Un milione di bambinə e ragazzəche frequentano le scuole italiane non hanno gli stessi diritti deə loro compagnə di banco. Le cose potrebbero cambiare, se solo venisse approvata la riforma dello“IusScholae”, il disegno di legge che prevede la cittadinanza italiana anche per ə minori natə in Italia o che siano arrivatə nel Paese entro i 12 anni di età, che vi risiedano legalmente e che, soprattutto, qui abbiano frequentatoalmeno 5 anni discuola. Mercoledì 29 giugnola discussione arriverà allaCamera dei Deputati. Siamo di fronte a una svolta storica? «Il provvedimento ha già subito uno slittamento, e questo mi preoccupa», spiegaalla SvoltaCostanza Margiotta, coordinatrice del movimentoPriorità alla Scuola. «Ogni volta siamo di fronte a progetti di riforma della cittadinanza che non riescono mai ad andare in porto.La legge n. 91 del 1992è una delle norme più arretrate d’Europa in materia di cittadinanza per bambini e ragazzi nati e/o cresciuti in Italia: ha già compiuto trent’anni», continua Margiotta. Attualmente, come avevamo spiegatoin un articoloesattamente un mese fa, la legge italiana prevede che una persona nata in questo Paese possa diventarne automaticamente cittadinanel caso in cui uno dei genitori sia italiano. Per ə figliə dimigrantinatə in Italia, la cittadinanza deve essere richiestadopo aver compiuto i 18 anni(ma entro i 19) e solo se, fino a quel momento, si è vissuti legalmente e ininterrottamente in Italia. Un’altra opzione possibile è il matrimonio con unə cittadinə italianə. I modelli europei attorno a noi sono vari:in Francia, per esempio, vige loius soli.Chiunque vi nasca, è consideratə cittadinə francese. In Spagna vale il diritto di sangue, per cui si diventa spagnolə se figliə di almeno un genitore spagnolo, ma per coloro che nascono sul territorio,si prevede la naturalizzazione dopo un solo anno di residenza. Anche in Germania vale loius sanguinis: si è considerati cittadinə tedeschə solo se si è figliə di cittadinə tedeschə. Ed è ciò che vale, salvo alcune eccezioni, anche in Italia. In occasione dei 50 anni dellaFederazione Internazionale diActionAid, organizzazione indipendente che opera in Italia dal 1989, una delegazione ha incontratoil Presidente Sergio Mattarellaal Quirinale e ha espresso l’auspicio di veder realizzata in Italia la riforma della Legge sulla cittadinanza per ə ragazzə cresciutə nel nostro Paese. Action Aid ha anche presentato, nella giornata del 24 giugno, i risultati diun sondaggiorealizzato da Quorum/Youtrendper conoscere cosa pensano gli italiani della riforma:6 italianəsu 10 la vogliono. «È altissima la percentuale di italiani a favore del cambio della legge sulla cittadinanza. Sarebbe grave che il Parlamento, o meglio i partiti, dimostrassero ancora una volta loscollamento dal proprio elettorato», spiega Margiotta. Emerge sempre di più, inoltre, che i consensi vadano oltre le appartenenze politiche, ormai: “il 48% degli elettori della Lega è d’accordocon lo Ius Scholae, come il 35% tra chi si dichiara elettore di Fratelli d’Italia e il 58% degli intervistati di Forza Italia”, dice il sondaggio. «Alcuni studi precedenti avevano già mostrato come anche gli elettori dei partiti di destra fossero favorevoli allo Ius Scholae: questo la dice lunga sulcarattere moderato di questa riformarispetto a molte altre vigenti in Europa, perché è comunque molto restrittiva per bambini e ragazzi stranieri», sottolinea Margiotta. La docente e ricercatrice spiega che «non stiamo chiedendo di far entrare in vigore loIus Soli, ma si tratta di una legge che prevede la cittadinanza per chi abbia frequentato almeno 5 anni consecutivi di scuola qui. Questo significa chechi arriva in Italia nel momento sbagliato rischia di non poter avere comunque accesso, e noi di Priorità alla Scuola abbiamo insistito che questo aspetto venga riformato. In ogni caso, saremmo già contenti se passasse così com’è». Questa condizione riguarda1 studente su 10, circa 877.000 in totale. Ma, come spiega Action Aid, “il numero reale di quanti studenti senza cittadinanza frequentano le scuole italiane è ignoto alla stragrande maggioranza degli intervistati(solo l’11% indica la cifra approssimativa corretta)”. Una volta venuti a conoscenza del numero esatto, “la percentuale dei favorevoli si amplia ancora e chi era scettico cambia percezione: in totale il 37,6% degli intervistati è colpito positivamente”. La conoscenza del fenomeno, dunque, fa cambiare prospettiva: il problema è chemolte personenon conoscono i criteri della riformae non sanno in cosa consiste la legge sulla cittadinanza che andrà in esame alla Camera: sonoil 62%. «I docenti sono preparati sull’argomento, perché si tratta di qualcosa sotto i loro occhi, ogni giorno, a scuola. I genitori vengono a scoprirlodai figli, che gli parlano del compagno di classe “straniero”, che è un termine inesatto, oppure se ne rendono conto quando uno studente non può partecipare a unagita fuori dall’Italiaorganizzata dalla scuola, a unavacanza studio all’estero, a unErasmus», spiega Margiotta. Ora, se verrà approvata alla Camera, la riforma dovrà andare al Senato. «Ed è proprio in questo passaggio che si arenò l’altra volta». Margiotta spiega che l’iter sarà lungo e Priorità alla Scuola continuerà con le mobilitazioni anchequando riapriranno le scuole. L’ha fatto anche prima della chiusura e degli esami, con la campagna “È ora di cittadinanza”. Prossimo appuntamento? Davanti alla Camera, il 29 giugno, con lo slogan “Italia dimmi di sì”.
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