Categories: Diritti

In viaggio da Lodi alla Polonia per aiutare i profughi ucraini

 

«Mamma, mamma, un aereo», indica spaventato Anton, 7 anni, nato e cresciuto a Kherson, città dell’Ucraina meridionale caduta nelle mani dell’esercito russo dal destino sconosciuto. Anche se questa storia non inizia inUcraina, teatro della guerra che va avanti dal 24 febbraio, ma a ritroso, da una stazione di servizio in Repubblica Ceca, poco dopo il confine polacco. L’aereo sfreccia sopra la testa di Anton mentre la mamma Olena lo rassicura perché «questo non è un aereo cattivo ma buono». Il volto del bambino si distende, sorride mentre agita la mano verso il cielo, felice che quel mezzo con le ali non possa sganciare una bomba ma continui solo il suo viaggio tra le nuvole ormai lontane da casa. Storia di Lena, scappata con 5 figli dalle bombe di Putin Olena, Lena per tutti, ha 36 anni e 5 figli(4 femmine e 1 maschio, Anton), un bassotto, Merci, e un gattino salvato tra le macerie di Kherson, a metàtra il mar Nero e il Dnepr, il fiume che taglia il Paese in 2 e che Putin vorrebbe diventasse il confine dei territori da annettere alla Federazione Russa. In 3 mesi, da quando è iniziata la guerra, l’omonima regione si è spopolata passando da 1 milione di abitanti a 500.000.«Non è stato facile scappare, soprattutto sola con 5 figli- spiega Olena – ci sono voluti 9 giorni per raggiungere il confine con la Polonia, prima in un piccolo bus fino a Kryvyj Rih, 200 km a nord di Kherson, e poi a ovest a Leopoli, alle porte dell’Europa». Ci tiene a sottolineare l’aiuto ricevuto da alcuni volontari israeliani per lasciare la cittàe la fortuna di essere stati affidati a un autista, Vanya,«una persona fantastica, era molto preoccupato per noi, non so come avremmo fatto senza di lui».Una solidarietà fatta di tanti piccoli tasselli e persone, tutti indispensabili per iniziare una nuova vita.«Perché l’Italia? – ripete Olena ad alta voce in russo – perchého lavorato alcuni anni lì, conosco un po’la lingua ed era l’unica alternativa per il momento». I volontari di Santa Francesca Cabrini di Lodi Alla stazione di servizio la giovane mamma non è sola: a prenderla a Cracovia, prima di portarla in Italia, alcuni volontari dell’Associazione Santa Francesca Cabrini di Lodi,per laterza missionedi aiuti per l’Ucrainapartita il 20 maggio. Otto volontari, due pulmini carichi di cibo, vestiti, medicinali,macchinari medici da lasciare inPoloniaaTomaszów Lubelski,40 ore di macchina tra andata e ritornoin meno di 3 giorni attraverso Austria, Repubblica Ceca e Polonia. Un viaggio a tratti estenuante anche per i volontari, si dorme poco e ci si ferma tanto anche solo per sgranchirsi le gambe. E tra le vetture si comunica con delle radioline stile scuola di polizia: più facile, veloce e sicuro dei telefoni cellulari, e quasi divertente da osservare. «Andate a Lignano Sabbiadoro a fare festa?» chiede un gruppo di ragazzi in fila in autogrill tra Venezia e Udine. «Non proprio», rispondeAlexander Codeluppi, 24 anni studente di medicina, alla guida di uno dei 2 pulmini. Mentre ordina un caffè per gli 8 volontari, pensa al motivo per cui ha deciso di mettersi in macchina di venerdì pomeriggio anziché andare a divertirsi: «Si può aiutare il prossimo anche con i propri mezzi, io ho tempo ed energie, e poi la vita è fatta di esperienze, una così non ti fa vedere davanti agli occhi la guerra ma ti aiuta a capirne le conseguenze». È il suo secondo viaggio, questa volta senza il padreVittorio Codeluppi, tra i fondatori di Santa Francesca Cabrini,Societàbenefit da anni nel settore dell’accoglienza dei rifugiatiaLodi,l’unica struttura in provincia che dàaccoglienza ai profughi, per lo più provenienti dal nord Africa, e lavora a stretto contatto con la Prefettura. «Quando è scoppiata la guerra in Ucraina non ci abbiamo pensato 2 volte – spiega Vittorio Codeluppi-è stato naturalelo switch dai “classici” richiedenti asilo a chi scappava dalla guerra, abbiamo riempito 7 furgoni con i beni di prima necessitàe siamo partiti anche per riportare in Italia chi ne avesse bisogno». Le regole per la libera circolazione e per prestare aiuto Alla fine di febbraio, non essendoci “regole”, ognuno poteva andare in Ucraina e guidare in un Paese Ue con dei rifugiati. Solo il4marzo 2022 ilConsiglio d’Europaha adottatola decisione di esecuzione (UE) 2022/382 del Consiglio cheaccertava l’esistenza di un afflusso massiccio di sfollati dall’Ucrainae che aveva come effetto l’introduzione di unaprotezione temporanea. Da quel giorno i cittadini ucraini titolari di passaporti biometrici hanno infatti