghi

 

Giunge a conclusione ilgoverno Draghidopo ledimissionidel Presidente del Consiglio e la calendarizzazione delle elezioni politiche per il 25 settembre. Un governo durato circa 17 mesi, a guida tecnocratica con la chiamata dell’ex banchiere centrale Mario Draghi, e supportato da un’ampia maggioranza partitica con l’esclusione di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. L’esecutivosi era insediatonelfebbraio del 2021con lo scopo principale di gestire la campagna vaccinale, la fase post pandemica e la ripresa economica basata su i fondi europei delPNRR. Ma gli eventi interni e internazionali hanno portato successivamente il governo a confrontarsi con unacrisi energetica mondiale, uno sconvolgimento geopolitico dettato dall’invasione russadell’Ucraina, una pandemia che non si è mai conclusa e l’incedere dellacrisi climatica-ambientale. Il combinato disposto ha spinto il governo a concentrarsi su alcune riforme con risultati vaghi e parziali, a partire da certe questioni nazionali. La gestione governativa della pandemia ha determinato l’inasprimento degli obblighi vaccinali che hanno portato l’Italia a essere uno dei Paesi europei con la piùalta percentuale di vaccinati, salvo poi l’abbandono progressivodel green pass e una rimozione delle misure a pandemia attenuata, ma ancorain corso. Sono state avviate le riforme sulleconcessioni balnearie sul catasto con risultati di portata limitata, senza intaccare iproblemi persistentie i patrimoni accumulati. A riguardo Draghi avevaaffermato: «Questo governo non tassa, non tocca le case degli italiani. L’ho detto fin dall’inizio: questo governo non aumenta le tasse». La riforma dell’IRPEF è andata principalmentea vantaggiodelle classi medio-alte, soprattutto la fascia di reddito fra i 40.000 e i 60.000 euro, mentre le restanti azioni in campo economico si sono concentrate sulle questioni burocratiche del PNRR e bonus di varia natura, fra cui anche il temporaneo taglio delle accise per far fronte alcaro carburanti. I tentativi di riforma della pubblica amministrazione, la quale presenta un’età mediafra le più alted’Europa, hanno ottenutorisultati minimi, mentre la riforma della giustizia ha incontrato ipareri negatividella Commissione Europea. Inpolitica esterail governo si è distinto per una chiara e ferma posizione all’interno del quadro europeo e dell’Alleanza Atlantica, con undistanziamento nettoda Cina e Russia, e anche il rigetto deiprecedenti accordidel primo governo Conte con Pechino. Con l’inizio della guerra in Ucraina l’esecutivo ha supportato tutte le mosse e lesanzionidecise dall’Occidente nei confronti della Russia, tenendo però un profilonascosto e secretatonella fornitura delle armi, con una politica ambigua nei confronti delleforniture energetichee negli aiuti economici-militari, frai più bassidei Paesi occidentali. L’incedere della crisi energetica e il pericolo di un blocco delle forniture russe di gas, hanno spinto il governo a diversisforzi diplomaticiin Africa e in Medio Oriente, in modo da aumentare le forniture anche attraverso irigassificatori. Una “realpolitik” che ha portato ad accordi con regimi autoritari problematici e il scivolamento in secondo piano dei diritti umani, fra cui latragicavicenda di Regeni,minimizzata dal ministro degli esteriDi Maio: «L’Italia non ha mai smesso di chiedere collaborazione al Cairo sul caso Regeni, l’intesa sul gas con l’Egitto è un accordo tra aziende». L’agenda di contrasto alla crisi climatica-ambientale, che doveva rappresentare un caposaldo dell’azione governativa attraverso il Mite (Ministero della Transizione Ecologica), è stata pian piano retrocessa fra le priorità dell’esecutivo, con numerose polemiche e pochi sforzi concreti. Irapporti con le aziende fossilisi sono intensificati, mentre i permessi per le rinnovabili sono rimastiin stallo, così come non c’è stata una netta accelerazione dell’economia circolare. Il governo ha tentato poi didilatare ulteriormentei tempi per la fine dei motori termici, mentre ilPNACC(Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici) non è statoancora approvatodopo anni di iter burocratico. Roberto Danovaro, professore ordinario di Ecologia presso l’Università politecnica delle Marche ha recentemente ammonito «Tenete conto che quel documento è stato scritto nel 2015, ed era basato su dati precedenti che ora sono cambiati: questi tempi lunghissimi non sono compatibili con una politica efficace». Altre tematiche legate ai diritti sociali e civili, dall’introduzione delsalario minimoalloIus Scholae,hanno visto solo delle proposte preliminari, ma nessuna riforma approvata. Un’azione ostacolata più volte dalle tensioni in seno alla maggioranza e dai pessimi rapporti fra il parlamento e l’esecutivo, con quest’ultimo che ha accentrato maggiormente i poteri su di se e fatto ricorso più volte alla fiducia, segnandoun recordnella storia repubblicana. La fine del governo Draghi lascia ai successori vasti, numerosi e problematici compiti, specialmente alla luce di una congiuntura internazionale che vede l’intensificarsi dellacrisi energetica, il proseguire dello scontro geopolitico fra Occidente e Russia, ilpeggioramentodella crisi climatica e una situazione economica-sociale italianastagnanteda oltre tre decenni.

Redazione

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