Il Giappone ha deciso di intervenire sugliinsulti online. Entro la fine dell’estate entrerà in vigore una nuova legge che punisce gli autori con penefino a un anno di reclusioneo multe da circa 2100 euro. Come spiega il quotidianoJapan Times, questo segna un passo importante verso la lotta alcyberbullismoin Giappone: qualcosa si è mosso quandoHana Kimura, una wrestler professionista che ha partecipato al reality show in onda su Netflix “TerraceHouse”, si è tolta la vitaa soli 22 annidopo aver ricevuto numerosi messaggi di odio sui suoi canali social per mesi e mesi. Lo show riunisce in un’unica casa sei estranei che per un’intera stagione vivono insieme, fanno la spesa, si alternano per i lavori quotidiani e le pulizie della casa. Molti lo definiscono un “anti-realityTV show”,privo dei drammi esplosiviche solitamente caratterizzano queste produzioni. Ma, a marzo del 2020, una discussione tra Kimura e un altro membro del cast ha infervorato gli spettatori: come riporta la Cnn, avrebbero discusso su tematiche come ledifficoltà di essere una wrestler donna, le idee sbagliate pubbliche sul suo lavoro e la lotta per l’equilibrio tra lavoro e vita privata. La ragazza, nel 2019, era entrata a fare parte diStardom, un gruppo diwrestler professionistecon sede a Tokyo, e aveva vinto numerosi campionati e tornei. Aveva seguito l’esempio di sua madreKyoko Kimura, ex professionista del settore. La fama era poi arrivata con lo show, con cui aveva guadagnato fan provenienti soprattutto da Asia e Stati Uniti. Dopo l’accaduto, altri membri dello show avevano denunciato le proprie esperienze di abusi online: alcuni auguravano a una concorrente la morte, altri scrivevano che era inevitabile essere diffamanti online perché era“il giusto prezzo per essere una celebrità”. Stavolta, però, il reato differisce dalla diffamazione, che il codice penale giapponese definisce come l’umiliazione pubblica di qualcuno accusandolo di fatti specifici. La legge sugli insulti online punirebbe invece leumiliazioni pubblichedello status sociale di qualcuno senza fare riferimenti a fatti o azioni specifici. Le pene per i trasgressori sono molto più significative delle precedenti, che prevedevano la detenzione fino a 30 giorni e una multa fino a 70 euro. La nuova legge è stata approvata solo dopo l’aggiunta di una disposizione che prevede una misurazione del suo impatto sullalibertà di espressione. Seiho Cho, un avvocato penalista che vivein Giappone, ha spiegato alla Cnn che la norma non ha fornito alcuna classificazione di ciò che costituisce un insulto: «Ci devono essere dellelinee guidaper distinguerli: per esempio, al momento, se qualcuno chiama il leader del Giappone un idiota, quello potrebbe essere considerato un insulto». Gli oppositori della legge credono, infatti, chela norma potrebbe limitare la libertà di parolae le critiche a chi occupa posizioni di potere. Ma i sostenitori sono convinti che sia necessaria una risposta dura per reprimere cyberbullismo e molestie online. La madre di Kimura ha creato un’organizzazione chiamata “Remember Hana” per portare avanti diverseattività educative“con l’obiettivo di ridurre il numero delle vittime e degli autori di accuse online”. Dopo che il Parlamento ha approvato la legge, Kimura ha indetto una conferenza stampa in cui ha dichiarato: «Voglio che la gente sappia che il cyberbullismo è un crimine». Forse, adesso, la voce si spargerà.
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