ildiritto di circolare liberamente nello spazio Schengen, dopo essere stati ammessi nel territorio dell’Unione, per un periodo di90 giorni su 180(possono recarsi nello Stato membro in cui intendono godere dei diritti connessi alla protezione temporanea o raggiungere i familiari e gli amici attraverso le reti delle diaspore ucraine attualmente esistenti in tutta l’Unione europea). Senza avere bisogno di documenti o autorizzazioni, una realtà come Santa Francesca Cabrini, ma anche semplici cittadini,possono partire per il confine tra Polonia e Ucraina,lasciare aiuti umanitari e offrire un posto in auto. Anche se il flusso migratorio è diminuito notevolmente rispetto alla fine di febbraio:secondo l’UNHCR, dal 24 febbraio al 25 maggio 20226.659.220 persone sono fuggite dall’Ucraina, e circa 2.156.500 sono rientratenel Paese di origine. AncheVittorio,commercialista, racconta come siano giàdiverse le situazioni dei rifugiati che oggi scappano dall’Ucraina rispetto a quelli in fuga a fine febbraio: «chi lo fa ora è perché sa di non avere alternative». Storia di Olga: da Zaporizhzhia alla Scozia Quelle che non aveva più neancheOlga, 43 anni, di Zaporizhzhia, anche lei in viaggio verso Lodicon i volontari di Santa Francesca Cabrini: la sera del 7 marzo scorso, il giorno del suo compleanno, era in coda, al freddo, per passare la frontiera e raggiungere la Polonialasciando indietro tutta la sua vitanella città natale e che i russi continuano a bombardare. I genitori anziani vogliono rimanere lì, dice, ma la figlia ventenne e il nipote sono con lei, in fila verso l’Unione Europea. L’attesa lunga oltre 2 mesi che divide Olga dall’Italia passa daTomaszów Lubelski, città polacca a poco più di 30 km dal confine ucraino, e dalle domande alle quali non riesce a trovare delle risposte. Da una parte la paura di lasciare la famiglia, gli amici, il lavoro e la casa, dall’altra il desiderio di tornare a vivere. Questa volta inScozia, dove ha ottenuto un visto da rifugiata e che raggiungerà dall’Italiadopo aver passato alcuni giorni da un’amica ucraina residente a Novara. Andrà sola, lo si capisce quando si abbraccia con la figlia prima di partire: il marito è in Ucraina a combattere e la giovane preferisce rimanere in Polonia. Non condivide la scelta Olga ma ne prende atto, «la cosa che mi spaventa di più è non sapere nulla di quello che succederà domani, ma forse è proprio questo che può aiutarmi a iniziare un nuovo capitolo: non ho più niente e sono pronta a tutto». Il futuro, il passato e il presente, le emozioni di Olga si mischiano quando pensa ai parenti che vivono oltre il confine, in Russia, «mio padre è russo,parte della sua famiglia vive lì ma da quando è iniziata la guerra abbiamo smesso di parlare, hanno preferito credere alla televisione rispetto che alla mia testimonianza». Desirè e Anastasiia, insieme per aiutare l’Ucraina È strano pensare che senza la guerraDesirè Del Chiaro, 23 annisiciliana trapiantata a Boston, eAnastasiia Bochan, 20 anniucraina, non si sarebbero mai incontrare. Ci sono anche loro a bordo dei pulmini partiti da Lodi con 2 storie che si intrecciano dopo l’inizio del conflitto armato e che sono ancora legate dal filo della solidarietà.«È iniziato tuttoa marzo, non lo dimenticheròmai,- racconta Desirè – stavo tornando da Los Angeles a Boston e guardavo le news di quello che stava succedendo in Ucraina. Mi sono sentita totalmenteinutile, impotente, anche perché fisicamente lontana, e ho deciso che avrei fatto tutto quello che era in mio potere per poter aiutare il più possibile». Dalle parole ai fatti, grazie a una giornalista Desirè riesce a parlare con la Croce Rossa polacca per capire quali fossero i beni di cui avevano più bisogno i rifugiati, e poil’incontro virtuale con Anastasiia, originaria di Leopoli,città in cui sarebbe tornata il 26 febbraio dopo 6 mesi di Erasmus in Lituania. Lo stesso giorno, la mamma infermiera dell’esercito e il papà militare la mandano aBilgoraj, al confine polacco dove inizia la collaborazione con”Diia.My”, una ONG ucrainache si prende cura di donne e bambini in fuga dalla guerraedel trasporto di cibo e medicine in diverse cittàdell’Ucraina. Grazie a Desirè, che durante la pandemia ha aiutato un’organizzazione di Boston con un progetto incentrato sulla raccolta di testimonianze di medici sulla gestione dell’emergenza del Covid-19, tra cui quelli di Lodi, Anastasiia ha conosciuto Santa Francesca Cabrini partecipando alla seconda missione di aprileda Lodi a Bilgoraj. Oltre alcrowdfundinglanciato a marzo per portare beni di prima necessità al confine tra Polonia e Ucraina e aiutare i rifugiati a lasciare il Paese in modo sicuro, le due già pensano a dei programmi diriabilitazione psicologica per i traumi dei bambini ucraini.