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La prossima emergenza si chiamerà fame

 

Ogni anno i leader di tutto il Pianeta si vedono a Monaco di Baviera per laMunich Security Conference, un appuntamento quasi irrinunciabile per fare il punto sulla situazione internazionale. Nella riunione di quest’anno, tra i temi caldi, c’è stato quello delcibo e del rialzo dei prezzi delle materie prime agricole.“Se non interveniamo presto”, aveva detto il capo delWorld Food Programme, vedremo “carestia, destabilizzazione di alcuni Paesi, emigrazioni di massa”. Pochi giorni dopo queste parole, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russiaproiettava in guerradue dei maggioriproduttori mondiali di grano, fermando esportazioni, raccolti e semine non solo di Kyiv ma anche di Mosca. La globalizzazione ha intrecciato tutto. LaRussia, il cui territorio non è toccato dal conflitto, è per esempio un grande esportatore di alcuni tipi di fertilizzanti, ma deve importarne molti altri e i suoi agricoltori devono poter contare sui sementi che arrivano dall’estero. Altri grandi produttori di cereali, come l’India, devono fare i conti col riscaldamento globale che quest’anno sta generando unasiccità di vastissima portata,con solo il 13% del Paese che ha ricevuto la quantità di pioggia normalmente prevista tra marzo e aprile. L’impatto che percepiamo sui nostri portafogli è poca cosa se paragonato a quello di chi vive nei Paesi in via di sviluppo: se gran parte di noi può rinunciare a qualcosa per fare la spesa, in altri luoghi gran parte del denaroviene già utilizzato dalle famiglie per nutrirsi. Che fare? Nell’immediato bisognerebbesbloccare il grano fermo nel porto di Odessae provare convincere Mosca che affamare il mondo non è neanche nel suo interesse; rendere più fluidi i mercati, coordinare gli sforzi del Pianeta perché Paesi come la Libia ed Egitto, dipendenti per due terzi da Russia e Ucraina, non precipitino in unacarestia; rendere il mercato dei beni di prima necessitàimmune alle tensioni geopolitiche. Nel lungo termine la sfida è climatica, tecnologica, forse anche genetica. Ci sono sistemi basati su sensori che permettono di dare alle piante l’esatta quantità di acqua e nutrienti di cui hanno bisogno: i Paesi avanzati farebbero bene acondividere questo tipo di tecnologiee persino a finanziarne la fornitura ai grandi produttori agricoli del Pianeta perché l’insicurezza alimentare sia sconfitta. Ci sono varietà di cereali, spesso geneticamente modificate, che richiedono quantità di acqua, pesticidi e fertilizzanti sensibilmente inferiori: potrebbe valere la pena di provare avincere resistenzeideologiche, psicologiche, personali, se l’obiettivo è ridurre la fame nel mondo.

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