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Nel 2022 è record mondiale di rifugiati: oltre 100 milioni

 

“No End InSight”, nessuna fine in vista. Si intitola cosìla ricercadiUNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, pubblicata in vista del diciannovesimo anniversario dellaGiornata mondiale del rifugiato, che ricorre ogni anno il 20 giugno. Nonostante il numero dimigranti e rifugiatiche attraversano il Mediterraneo sia in continua diminuzione dal 2015, questi viaggi della speranza sono sempre più fatali: sette anni fa era stato registrato un picco dipiù di un milione di personeche tentavano diraggiungere l’Europa via mar Mediterraneo, divenute poi 141.500 nel 2018, 123.700 nel 2019, 95.800 nel 2020 e, secondo i dati più recenti,123.300 attraversamenti individuali nel 2021. Un numero in diminuzione anche in precedenza alla pandemia di Covid-19. Solo nel primo trimestre del 2022, oltre 18.000 rifugiati e migranti hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l’Europa e circa 2,3 milioni hanno intrapreso lo stesso viaggio negli ultimi otto anni. Se si faun discorso globale, però,le persone costrette a fuggire nel 2022sono state100 milioni,una ogni 78 nel mondo: “Un traguardo devastante che non avrebbe mai dovuto essere raggiunto”, scrive UNHCR. Nel 2021 la cifra era 89,3 milioni, pari all’1% della popolazione mondiale. Anche il bilancio delle vittime ha subito un’accelerata: l’anno scorso, solonel Mediterraneo e nell’Atlantico nord-occidentale,sono stati registrati circa3.231 morti o dispersi in mare. Nel 2020 erano stati 1.881, 1.510 nel 2019 e oltre 2.277 nel 2018. Il numero potrebbe essere ancora più elevato considerando anche le rotte via terra attraversoil desertodel Sahara e zone di confine remote. L’organizzazione “UNITEDagainst Refugees Deaths”, la rete europea contro il nazionalismo,il razzismo, il fascismo e a sostegno di migranti, rifugiati e minoranze, ha diffusoun elencoche riportaidecessi dei rifugiati dal 1993 al 2022: in meno di vent’annialmeno48.647 persone sono mortecercando un presente migliore, secondo i dati raccolti attraverso ricerche, informazioni ricevute dalle 550 organizzazioni di rete in 48 paesi e da esperti locali, giornalisti e ricercatori nel campo della migrazione. La lista, lunga 84 pagine, è aggiornata al 1° giugno. La maggior parte è annegatanel Mediterraneo, altri sono stati uccisi alle frontiere o una volta deportati nei loro Paesi d’origine, dai trafficanti, o si sono tolti la vita nei centri di detenzione. Molti, spiega Unhcr, sono individui in fuga da conflitti, violenze e persecuzioni. L’Agenzia delle Nazioni Unite, da tempo e costantemente, richiama l’attenzione sulle terribili esperienze e sui pericoli affrontati dai rifugiati e dai migranti attraverso specifiche rotte: la rappresentazione grafica realizzata in vista della Giornata mondiale del Rifugiato si concentra, in particolare, sul percorso che vadall’Est e dal Corno d’Africa al Mediterraneo centrale. Non solo morti in mare, però: UNHCR denuncia anche le morti e gli abusi diffusi lungo le rotte terrestri, “più comunemente all’interno e attraverso i Paesi di origine e di transito, tra cui Eritrea, Somalia, Gibuti,Etiopia, Sudan e Libia, dove viene segnalata la preoccupante maggioranza dei rischi e degli incidenti”. In questi territori, in particolare in Etiopia,Kenya, Sud Sudan e Uganda, ilWorld Food Programme, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare, è stato costretto a ridurre significativamente le razioni di cibo ai rifugiati fino al 50%: i bisogni umanitari si moltiplicano in tutto il mondo e i finanziamenti faticano a tenere il passo.Secondo le stime del WFP,solo in Africa orientale servirebbero 411 milioni di dollariper sostenere i rifugiati nei prossimi sei mesi, in Sud Africa 113 milioni. All’inizio di aprile l’UNHCR ha pubblicato unastrategia aggiornatacon alcune proposte, come l’aumento dell’assistenza umanitaria, il sostegno e le soluzioni per le persone che necessitano di protezione internazionale e per i sopravvissuti a gravi abusi dei diritti umani, e un appello per i finanziamenti. L’UNHCR esorta anche gli Stati a garantire alternative sicure alle traversate pericolose, a rafforzare l’azione umanitaria, di sviluppo e di pace per affrontare le sfide della protezione e delle soluzioni. E a salvaguardarei diritti umani di coloro che fuggono. “Chiunque siano, da qualsiasi luogo provengano. Sempre”.

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