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La città del futuro sarà un ecosistema

 

Entro il 2050, due terzi dell’umanità abiteranno incittà. Che città saranno però? Il dato è allarmante se si pensa che a oggi i centri urbani sono responsabili di circa il75% delle emissioniplanetarie di CO2. La convergenza verso la city procede a ritmi di70 milioni di persone all’anno: spesso in modo incosciente, senza una logica urbanistica. E proprio le città sono tra le principali vittime del fenomeno delsurriscaldamento. Secondo l’organizzazioneCdp, che tiene periodicamente report dettagliati sulle minacce globali ai centri urbani, i pericoli più verosimili sonoondate di calore,siccità,tempeste violentee naturalmente l’innalzamento del livello del mare, che rischia di far inabissare interi centri abitati. Per raggiungere gliObiettivi di sviluppo sostenibilesarà fondamentale ripensare e trasformare lemetropoliin realtà piùsaneesostenibili. Ma come? “Negli ultimi 20 anni, abbiamo dovuto fronteggiare una serie dicrisi globalie le città ne sono state teatro” ha commentatoStefano Boeri,architettoeurbanistacelebre per aver progettato ilBosco Verticalee ospite alSustainable Cities Day.L’evento organizzato dal Consolato Generale di Svizzera a Milano e dalla Società Svizzera di Ingegneri e Architetti (SIA) è stato un’occasione per riflettere sulle prospettive future delle nostre città. Boeri elenca le qui le crisi: “La piaga del terrorismo dopo il 2001, poi la crisi economica del 2008, 2 anni fa la pandemia che ha tenuto sotto scacco le città per mesi e ora anche la drammatica guerra in Ucraina che sta creando una serie di disagi energetici nel resto del mondo,in primis, nelle città”. Il primo passo da fare, suggerisce l’architetto, è condurre delle valutazioni approfondite per comprendere lefragilitàe irischirispetto ai quali è urgente unintervento. “È necessario un ripensamento del rapporto tra sfera urbana, paesaggio e territorio. Occorre immaginare, come la chiamo io, un’anti-città, che superi il modello legato al passato dei grandi agglomerati minerari”. “Oltre alla creazione diaree verdie diparchi, è importante puntare allariqualificazione degli immobilie allaconversione elettricadellamobilità. Com’è per me la città del futuro? Un luogo i cuiedificiriescano a produrreenergia pulita. Per esempio, al concorso di Losanna del 2014, assieme a un team di colleghi, abbiamo creato un progetto diampliamento e sviluppo urbanisticodiGinevra. Ebbene, invece di orientarlo vicino alla riva del fiume, che sarebbe stata la scelta più ovvia, abbiamo optato per concentrarlo attorno alla montagna e di integrarlo con la biodiversità del luogo”. All’evento presso laCasa degli artistiè intervenuta ancheElena Grande,assessora all’ambiente e al verdeal comune diMilano. “La città ecologica che vogliamo la stiamo costruendo a poco a poco, e da questo punto di vista Milano ha le carte in regola per dimostrarsi un modello all’avanguardia. Di contro, però, resta anche tra le città più inquinate d’Italia e d’Europa”. Su cosa puntare allora? “Per esempio sull’acqua: Milano ne è ricchissima e non soffre ildramma della siccitàche invece persiste e si aggrava in molte città italiane”. Ma non solo. Il piano per Milanoentro il 2030è quello di ridimensionare leprevisioni insediativeper oltre 1,7 milioni di metri quadri e imporre un vincolo su altrettanti 3 milioni (sottratti in parte a opere di nuova edificazione) perché vengano destinati ad attività agricole: in questo modo si otterrebbe unrisparmio di suolodel 4%. Per non parlare dei numerosiparchiin programma, almeno 20, da quelli in zona Labro e Martesana, alla riqualificazione dei Navigli e di alcuni scali ferroviari, più vari collegamenti e raccordi tra le zone verdi del centro urbano, per una dimensione complessiva pari a2 milioni di metri quadri. “Occorre investire sull’architetturae su progetti diedilizia sociale, che rendano Milano una città economicamente vivibile anche per i giovani” ha concluso Boeri. “In questa prospettiva, il non-profit e il modello delle società benefit possono dare un grande contributo nel rivoluzionare il sistema”.

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