Stati Uniti, Paesi Bassi, Ecuador, Thailandia, Australia e Nigeria. Provengono da questi Paesi i 7 vincitori delGoldman Environmental Prize 2022, considerato il Nobel “verde”, fondato nel 1989. Da allora, ha premiato oltre213 attivisti ambientali, provenienti da 93 nazioni. Quest’anno, il riconoscimento ha raggiunto tutti i continenti, celebrando importanti vittorie. Come quella ottenuta daNalleli Cobo, la 19enne statunitense che nel 2020 ha dato vita a una coalizione cittadina per chiudere definitivamente, aLos Angeles, unsito petrolifero tossicoche hacompromesso la salubrità dell’aria per oltre 500.000 abitanti. La lotta di questa giovane donna contro l’estrazione urbana dell’oro nero ha dato vita a un movimento politico all’interno del Consiglio della città di Los Angeles, che all’unanimità si è espresso pervietare nuove esplorazioni petrolifere. Incentivando la graduale eliminazione dei siti esistenti. Dagli Stati Uniti arriviamo inEcuador,per conoscere la storia diAlexandra Narvaez e Alex Lucitante, rispettivamente di 30 e 29 anni, che hanno dato vita a unmovimento indigeno di protestaper proteggere le foreste pluviali intorno al fiume Aguarico. Un corso d’acqua sacro agli indigeni del Cofàn – un’area nel nord dello Stato, intorno al Parco Nazionale di Cayambe-Coca – dalleconcessioni minerarie illegali. Grazie a questa iniziativa, quasi 32.000 ettari di foresta sono ora difesi dal disboscamento illegale, bracconaggio ed estrazione illegale di minerali. Spostandoci a Est, arriviamo inNigeria,dove l’avvocato ambientaleChima Williamsè riuscito a trascinare in tribunale, e a far condannare, lamultinazionale petrolifera Shellper i danni causati nel Paese – il principale produttore continentale di oro nero, e il tredicesimo a livello mondiale – in particolare nel delta del Niger. Un’area di circa 43.000 chilometri quadrati che rappresenta la più grande zona umida africana, abitata da 30 milioni di abitanti. Qui, ogni anno,240.000 barili di petrolio greggiofuoriescono da oleodotti e pozzi e si riversano nel delta,contaminando risorse idriche, raccolti, foreste e il settore ittico. Un altro premiato esempio di attivismo virtuoso è quello diMarjan Minnesma,che nei Paesi Bassi, ha dato vita a un’autentica rivoluzione. Facendo emettere unasentenzacontro il governo olandese, con la richiesta diadottare misure preventive contro il cambiamento climatico. Nel dicembre 2019, la Corte Suprema olandese ha stabilito che il governo, entro la fine del 2020, avrebbe dovutoridurre le emissioni di gas serra del 25%rispetto ai livelli del 1990. Con la decisione della Corte suprema, per la prima volta i cittadini sono riusciti a dichiarare il loro governoincapace diproteggerli dalla crisi climatica. Bisogna infatti ricordare che questo Stato, fortemente dipendente dai combustibili fossili, genera l’89% della sua energia grazie a carbone e dal gas naturale. Il Goldman Environmental Prize ha celebrato anche l’impegno del thailandeseNiwat Roykaew, per la sua strenuadifesa e tutela della preziosissimabiodiversità del Mekongda un mega-progetto cinese, che prevedeva ladistruzione di quasi 400 chilometri di arginiper far spazio a nuovi canali di navigazione per le imbarcazioni da carico cinesi. Quest’area umida rappresenta linfa vitale – nello specifico, acqua e cibo – per oltre 65 milioni di persone. Il progetto cinese, mirava a rendere il Mekong una sorta diCanale di Panama, un’autostrada liquida deputata alla navigazione industriale. Ultima tappa, l’Australia. Nella nazione più grande dell’Oceania, il 41enneJulien Vincentha spinto le 4 banche australiane più importanti a promettere lostop ai finanziamenti al carbone entro il 2030. In questo Stato, tra il 2019 e il 2020 oltre 24 milioni di ettari – tra cui ampie sezioni di foresta temperata – sono stati polverizzati dai mega-incendi, che hanno rilasciato nell’atmosfera800 milioni di tonnellate di CO2: superando il quantitativo di emissioni annue prodotte dall’intero continente.
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