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Jurassic Park, tra finzione e realtà

 

Era il 1993 quando fu proiettata la prima pellicola diJurassic Park.Ora, l’universo ideato da Steven Spielberg torna a farci emozionare nel buio della sala proiezioni con un nuovo capitolo della saga sui grandirettili preistorici: non manca nessuno all’appello. Maquanto sono attendibilile bestie gigantesche e spaventose riprodotte nel lungometraggio? Per capirlo,Live Sciencesi è rivolto a dueesperti del settore: Steve Brusatte, paleontologo dell’Università di Edimburgo in Scozia e consulente scientifico del film, e Kenneth Lacovara, professore presso la School of Earth and Environment e scopritore dell’imponente Dreadnoughtus, undinosaurosauropode dal collo lungo e robusto, noto anche come titanosauro e presente nel film. Leapprossimazioni e le inesattezze sono tante, per esigenze di regia si intende, ma è comunque interessante passarle in rassegna. A partire dalle tempistiche legate alritrovamento di un fossile: l’intepido paleontologo Alan Grant, interpretato da un Sam Neil che gli anni non hanno minimamente scalfito, ne dissotterra uno in quattro e quattr’otto. Ma nella realtà, una volta scoperto, può esserenecessario molto tempo, oltre che molti collaboratori, prima che questo sia pronto per passare dalla terra e dal fango alla teca di vetro di un museo. Viene infatti prima trasportato in un laboratorio, esaminato, pulito e riassemblato: tutte queste operazioni possono richiedere da una manciata di ore ad alcuni anni. D’altronde, sono trascorsi 3 decenni dal primo film di Jurassic Park e da allora abbiamo potutosfatare molti falsi miti: in particolare, hanno fatto scalpore le teorie di alcuni studiosi che ipotizzano, sulla base di alcuni ritrovamenti, l’esistenza didinosauri piumati. Ovviamente la produzione del colossal non poteva non attingere a piene mani dalle scoperte più recenti. Fanno così la loro comparsa sullo schermo alcunidinosauri dotati di piume, tra cui i famigeratiVelociraptor. Il piumaggio, però, non era probabilmente come quello degli odierni rapaci, quanto piuttosto quello arruffato, lanuginoso e non ancora pienamente formato dei pulcini. Se però, per quanto riguarda i colori del piumaggio, il film opta giustamente per piume perlopiù rosse, marroni e nere, l’altro grande errore riguarda ledimensioni stesse delle creature. Per esempio, ilGigantosaurussembra giganteggiare sulTirannosaurs Rexe appare perfettamente in grado di batterlo, mentre ancora imperversano le dispute accademiche su quale dei due fosse effettivamente il più grande: avevano infatti più o meno le stesse dimensioni. Stessa sorte è toccata alMososaurus, che più di una volta risulta il doppio di una megattera. Al contrario, invece, un esemplare adulto sarebbe stato persino leggermente più piccolo del cetaceo.

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