«Sono sicura che l’amicizia creata con Anastasiia è qualcosa di speciale, uno di quei legami che non finisce facilmente», sorride Desirè interrotta da una telefonata. È un volontario che si trova in Polonia, sa che Desirè sta andando aTomaszów Lubelski(lei e Anastasiia continueranno il loro viaggio verso Leopoli) e che i pulmini torneranno in Italia: «Mi ha chiesto se possiamo andare a prendere una donna con 5 figli alla stazione di Cracovia». Il sistema dell’accoglienza degli ucraini in Italia Desirè si ferma e chiamaMartina Castelli, coordinatrice delle missioni di Santa Francesca Cabrini, e le spiega la situazione. Lena ha assicurato di avere già una sistemazione in Italia per un mese, basta solo darle un passaggio e accompagnarla alla stazione centrale di Milano. Anche sela storia è un’altra: appena saliti in macchina, Lena mi dà un numero di telefono da chiamare, è il proprietario di un’abitazione che li ospiterà per un mese in Italia, poco fuori Milano [sono l’unica che parla russo nel gruppo, ndr.]. O almeno così le ha detto per telefono una volontaria di una piccola associazione internazionale che aiuta i profughi ucraini a trovare un alloggio temporaneo. Il signore dice di non essere stato messo al corrente di dover ospitare una donna ucraina con 5 figli, un cane e un gatto per un mese: «nessuno mi aveva spiegato niente,ho soloricevuto una prenotazione online, purtroppo non posso, con la stagione estiva e i 2 anni di Covid…» La telefonata si interrompe mentre il pulmino continua il viaggio, questa volta senza Desirè e Anastasiia, ormai a Leopoli, ma con a bordo una donna e 5 minori che potrebbero, nell’ipotesi più remota, anche non essere figli suoi. Il tragitto si trasforma in una ricerca, a tratti spasmodica, di un posto dove fare stare 6 persone e 2 animali. «Va bene tutto per me», continua a ripetere Lena, un momento incredula della notizia di non sapere dove andare appena arrivata a Milano, altri apparentemente tranquilla. C’è sempre l’alternativa dell’hub aperto proprio alla stazione centraledi Milano, gestito da Progetto Arca e Protezione Civile, operativo 7 giorni su 7 per dare assistenza ai profughi ucraini che arrivano in città.Al telefono assicurano che l’unico servizio inattivo nella notte sia quello dei tamponi anti covid, anche se alle 3:30 di mattina di domenicanon c’è nessuno ed è tutto chiuso. Dopoun numero indefinito di telefonate,il gioco dell’oca si conclude nel cuore della notte con la solidarietà di un’amica diNicolò, 30 anni di Milano,un altro dei volontari partito da Lodi: è stremato anche lui «ma da soli non li lascio», continua a ripetere. Nessuno vorrebbe e «una soluzione la troviamo», dice Martina Castelli da Lodi, in costante comunicazione con i volontari. Tra la confusione e la stanchezza, si capisce che a soli 3 mesi dall’inizio della guerra,il sistema di accoglienza non è così efficace: a differenza dei richiedenti asilo e rifugiati provenienti da altre zone del mondo, gestiti dal Ministero dell’Interno, è il dipartimento della Protezione civile(che fa capo alla presidenza del consiglio dei ministri) a occuparsi degli ucraini -ogni giorno, in media, dal 3 marzo al 14 maggio 2022, in Italia sono arrivate 1.605 persone. I controlli e i dati sui permessi di soggiorno Anche se al Brennero, domenica 22 maggio, non c’era nessun posto di blocco: e così si allungano i tempi (se fermati al confine italiano, i rifugiati ucraini hanno 48 ore per recarsi in questura e comunicare il loro arrivo), eaumenta la confusione persino per chi aiuta e parla italiano. Secondo l’elaborazione di openpolissu datiprotezione civile, delle quasi 120.000 persone rifugiatesi in Italia, 94.015 hanno presentato la richiesta di permesso di soggiorno per protezione temporanea presso gli Uffici immigrazione delle Questure, in virtù delladirettiva europea 55/2001. Inoltre, solo poco più di 11.000 cittadini ucraini sono ospitati nel circuito di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati (nei centri cosiddetti CAS e, in piccola parte, SAI),la maggior parte ha scelto di stare presso parenti e conoscentigià presenti in Italia dove la comunità ucraina conta oltre 250.000 residenti. Mentre la vita di Olga sta per ricominciare in Scozia, quella di Lena e i 5 bambini sembra dover superare l’ostacolo della burocrazia, ma nonla catena della solidarietà, lunga 1.300 km da Cracovia a Milano,con pochissime ore di sonno e un enorme desiderio di normalità.

