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Entro 4 anni, il 40% donne nei cda europei

 

Un passo avanti versol’uguaglianza di genere: dopo dieci anni è stato trovato un accordo sulla direttivaWomen on boards, che obbliga le società quotate nei 27 Paesi membri dell’Unione europeaa far assumere alle donne almeno il 40% dei seggi neiconsigli di amministrazione. «Siamo finalmente riusciti a risvegliare la Bella Addormentata con il fatidico bacio», ha commentato all’agenzia di stampaReutersLara Wolters, socialista olandese e capa negoziatrice per il Parlamento europeo sulla questione. «Entro il 2026 migliaia diaziende dell’Unione europeadovranno inserire più donne nei loro consigli di amministrazione e garantire il 40% di uguaglianza nei Cda in tutti e 27 gli Stati membri. Attualmentesolo uno Stato membrolo fa e 18 non hanno alcuna legislazione a riguardo», ha twittato Wolters. LaCommissione europea, ilParlamento europeoe il Consiglio hanno fissato un obiettivo che punta al raggiungimento di un maggiore equilibrio di genere, stabilendoentro il 30 giugno 2026- anche se il Consiglio aveva proposto la data del 31 dicembre 2027 – una quota del 40% del“sesso sottorappresentato”tra gli amministratori non esecutivi o del 33% tra tutti i ruoli dirigenziali, compresi i direttori non esecutivi, gli amministratori delegati e i direttori operativi. Queste società dovranno garantire che le procedure di nomina dei consigli di amministrazione siano chiare e trasparenti, con unavalutazione oggettivadi candidati e candidate sulla base dei loro meriti individuali. ConWomen onborders, se due o più persone sonougualmente qualificateper un posto ai vertici, la priorità dovrebbe andare alla persona del sesso sottorappresentato, pur dando la precedenza al criterio meritocratico, hanno specificato gli eurodeputati. In Europa sono molte le donne altamente qualificate:circail 60%deəattualilaureatǝè di sesso femminile. Eppure, nelle posizioni di alto livello e nei consigli di amministrazione rappresentano il sesso sottorappresentato:solo un terzo dei membri dei Cdanon esecutivi sono donne. «Tutti i dati mostrano che la parità di genere ai vertici delle aziende non si ottiene per pura fortuna», ha commentato l’eurodeputata Wolters. La rappresentanza di genere nei consigli di amministrazionenon è distribuita in maniera ugualetra i 27 membri della comunità:l’Estonia, per esempio,ha il 9%dei seggi non esecutivi detenuti da donne, mentrela Francia il 45,3 %. L’obiettivo legale francese, infatti, è fissato al 40% e si tratta dell’unico Paese dell’Ue che supera tale percentuale. Lo riporta l’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere,l’EIGE, un’agenzia dell’Unione europea che ha l’obiettivo di rendere l’uguaglianza di genere una realtà all’interno e all’esterno dell’Ue: le sue ricerche mostrano come, nel 2021, le donne occupasseroil 30,6% delle posizioni nei Cda di tutta l’Ue. Italia, Paesi Bassi, Svezia, Belgio eGermaniahanno una percentuale che si avvicina a quella francese, con una partecipazione femminile tra il 36% e il 38%. La situazione è completamente diversa nella citataEstonia, in Ungheria, e a Cipro, dove meno di un amministratore non esecutivo su 10 era donna. L’Eige mostra anche che lequote vincolantidella Francia e gli obiettivi nazionali fissati, dal 2010 in avanti, anche da Italia e Germania si sono dimostrati più efficaci nel migliorare l’equilibrio nei consigli di amministrazionerispetto a quei Paesi che hanno adottato misure più morbide o non le hanno adottate affatto. Le autorità nazionali, che saranno responsabili dell’applicazione della direttiva, avranno il potere diinfliggere dellesanzionipecuniariee i tribunali nazionali potranno annullare la selezione dei membri dei consigli di amministrazione se una società violerà la legge europea. Questa direttiva, però,non si applica alle aziende con meno di 250 dipendenti. La prima proposta di legge risale al 2012, quando il piano era stato bloccato dai alcuni dei grandi Stati membri qualiGermania eRegno Unito. Come spiega ilGuardian, all’epoca fu la coalizione di governo tra i conservatori e i liberal-democratici britannici a preferireun approccio volontario, cosa che ha comunque portato il Paese a diventare uno dei migliori in Europa, secondo solo alla Francia conuna percentuale di donne nei Cda del 39,1%. LaGermania, invece, ha votato a favore della proposta a marzo di quest’anno dopo l’opposizione delgoverno Merkel,secondo cui si trattava di una questione da affrontare sul piano nazionale: la ministra per gli affari familiari, gli anziani, le donne e la gioventù Anne Spiegel aveva definito la norma «un passo necessario verso una maggiore uguaglianza di genere». Ora, una volta che Parlamento e Consiglio avranno formalmente approvato l’accordo, la direttiva entrerà in vigore20 giorni dopo la sua pubblicazionenellaGazzetta ufficiale dell’UE. Gli Stati membri dovrebbero attuare la direttivadue anni dopo la sua adozione.

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