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Ius Scholae. E il dibattito si infiamma

 

Già in previsione del 29 giugno la discussione si è riaccesa. È facile che in questa settimana la questione di come e quando concedere lacittadinanza ai figli di stranieriche vivono nel nostro Paese torni al centro della scena. Mercoledì approda in Parlamento ildisegno di leggedi Giuseppe Brescia (M5S) che prevede che diventino Italiani tutti coloro che – arrivati qua prima del dodicesimo anno di età – abbiano completato almeno un ciclo scolastico o abbiano fatto almeno cinque anni in una delle nostre aule. La frattura, non solo politica, è insanabile: da una parte chi trova assurdo che si possa discutere intorno aragazzi che sono sostanzialmente già Italiani, dall’altra chi pensa che la cultura d’origine di questi bambini prevalga inevitabilmente e che si debbanoaspettare i 18 anniperché effettuino una scelta. Ma quale cultura? Di quale Paese? E cosa caratterizza esattamente quella italiana? Cosa hanno in comune culinariamente, in termini di formazione, di attitudine, di gestione dei rapporti un altoatesino e un napoletano, tanto da poter identificare un tratto comune nel quale i giovani stranieri possano riconoscersi? Dal nostro punto di vista sono domande che restano senza risposta. Ma l’obiezione più stupida che sentirete in giro è quella secondo la quale costoro diventeranno unabanca di votiper i partiti che favoriranno l’ottenimento dell’agognato documento d’Identità con scritto “Repubblica Italiana”. Come se – stranieri solo legalmente -non abbiano le loro ideesu come debba essere governato il Paese, non siano in grado di riconoscere la rispondenza di un certo partito al loro modo di sentire. Come se non esistessero tra loro tradizionalisti che giudicheranno le idee dell’area più cattolica della Lega o di Fratelli d’Italia molto vicine; come se non ci fossero tra loro persone che giudicheranno questa legge debole, insufficiente e tardiva e ne incolperanno proprio i Cinque Stelle e il PD; come se non ci fossero (per esempio) tra i cittadini dell’est Europa extracomunitario uomini e donne contrari alla cosiddetta “immigrazione selvaggia” dal Nordafrica. Come se fossero unamassa informe dedita al voto di scambio:tu dammi la cittadinanza, io barro il tuo simbolo nell’urna, come balneari, tassisti o farmacisti con le leggi che li riguardano. Ma sono singoli individui, non una categoria. Al limite costituisconocomunitàche si generano per origine, quartiere di residenza, vita sociale, frequentazioni, letture, fede religiosa, lavoro svolto e mille altre contaminazioni. Proprio come balneari,tassistie farmacisti, che infatti non votano in blocco gli stessi partiti.

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