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I pesci robot che mangiano microplastiche

 

Ci siamo inventati di tutto per rimuovere lemicroplastichedal mare e dagli oceani, maun pesce robot minuscolonon si era ancora mai visto. Ben13 millimetriche nuotano percorrendone quasi 30 al secondo, quasi quanto i plancton. L’invenzione è firmataYuyang Wang, ricercatrice presso il Polymer Research Institute dell’Università di Sichuan, in Cina, che insieme al suo team ha progettato quello che potrebbe essere ilfuturo della raccolta delle microplastiche. Si tratta diquelle piccole particellerilasciate ogni giorno da oggetti come bottiglie d’acqua, pneumatici, magliette sintetiche, e che vanno poi a infiltrarsi nell’acqua potabile, nei prodotti alimentari e nel cibo,danneggiandonon solo l’ambiente e i corsi d’acqua, ma anche gli animali ela salute umana. Ne scrive il quotidiano britannicoGuardian, che spiega come mai questo piccolo pesce robotico sia così innovativo: per la sua capacità di nuotare a partire da rapidi impulsi di luce, di attaccarsi alle microplastiche fluttuanti e di “recuperare robustezza e funzionalità anche in caso di danneggiamento”, spiegalo studiopubblicato sulla rivistaNano Letters, proprietà della società scientifica statunitenseAmerican Chemical Society. Inoltre, ha la capacità di attirare frammenti che si trovano nelle vicinanze grazie ai coloranti organici, agli antibiotici e ai metalli pesantiall’interno delle microplastiche, che sviluppano forti legami chimici e interazioni elettrostatiche con i materiali di cui è composto il pesce. In questo modo, «i ricercatori potranno analizzare ulteriormente lacomposizione e la tossicità fisiologica delle microplastiche», ha dichiarato al Guardian Wang, che è una delle autrici principali dello studio. Il suo team si è ispirato allecreature che popolano gli oceani: per la struttura, ha ricreatoun materiale simile alla madreperla, il rivestimento interno delle conchiglie, realizzando, a partire dal suo gradiente chimico, vari fogli microscopici, per poi stratificarli. Ne è nato un micro pesce robot elastico, flessibile,in grado di attirare fino a 5kg di pesoe guarirsi da solo all’89%, cosa utile per chi deve affrontare acque agitate. Wang è un’esperta di materiali autorigeneranti. Saranno necessarie ulteriori ricerche, specialmente per capire come implementarlo nel mondo reale: per ora il robotfunziona solo in superficie, ma gli studiosi stanno tentando di realizzare modelli più complessi che vadano in profondità. Se questa invenzione andasse in porto (perdonate il gioco di parole), la nanotecnologia assumerebbe un ruolo rilevante nell’assorbimento e nella raccolta di materiali inquinanti, e secondo Wang questo «migliorerebbe l’efficienza dell’intervento eridurrebbe i costi operativi».

Redazione

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