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2035 elettrico: ostacolo o opportunità?

 

Nel 2015 ho scelto di mutare radicalmente il corso della mia vita imprenditoriale, passando dal vendereauto a motore endotermicogestendo la concessionaria di famiglia al guadagnarmi da vivere con e grazie allamobilità elettrica, inseguendo un’intuizione. Oggi, sette anni dopo, l’azienda da me co-fondata e totalmente made in Italy e in Europe, è una realtà che sta conoscendo una crescita che sorprende in primis noi. La piccola premessa è utile per raccontare come io stesso abbia vissuto e portato nel mio “micro” ciò che a livello “macro” sta accadendo inEuropae inItalia. La settimana scorsa siamo stati testimoni di una svolta storica: ilParlamento Europeo si è espresso a favore dellostop alla produzione e vendita di automobili a motore endotermico. Un’uscita dalla propria comfort zone per andare versoinnovazioneeprogressoche ha generato un coro di voci pro e (soprattutto) contro, un po’ come capitato anche a me. L’opinione pubblica si è spaccata tra chi si dice d’accordo e trova, anzi, che 13 anni siano un intervallo di tempo ancora troppo lungo per attuare il cambiamento e chi osteggia la decisione con due tesi principali: la filiera Italiana verrebbe depressa a scapito di posti di lavoro e verrebbero favoriti mercati (come quello cinese), storicamente forti nellaproduzione di batteriee affini. Due orizzonti futuribili? Se ci ostiniamo a interpretare l’intervallo che ci separa dall’anno zero come un ostacolo invece di un’opportunità, forse sì. Senza contare le percentuali positive che riguardano noi e l’Europa perelettrico e rinnovabili. In Italia il 38% del fabbisogno di energia elettrica è coperto da un mix difonti rinnovabili, per esempio. Inoltre, in Europa ilmercato automotivevede i big player già da tempo organizzati nella riconversione dei propri stabilimenti, formando risorse e investendo nell’elettrificazione. Qualche esempio? Già nel 2018Volkswagendichiarava di voler diventare il “produttore più redditizio di auto elettriche al mondo”, aumentando la produttività del 30% entro il 2025. Così comeAudinon ha mai taciuto di volere eliminare progressivamente la produzione dei modelli con motori endotermici. Aggiungiamoci lapropensione d’acquisto verso l’elettrico, fotografata daEY mobility consumer index: sono pari al 70% gli Italiani che vogliono cambiare auto per un elettrico, opinione diffusa soprattutto tra i più giovani, i futuri acquirenti di domani. Altro dato interessante: l’auto elettrica più venduta in Europa in aprile è stata la Fiat 500 elettrica e il gruppo Stellantis nelle vetture elettriche ha pesato più di Volkswagen. Quindi, nonostante paure e sfide collaterali da affrontare, lo switch alla mobilità elettrica è solo una voce delle azioni complessive da mettere in atto per la transizione: dalla semplificazione burocratica per la realizzazione diimpianti solari o eolici, alla generazione distribuita di energia, per citarne alcune. Il passaggio all’elettricoè una via ormai segnata e (voglio dire) attesa. Sapremo uscire dalla nostra comfort zone, come noi conSilla Industries, o perderemo tempo e risorse in questi 13 anni cercando di combattere una decisione già determinata? Ritengo anacronistico pensare che il nostro sistema industriale e imprenditoriale stia fermo consegnandosi passivamente all’obsolescenza, ma bisogna agire. Se non inizieremo a considerare questo tempo come un’opportunità per cambiare, ispirandoci ad altre realtà europee, e sopperire alla carenza normativa che gravita attorno allo sviluppo delle tecnologie sostenibili nonché al loro riciclo, allora ci dirigeremo a un punto di non ritorno e non sarà possibile restare competitivi e vincenti. Io credo l’Italia abbia tutte le carte in regola per farsi trovare pronta, chiaramente seppur non guidando il mercato automotive perché il ritardo è innegabile. Che questa sia solo una delle prime decisioni ambiziose e coraggiose di un’Europa che ha finalmente capito il percorso da seguire verso unamobilità a impatto zeroe che l’approccio di industria e politica sia sempre più orientato all’evoluzione anche per il nostro Paese. Così sapremo cavalcare questi 13 anni con visione e consapevolezza. Alberto Stecca, Ceo di Silla Industries

Redazione

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