Redazione

Share
Published by
Redazione

Recent Posts

In estate puoi risparmiare € 250 sulla SPESA | Il metodo che dovrebbero insegnare a scuola

Pensa di poter risparmiare € 250 sulla spesa alimentare con un metodo veramente molto semplice,…

4 ore ago

Il MECCANICO che ti spilla € 1.500 per riparare l’auto, usa i ricambi cinesi | Li compri su Temu e puoi fare da solo

Il meccanico ti ha spillato un conto da capogiro? Ma i pezzi li prende su…

20 ore ago

In pensione senza aver mai versato contributi, l’INPS ti regala gli anni necessari per l’assegno | Verifica nel cassetto previdenziale

Versare i contributi? Sembra ormai essere acqua passata, adesso l'INPS te li regala come un…

1 giorno ago

La Danimarca si scusa per gli abusi sulle persone con disabilità

  «A nome dello Stato danese, a nome del Governo: mi dispiace». Con queste parole…

7 giorni ago

Natalità: -1,1% nei primi 4 mesi del 2023

  A poco più di un mese dagliStati Generali della Natalità, lasituazione demografica italiananon sembra…

7 giorni ago

Biodiversità: Italia è quinta in Europa per numero di ricerche scientifiche

  Dall’Accordo all’azione: ricostruire la biodiversità”. È questo il tema scelto quest’anno per la Giornata…

7 giorni ago