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Cos’è la leadership positiva. E perché fa bene sul lavoro

 

Oggi per esserebuonəleadernon basta solo avere le capacità tecniche: servono anche quellerelazionali.Lo ha spiegato bene la dottoressaBeatrice Bauer, Associate Professor of Practice di Leadership, Organization & Human Resources presso SDA Bocconi School of Management. intervenuta aLinkontro22,l’appuntamento annuale della comunità del largo consumo per provare a pensare e tracciare una strada verso il futuro. «Quando ho cominciato io bastava avere unabuonacompetenza tecnicae così si veniva messi a capo di grandi gruppi di persone con le quali si riusciva a non avere neanche la minima relazione – ha dichiarato Bauer all’apertura del suo intervento – Non era facilissimo vivere in queste organizzazioni. Non c’era attenzione albenessere delle persone». Ma poi, ha spiegato la dottoressa, c’è stato un cambiamento e si è capito che unaleadership positivaaiuta al benessere dell’impresae deə suə dipendenti. E così sono stati pubblicati circa4,8 milioni dilibrial riguardo, «perché si è capito che se le persone vengono coinvolte, le performance delle aziende migliorano molto», ha aggiunto Bauer. Quindi no, non basta avere le giuste competenze per essere unə bravəleaderma bisogna anche avere lacapacità di interessarsialle condizioni e alleemozionideə propriə dipendenti. Perché lavorare a fianco di leader attentə alle nostre condizionifa la differenza. L’intervento della dottoressa Bauer parte dall’idea che, avendo le emozioni uneffetto diretto sul nostro corpo,queste devono essere positive altrimenti ne risentiranno sia la nostra salute che le nostre capacità performative. E sul lavoro, lebuone emozioniderivano molto da unaleadership positiva. Bauer ha quindi offerto alla sua platea tre buoni motivi perripensare alla propria leadership. Il primo è che investire sul benessere delle persone porta aguadagni per tuttə.Secondo i dati da lei riportati, in Italia il 65% delle persone svolgono il loro lavoro con il minimo investimento, mentre solo il 5% è veramente attivo e completamente appassionato al proprio mestiere. Ebbene, seincentivato e spronatoda una buona leadership, quel 65% «vale come una miniera d’oro». Il secondo motivo è che il futuro è in mano aəmillennialse questə vogliono essere coinvoltə. Bauer ha spiegato che il numero digiovaniche lasciano il Paese è in aumento e che senza uncambio di rottada parte delle imprese, questə non torneranno. La chiave èincluderlə, considerarlə e guardare alle loroambizioni, proprio come unə leader positivə è solitə fare. Il terzo motivo è attuale più che mai: questa èl’epoca dell’incertezza, per tuttə noi. «Ogni leader deve riconoscere che nel suo team ci sono persone che affrontano labuferaconbarchemolto diverse», ha dichiarato Bauer. E per bufera non intende la situazione economica e sociale che contraddistingue le persone, bensì il proprioatteggiamento emotivo e mentale,ovvero tutte quelle risorse psicologiche che ci sono utili ad affrontare la bufera e l’incertezza. Come agire quindi? La chiave è nel concetto diautoefficacia. Riprendendo la definizione dello psicologo Albert Bandura, Bauer ha spiegato che l’autoefficacia è lafiduciache le persone hanno nelle proprie capacità ma, nel caso della leadership positiva, è importante andare più nello specifico. In questo caso, la fiducia si basa sull’idea che le persone sisentano capacidi affrontare una determinata situazione più che esserlo veramente. «Unə buonə leadermigliora l’autoefficaciadelle persone – ha spiegato la dottoressa, aggiungendo che i benefici si ritrovano anche a livello corporeo – Il livello di autoefficacia correla con il vostro sistema immunitario. È un’energia vitaleche ci permette di affrontare le situazioni difficili». Tutto poi si ricollega alleemozioni: quandolavoriamotanto e con impegno ma in un contesto negativo, l’ormone dello stress(il cortisolo) cresce, così come il nostro livello diadrenalina. Quando invece, al contrario, lavoriamo intensamente ma con piacere, cala solo il cortisolo. Ritornando all’autoefficacia (chiave fondamentale per una leadership positiva), come raggiungerla?Incoraggiandoə nostrə dipendenti,investendosul loro sviluppo con l’obiettivo che questə mettano a frutto spontaneamente il proprio potenziale; riconoscendo i loro punti di forza e le loro virtù;coinvolgendolə, supportandolə senza sostituirsi a essə;parlandodelle loro emozioni e della bufera che vivono. Il cambiamento non è immediato ma è unprocesso graduale, basato sul continuo investimento nel benessere delle persone, così che il risultato finale sia avantaggio di tuttə: dell’azienda, dellə leader e deə dipendenti. «I leader vogliono essere i primi attori, ma i leader di oggi devono diventare deigrandi registi», ha concluso la dottoressa.

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