“Kurdbun – Essere curdo” diFariborz Kamkariè il primo documentario diretto da un regista curdo che testimonia l’irresistibile volontà di esistere del suo popolo, spesso costretto a lottare contro i tentativi di sterminio e le oppressioni subiti da più fronti. Mentre scorrono le immagini, in un climax di violenza, e si ascolta, in particolare,la testimonianza della giornalista freelance Berfin Kar(pseudonimo) la mente va inevitabilmente a ciò che sta accadendo in Ucraina, alle immagini di case e palazzi sventrati così come al rifugiarsi sotto terra. «Ogni guerra ha una costante:il 90% delle vittime sono civili,persone che non hanno mai imbracciato un fucile. Che non sanno neanche perché gli arriva in testa una bomba. Le guerre vengono dichiarate dai ricchi e potenti, che poi ci mandano a morire i figli dei poveri», aveva affermatoGino Stradaquando ricevette, nel 2015, ilRight Livelihood Awards,il ‘Nobel alternativo’ riconosciutogli per «la cura delle vittime delle guerre». Il docu-film vuole contribuire a ritrarrela tenace resistenza del più grande popolo senza una patriae raccontare l’identità perennemente negata attraverso l’inedito e drammatico materiale, tra gli altri, ripreso clandestinamente durante l’assedio di Cizre, nel Kurdistan mai nato. Ilregista curdo, nato a Mashad, in Iran,ha studiato Letteratura Drammatica all’università di Teheran e Cinema ad Amsterdam e questo lavoro ha potuto vedere la luce grazie all’incontro conBerfin Kar,donna e giornalista coraggiosa. «Mi ha chiesto di visionare i rushes che lei e il suo cameraman hanno girato durante l’assedio di una città curda in Turchia, Cizre, e di dare un parere. Dopo poche immagini di quel documento ho accettato di farne un film». La giornalista è attualmentein Turchia in attesa di processoper aver fatto il suo mestiere di reporter durante l’assedio. «Ci sono delle piaghe che, come la lebbra, corrodono lentamente la nostra anima, in solitudine». Sono tra le prime parole che leggiamo, sui volti in bianco e nero di gente comune; subito dopo cresce la tensione con la macchina a mano che segue e va in una strettoia. «Domenica primo gennaio 2016: è il ventunesimo giorno dell’assedio, tre settimane da quando sono arrivata a Cizre e questa mattina per la prima volta i bombardamenti sono stati sospesi», rivela Kar.Si avverte un silenzio che mette angoscia,come la quiete prima della tempesta: sembra di essere lì mentre sparano e tutti cercano una via di fuga, fino a quando la macchina da presa, capovolta mostra lo scorrere del sangue degli innocenti e registra le urla. «La camera di Berfin registra i momenti diuna guerra drammatica contro i civiliche mai nessun film di finzione è riuscito a descrivere. Vedere il crollo di un palazzo con gli abitanti dentro da pochi metri di distanza, i cecchini che colpiscono, invisibili, alla cieca, anziani, donne, bambini, è devastante. Vederel’immenso dolore e la resistenza di un popoloche accetta la morte ma non si inchina, riempie il cuore di ogni spettatore di dolore e nello stesso tempo di orgoglio», ha evidenziato Kamkari, aggiungendo «Ho deciso di partire dal documento di Berfin per denunciare un incredibile crimine contro l’umanità, ma anche per ricostruire un pezzo della memoria comune di un popolo perseguitato». “Kurdbun – Essere curdo”è nelle nostre sale dal 12 maggio distribuito da Officine Ubu ed è stato presentato anche alla 29esima edizione di“Sguardi Altrove Film Festival”.
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